Ars Bellica

Dalla Preistoria alla Storia

La Terra e la Vita

  • 4,7 miliardi di anni fa   Inizia l'Eone precambriano, che viene suddiviso nei periodi Archeano (fino a 2,5 miliardi di anni fa) e Proterozoico (2,5-0,59 miliardi). La Terra si forma a partire da una nube di polvere cosmica - composta di materiale analogo a quello delle meteoriti contenenti principalmente ferro e nichel, e delle condriti contenenti carbonio ed elementi leggeri - che si è sempre più compressa a causa della propria gravità.
    Fra i 4,7 e i 3,8 miliardi di anni fa, il materiale costituente la Terra si stratifica in modo da costituire un denso nucleo ferroso e una parte esterna più leggera. Il calore prodotto dagli elementi radioattivi contenuti all'interno di questa massa fonde progressivamente il materiale circostante, dando luogo a un nucleo centrale (componenti principali; ferro e nichel), un mantello (silicio, magnesio, alluminio) e una crosta solida, circondata da un oceano e da un'atmosfera priva di ossigeno e ricca di azoto, metano e anidride carbonica. S'inizia l'evoluzione chimica: per effetto delle radiazioni solari e delle scariche elettriche nell'atmosfera si forma il «brodo» di composti organici primordiali che alimenterà le prime forme viventi. Progressivamente diminuisce l'anidride carbonica contenuta nell'atmosfera, che viene fissata sotto forma di composti organici.
    Verso la fine del periodo compaiono nell'oceano le prime forme viventi, capaci di riprodursi utilizzando i composti contenuti nell'oceano: inizialmente consumano il «brodo primordiale», poi competono fra loro per le sostanze organiche fondamentali. Si attuano l'«invenzione» degli acidi nucleici, la comparsa dei primi organismi dotati di cellula senza nucleo (Procarioti), e il primo tipo di tettonica a zolle, molto più piccole delle attuali (tettonica a microzolle).
  • 3,8 miliardi di anni fa   Risalgono a quest'epoca le prime rocce sedimentarie che testimoniano la presenza di terre emerse: la quantità di sedimenti aumenta progressivamente, in corrispondenza della graduale crescita dell'area delle terre emerse. Ha origine la fotosintesi; l'ossigeno prodotto dalle alghe dotate di fotosintesi inizia a entrare in soluzione nel mare.
  • 3,5 miliardi di anni fa   Hanno un'età di circa 3 miliardi e mezzo di anni le prime rocce aventi origine biologica: stromatoliti calcaree (sottoprodotto dei processi di fotosintesi, depositato da «tappeti» di alghe) e formazioni ferrose laminate, prodotte dalla reazione dell'ossigeno con il ferro ferroso sciolto nel mare. A questo periodo risalgono i primi microfossili.
  • 2 miliardi di anni fa   L'ossigeno - che ha saturato il mare e fatto precipitare il ferro contenuto nell'acqua - ora comincia ad accumularsi nell'atmosfera. Gli organismi viventi sono costretti ad adottare un metabolismo basato sull'ossigeno: invenzione di enzimi che proteggono le cellule dai radicali liberi. S'inizia la formazione dello scudo d'ozono.
    Fra i 2 miliardi e il miliardo di anni fa compare la cellula con nucleo (Eucarioti) e si fissa definitivamente il codice genetico; s'inizia la riproduzione sessuale, e le comunità degli organismi viventi diventano sempre più complesse e specializzate; compaiono i primi organismi pluricellulari. Nell'ultima parte del periodo ha inizio la grande glaciazione del Precambriano superiore, che si protrae per 300 milioni di anni e che ha tre massimi a 949, 770 e 620 milioni di anni fa.
  • 700 milioni di anni fa   Rapidamente si differenziano le piante e gli animali superiori in un oceano che, essendo relativamente «povero» di alcuni elementi, non permette una proliferazione delle forme viventi.
    La fauna di Ediacara presenta particolari simbiosi «a bilancio chiuso» fra animali e alghe. Per l'assenza di predatori, le forme viventi non hanno bisogno di scheletro.
  • 600 milioni di anni fa   L'oceano diventa improvvisamente più fertile, forse per l'apertura di correnti sottomarine che permettono la risalita dei sedimenti organici dal fondo. Ha inizio la proliferazione di forme viventi che contraddistingue la successiva epoca geologica; compaiono i primi predatori e i primi esoscheletri.
  • 590 milioni di anni fa   S'inizia l'Era paleozoica o primaria, che viene suddivisa in Cambriano (590-500 milioni di anni fa), Ordoviciano (500-440 milioni), Siluriano (440-410 milioni), Devoniano (410-360 milioni), Carbonifero (360-290 milioni), Permiano (290-250 milioni). Risalgono al Cambriano i fossili più antichi; la fauna (del tutto marina) è molto ricca, ed è rappresentata da quasi tutti i gruppi di invertebrati; particolarmente importanti spugne, trilobiti e brachiopodi. Poche piante acquatiche: sulla terraferma, muschi ed epatiche, e verso la fine del periodo le forme più primitive di piante vascolari.
    All'inizio del Cambriano, le principali masse di terra emersa sono ancora staccate fra loro, ma verso i 500 milioni di anni fa cominciano a unirsi, con formazione di grandi catene montuose (orogenesi caledoniana, 570-370 milioni di anni fa): la massa baltica (attuale Siberia) si unisce a quella nordamericana nell'emisfero settentrionale (formerà il supercontinente chiamato «Laurasia»), mentre Sudamerica, Antartide, Australia e India si uniscono in quello meridionale («Gondwana»).
  • 500 milioni di anni fa   Il periodo Ordoviciano. Nel mare grande sviluppo delle trilobiti; cominciano ad affermarsi i coralli, che sostituiscono le spugne come costruttori di barriere coralline, e i primi pesci, corazzati e privi di mandibole.
  • 440 milioni di anni fa   Il periodo Siluriano. Grande sviluppo hanno le forme predatrici: pesci con mandibole e cefalopodi (ammoniti).
  • 410 milioni di anni fa   Il periodo Devoniano. Compaiono i primi pesci ossei e i primi squali, predominano ammoniti e pesci a pinne lobate (sarcotterigi); gradualmente si estinguono le trilobiti. Sulla terraferma compaiono miriapodi e insetti, e alla fine del periodo i primi anfibi, che derivano dai pesci a pinne lobate.
    Ha termine l'orogenesi caledoniana, che ha creato catene montuose in una fascia che va dalla Groenlandia, all'Irlanda, alla Scozia, alla Norvegia e alla Lapponia. Le terre emerse sono concentrate nei due grandi supercontinenti della Laurasia e della Gondwana, separati dal mare della Tetide.
  • 360 milioni di anni fa   Il periodo Carbonifero, così chiamato dai grandi depositi di carboni fossili risalenti a questo periodo caratterizzato da un clima caldo e umido. Sulla terraferma è l'epoca degli anfibi e dei grandi insetti, con grande sviluppo anche di miriapodi, ragni e scorpioni; verso l'inizio del periodo compaiono i primi rettili, che presto si differenziano dando origine anche ai pelicosauri (gli antenati dei mammiferi). La flora è estremamente ricca e vigorosa: vi predominano felci ed equiseti, che giungono a dimensioni gigantesche, e compaiono le prime conifere. Nel mare hanno grande sviluppo squali, pesci a pinne lobate e cefalopodi.
    La Tetide invade il continente settentrionale e poi si ritira lasciando vaste lagune, in conseguenza dei movimenti orogenetici (orogenesi ercinica) che interessano Irlanda meridionale, Inghilterra meridionale, Massiccio Centrale francese, Vosgi, Selva Nera, Ardenne; nello stesso ciclo orogenetico si formano a est gli Urali e a ovest, nell'America Settentrionale, gli Appalachi.
  • 290 milioni di anni fa   Il periodo Permiano, che si differenzia dal Carbonifero per le numerose glaciazioni nell'emisfero meridionale e per il clima caldo e arido in quello settentrionale. Il mare si ritira e lascia dietro di sé grandi depositi evaporitici di gesso e salgemma. Il clima più arido, sfavorevole per gli anfibi, favorisce una rapida moltiplicazione e differenziazione dei rettili (che non devono deporre le uova nell'acqua). Dai pelicosauri si sviluppano i «rettili-mammifero», anello di congiunzione tra rettili e mammiferi.
    Nell'ambiente marino, fin dall'inizio del periodo c'è una drastica riduzione dei pesci a pinne lobate e dei pesci corazzati. Si sviluppa in questo periodo il moderno tipo di insetti a metamorfosi completa. Tuttavia, più che dalla comparsa di nuove forme, il Permiano è soprattutto caratterizzato dalla scomparsa di interi gruppi di invertebrati (tetracoralli, trilobiti). Anche sulla terraferma, il clima secco risulta sfavorevole per le specie predominanti nel Carbonifero. Si diffondono le conifere.
  • 250 milioni di anni fa   L'Era mesozoica o secondaria, che si divide in Triassico (250-210 milioni di anni), Giurassico (210-140 milioni), Cretacico (140-65 milioni); è detta l'«Era dei rettili». Nel Triassico, Laurasia e Gondwana si uniscono a formare il supercontinente di Pangea, e il periodo è caratterizzato da intensa attività eruttiva. Molto abbondanti gli organismi costruttori di scogliere e i foraminiferi; nei reperti fossili le ammoniti diventano sempre più frequenti. Compaiono rettili volanti (pterosauri) e nei mari si sviluppano gli ittiosauri. Sulla terraferma, pesci dipnoi (a doppia respirazione), anfibi di dimensioni gigantesche, rettili adattati a tutti gli ambienti. Dai rettili-mammifero si staccano i primi mammiferi: piccoli insettivori, simili a toporagni, che per 150 milioni di anni dovranno limitarsi a una posizione marginale, perché tutte le nicchie ecologiche sono occupate dai rettili. Ha inizio nel Triassico anche l'evoluzione dei dinosauri, che alla fine del periodo sono già divisi in ornitischi e saurischi.
  • 210 milioni di anni fa   Il periodo Giurassico, durante il quale si attuerà la scissione della Pangea con il distacco del Nordamerica e la formazione dell'oceano Atlantico. La ricca fauna di invertebrati marini ripete le forme del periodo precedente; si sviluppano le prime conifere simili alle attuali. Anche quest'epoca è dominata dai rettili: le famiglie di dinosauri crescono di numero e di dimensioni. Compaiono i primi uccelli Archaeopterix, rettile-uccello.
  • 140 milioni di anni fa   S'inizia il periodo Cretacico, caratterizzato dalla temperatura elevata e uniforme sull'intero pianeta e dall'assenza di ghiacciai e di calotte polari. Si formano in questo periodo le argilliti nere, ricche di materia organica, che oggi costituiscono importanti strati madre per il petrolio. Nella seconda parte del periodo, il mare invade vaste aree di terra e verso la fine del periodo si hanno movimenti orogenetici e una vasta attività eruttiva. All'inizio del periodo è ancora in corso la suddivisione del supercontinente, e il Nordamerica è saldato all'Europa del Nord, mentre l'America del Sud è saldata all'Africa; alla fine del periodo, Eurasia, Africa e Sudamerica sono nelle attuali posizioni, mentre il Nordamerica è ancora a nord-ovest dell'odierna posizione, e l'India deve ancora unirsi alla massa eurasiatica.
    Sulla terraferma si sviluppano le piante con fiori e predominano i grandi dinosauri. Alla fine del periodo, come già era successo alla fine del Permiano, si estinguono molte forme marine e terrestri: scompaiono molte specie di foraminiferi planctonici; scompaiono anche ammoniti e belemniti, cefalopodi marini predatori di grossa taglia (estinti in un periodo di 10 milioni di anni); scompaiono gli ittiosauri, i rettili volanti e i dinosauri. Sopravvivono altri rettili, come le tartarughe, le lucertole e i serpenti, e alcuni coccodrilli. Nel continente eurasiano-africano si sviluppano i mammiferi placentati, che sostituiscono quelli marsupiali.
  • 65 milioni di anni fa   L'Era cenozoica o terziaria: durante il suo svolgersi si affermano su larga scala i mammiferi. Viene divisa in Paleocene (65-55 milioni di anni), Eocene (55-37,5 milioni di anni), Oligocene (37,5-22,5 milioni di anni), Miocene (22,5-5 milioni di anni), Pliocene (5-1,8 milioni di anni).
    Durante l'Eocene, caratterizzato da clima caldo e trorpicale, compaiono i Primati, Proscimmie e Scimmie (o Antropoidei), anche in Europa. Durante l'Oligocene, in cui perdura il clima del periodo precedente, si innalzano le catene montuose del sistema Alpino-Himalaiano; in Africa compaiono forme più evolute di Primati del sottordine degli Antropoidei: Parapiteco, Propliopiteco, Egittopiteco.
    Nel Miocene un clima molto arido, subtropicale, interessa una fascia che dal Mediterraneo si sposta a nord sino all'altezza dell'attuale città di Vienna. Nel sottordine degli Antropoidei compaiono forme con caratteristiche ominoidee, i Driopitecidi euroasiatici, quelli africani, il Proconsul (forma arborea quadrupede che forse scendeva a terra senza appoggiarsi sulle nocche), il Ramapiteco indiano (un tempo erroneamente considerato un preominide), il Kenyapithecus africano (datato a 14 milioni di anni, simile allo scimpanzé).
    Durante il Pliocene, mentre il clima si fa più temperato (pur restando più caldo dell'attuale) continuano a vivere i ramapiteci, compaiono il Gigantopiteco e l'Oreopiteco (ritrovamenti di Monte Bamboli e Baccinello in Toscana); quest'ultimo viene assegnato da alcuni autori alla superfamiglia degli Ominoidei e, per le caratteristiche dei denti, viene considerato il rappresentante di una famiglia a parte.

3,7 milioni di anni fa: compare il Pre-Homo

  • Al periodo compreso fra i 3,7 e i 2,5 milioni di anni fa risalgono i più antichi reperti relativi a Ominidi. I primi resti ossei sicuramente attribuibili ad un nostro progenitore sono stati rinvenuti in Etiopia (regione di Afar): si tratta dei fossili di parte dello scheletro di un individuo di sesso femminile, a cui il paleoantropologo scopritore ha attribuito il nome di Lucy. Lucy apparterrebbe al tipo ominide dell'Australopithecus afarensis. Secondo la maggior parte dei paleoantropologi, dall'Australopithecus afarensis discenderebbero tutte le specie successive di australopiteci (l'Australopithecus africanus propriamente detto, l'Australopithecus robustus e l'Australopithecus boisei, i resti dei quali sono distribuiti in una fascia di territorio occidentale africano che va dall'Etiopia al Sudafrica) e quelle del genere Homo. Le caratteristiche scheletriche di Australopithecus afarensis rivelano che si trattava di un bipede permanente ma anche arrampicatore, alto poco più di 1 metro, con scheletro sostanzialmente simile a quello dell'uomo moderno (cranio escluso), capacità cranica di 400 ml, dentatura in parte di tipo arcaico e in parte di tipo umano; si estinse non prima di 2,8 milioni di anni fa.
    In Sudafrica (Sterkfontein, Taung, Makapangsgat), fra i 3 e i 2,5 milioni di anni fa è documentata un'altra forma di australopiteco, l'Australopithecus africanus.

2,5 milioni di anni fa: dall'Australopithecus all'Homo Habilis

  • In Africa il clima diviene più arido e meno temperato, e si espande la savana. La linea evolutiva degli australopiteci si specializza verso una dieta vegetariana, che comporta una potente muscolatura masticatoria. Compaiono gli australopiteci «robusti» (Australopithecus boisei in Africa orientale e Australopithecus robustus in Sudafrica), che si estingueranno poco più di 1 milione di anni fa.
    A queste variazioni ecologiche corrisponde anche l'origine, indubbiamente da antenati australopitecini, di una nuova linea evolutiva caratterizzata da un forte aumento del volume encefalico (circa 650 ml) e da una riduzione delle dimensioni di molari e premolari, oltre che dalle prime testimonianze della fabbricazione di manufatti litici: compare il genere Homo con la specie Homo habilis (2,5-1,5 milioni di anni fa). Fossili di questa specie sono stati raccolti in siti dell'Africa orientale e in Sudafrica.
    Si ritiene che l'Homo habilis sia stato l'artefice di schegge e strumenti su ciottolo a scheggiatura unifacciale appartenenti alla più antica industria litica umana senz'altro accertata, denominata Pebble culture (Olduvaiana), che segna l'inizio del Paleolitico inferiore.
    L'Homo habilis non era inoltre soltanto un raccoglitore vegetariano ma aveva imparato a uccidere gli animali e a cibarsi della loro carne.

1,8 milioni di anni fa: le glaciazioni

  • L'Era neozoica o quaternaria. Un tempo, in base al «calendario astronomico del Quaternario» di Milutin Milankovic (che fondava la cronologia delle glaciazioni su considerazioni astronomiche), a questo periodo veniva assegnata una durata di 600.000 anni.
    Una delle caratteristiche principali del Quaternario - anche se non rappresenta un evento unico nella storia della Terra - è la grande variabilità del clima, con il relativamente rapido alternarsi di periodi freddi (detti anche fasi anaglaciali, di espansione dei ghiacciai) e periodi caldi, interglaciali (o fasi cataglaciali, di riduzione): ciò che determina forti oscillazioni del livello medio dei mari, fenomeni di subsidenza provocati dal peso delle calotte glaciali e di sollevamento isostatico conseguenti al loro ritiro, nonché imponenti estinzioni e migrazioni di faune e flore verso le aree a clima di volta in volta più favorevole. Sono state individuate quattro glaciazioni maggiori, durante le quali almeno un terzo delle aree continentali viene coperto dalle coltri di ghiaccio; a queste glaciazioni sono stati dati i nomi dei luoghi in cui si sono rinvenute le morene frontali: Gunz, Mindel, Riss e Wurm. Si sono poi trovate tracce di glaciazioni precedenti, dette Biber e Donau, scarsamente conosciute. Con la fine (collocabile intorno ai 10.000 anni fa) della glaciazione wurmiana ha termine il Pleistocene, primo periodo del Quaternario, e s'inizia l'Olocene.

1,7 milioni di anni fa: l'Homo Erectus

  • Intorno a questo periodo l'Homo habilis evolve in Homo erectus. Nelle fasi iniziali, la distribuzione di questa specie è, per quanto oggi noto, esclusivamente africana, ma fra 1,5 e 1 milione di anni fa l'Homo erectus inizia a occupare le aree temperate calde dell'Asia e dell'Europa; la definizione cronologica della specie Homo erectus (intesa in senso estensivo) può essere compresa fra circa 1,7 milioni e 500.000-200.000 anni fa: in un arco di tempo così esteso e su di un'area geografica tanto vasta, si manifestano un'evoluzione e una sensibile differenziazione regionale, in ambito sia anatomico sia culturale. Di questa specie fanno dunque parte anche forme asiatiche, come i «pitecantropi» di Giava e i «sinantropi» cinesi (i cui resti sono stati scoperti presso il villaggio di Chou-k'ou-tien), che conoscevano l'uso del fuoco. In Europa l'Homo erectus giunge probabilmente più di 1 milione di anni fa. Inizialmente la sua presenza è documentata solo da manufatti, ma da almeno 600.000 anni fa, con la mandibola di Mauer (Heidelberg), comincia a esser nota una documentazione osteologica.
    L'Homo erectus continuatore della pebble culture trasformò i ciottoli a scheggiatura unifacciale (choppers) e bifacciale (chopping tools) in amigdale, che caratterizzano l'industria acheuleana (dal giacimento francese di Saint-Acheul, presso Amiens) del Paleolitico inferiore; alla stessa specie si deve anche la più antica industria su scheggia, denominata clactoniana. Resti di Homo erectus, artefice di una industria microlitica clactonoide in cui si trovano pure ciottoli scheggiati e alcuni piccoli bifacciali, sono presenti nel giacimento di Bilzingsleben (Germania), che si fa risalire al periodo interglaciale Mindel-Riss.
    L'evoluzione compie una tappa fondamentale. Con il trascorrere del tempo anche la struttura fisica dell'uomo si andò modificando così come il suo modo di vivere si fece più complesso.

730.000 anni fa

  • A 730.000 anni fa è stato datato il sito italiano di Isernia la Pineta, che ha restituito una ricca fauna e un'abbondante industria. Si tratta di uno dei siti europei più noti risalenti alla fase antica del Paleolitico inferiore.
    A circa 700.000 anni fa risale la colata lavica dell'Acqua Acetosa di Roma, al di sotto della quale, in una formazione fluvio-lacustre, sono state trovate in località Valchetta Cartoni due schegge di tipo clactoniano antico, che rivelano analogie con i manufatti rinvenuti in numerosi giacimenti lungo il versante Adriatico. Questa industria risulta notevolmente più antica di quella di Clacton-on-Sea (Essex, Gran Bretagna) che le dà il nome, la quale risalirebbe a 245.000 anni.

500.000 anni fa

  • I fossili umani datati fra 500.000 e 300.000 anni fa presentano, oltre a connotati ancora tipici di Homo erectus, anche una serie di caratteristiche che da quest'ultimo li differenziano (maggior volume endocranico, parietale espanso, frontale più ampio).
    Reperti di questo tipo sono da alcuni considerati forme evolute di Homo erectus, da altri forme arcaiche di Homo sapiens; v'è comunque generale consenso sul fatto che dall'Homo erectus si sia evoluto il sapiens arcaico. Quest'ultimo tipo umano è alquanto eterogeneo, e non facile da definire in modo preciso.

430.000 anni fa

  • Intorno a questa data si fanno risalire i bifacciali dell'Acheuleano medio trovati nel giacimento di Torre in Pietra presso Roma, i quali sarebbero più recenti dei pochi bifacciali dell'Acheuleano antico rinvenuti nello stesso sito, in evidente giacitura secondaria (attestata da segni lasciati su questi manufatti in seguito a crioturbazione e soliflussione o scorrimento del terreno).
    Nell'arco di tempo fra i 430.000 e i 350.000 anni inizia a manifestarsi la tecnica levalloisiana, caratterizzata dall'acquisita capacità da parte dell'Uomo di staccare schegge laminari di forma voluta. Dal clactoniano evoluto e dall'applicazione della tecnica levalloisiana, più perfezionata, hanno origine le industrie del cosiddetto Paleolitico medio, verso la fine della glaciazione rissiana, industrie che troviamo largamente diffuse in Europa, Asia e Africa; fra queste ha particolare importanza il Musteriano (dal giacimento di Le Moustier, in Dordogna), con le sue punte, raschiatoi e dischi, il quale durante l'ultima glaciazione si presenta con più facies o aspetti.
    In Europa, artefici delle industrie acheuleane e clactoniane evolutesi nel Musteriano sono i rappresentanti di Homo sapiens arcaico che, sin da almeno 400.000 anni fa, iniziano a manifestare una particolare morfologia scheletrica (soprattutto cranica) la quale annuncia l'Uomo di Neandertal, che da essi avrà origine. Queste popolazioni vengono quindi dette preneandertaliane (resti di Tautavel, Montmaurin e Biache in Francia, Atapuerca in Spagna, Steinheim in Germania, Petralona in Grecia, Castel di Guido e Altamura in Italia).

400.000 anni fa

  • A questa data approssimativa risalgono le più antiche tracce sicure di utilizzazione del fuoco con allestimento di focolari: Terra Amata a Nizza (Francia), Vértesszollos in Ungheria e Chou-k'ou-tien in Cina.

350.000 anni fa

  • Lo strato con resti vulcanici presente nel deposito Le Svolte di Popoli in Abruzzo denuncia questa età e ricopre una formazione con bifaciciali dell'Acheuleano evoluto, industria che continuerà, però, a durare molto a lungo; l'ultima documentazione di questo tipo di tecnica si trova nel Micocchiano (dal riparo sotto roccia di La Micoque, in Dordogna, Francia).

300.000 anni fa

  • A non meno di 300.000 anni fa risalirebbero i 750 resti umani - appartenenti ad almeno ventisei individui, uomini donne e bambini - rinvenuti in un crepaccio della Sierra di Atapuerca (Spagna).

130.000 anni fa

  • Industrie con strumenti su scheggia, con choppers e chopping tools, sono state rinvenute in varie località del Giappone e vengono datate nell'arco di tempo compreso fra i 130.0000 e i 70.000 anni fa, periodo durante il quale il Giappone è unito, in tempi diversi, al continente asiatico.

100.000 anni fa: l'Homo Sapiens

  • A partire approssimativamente da questa data e nei successivi 10.000 anni sono collocabili, in base a recenti datazioni, serie di fossili di Homo sapiens con caratteristiche anatomicamente moderne (fronte non sfuggente, presenza di mento osseo, denti di dimensioni ridotte, scheletro postcraniale relativamente gracile) provenienti da Skuhl e Qafzeh, in Israele. Sono indicati come Proto-Cro-Magnon, in quanto si ritiene che da queste genti abbiano avuto origine le popolazioni del Paleolitico superiore che popolarono l'Europa 40.000-35.000 anni fa (Uomini di Cro-Magnon). Molti scheletri di Skuhl e Qafzeh sono stati oggetto di pratiche di sepoltura intenzionale.

80.000 anni fa: l'Uomo di Neandertal

  • S'inizia l'ultima glaciazione (Wurm), e i gruppi umani europei hanno ormai acquisito la morfologia neandertaliana classica.
    L'Uomo di Neandertal - che prende nome da una valle situata non lontano da Dusseldorf, ove nel 1856 furono rinvenuti per la prima volta resti di questo tipo - é oggi considerato come una forma tardiva (Homo sapiens neanderthalensis) di Homo sapiens arcaico. Fra le sue caratteristiche più evidenti è il particolare aspetto rigonfio del mascellare (detto «in estensione»); il volume endocranico è in alcuni individui superiore alla media dell'uomo attuale (1350 ml). Dotato di uno psichismo superiore a quello dell'Homo erectus, l'Uomo di Neandertal ha lasciato tracce di manifestazioni che rientrano nella sfera spirituale, testimoniate dal seppellimento del defunto con corredo funebre costituito da cibo e utensili.
    Generalmente si tende a considerare come termine ultimo della sopravvivenza in Europa dell'Uomo di Neandertal la data di 35.000-33.000 anni fa.

40.000 anni fa: compare l'Homo Sapiens Sapiens

  • Intorno a questo periodo si fanno le prime documentazioni dell'Uomo moderno europeo del Paleolitico superiore (Homo sapiens sapiens), l'Uomo di Cro-Magnon. Il nome deriva dalla località della Dordogna ove nel 1868 furono trovati i resti di cinque scheletri, insieme con industria aurignaciana (vedi oltre); questo tipo è presente anche in Italia (per esempio ai Balzi Rossi, presso Ventimiglia) e ampiamente diffuso in Europa.
    Molto varie e numerose sono le teorie sul luogo e sul tempo dell'origine dell'Uomo del Paleolitico superiore nei vari continenti. Due sono le ipotesi principali: quella della continuità locale (secondo cui le popolazioni moderne si sarebbero evolute in ogni territorio da popolazioni arcaiche già presenti sul posto) e quella della sostituzione rapida (secondo cui l'uomo moderno sarebbe comparso in un territorio e avrebbe occupato tutti gli altri a seguito di ondate migratorie sostituendo le popolazioni locali arcaiche). Quest'uomo presenta un elevato grado di psichismo rispetto all'Homo sapiens arcaico, per cui giustamente il Paleolitico superiore è stato considerato come l'alba dell'umanità attuale: compaiono infatti più culture, caratterizzate da molteplicità di strumenti; sono ampiamente documentati culti e riti; largo sviluppo hanno le manifestazioni artistiche sotto forma di scultura, di pittura, di graffito; va inoltre tenuto presente anche il dinamismo di diffusione che ha portato quest'uomo a occupare l'America e l'Australia.
    Per quanto concerne le culture, ricorderemo, nell'Europa occidentale, l'aurignaciana, la gravettiana, la solutreana, la magdaleniana; molte altre sono distribuite in varie parti del mondo, dove acquisiscono nomi locali. Di tutte queste culture principali, sono ancora molto discusse l'evoluzione e il luogo di origine.
    La lavorazione della pietra registra in questo periodo un netto sviluppo sia delle tecniche impiegate (tecniche di produzione delle lame e di scheggiatura a pressione) sia della varietà degli utensili (grattatoi, lame, bulini, punte a foglia di lauro e di salice, punte peduncolate). Manufatti di forma complessa vengono ricavati dalle ossa, dai palchi e dai denti (avorio) degli animali mediante operazioni combinate di spaccatura, tagliatura, molatura e levigatura. Con questi materiali vengono costruiti arpioni, punte da getto e i primi aghi con cruna. Verso la fine del Paleolitico superiore l'attrezzatura dei cacciatori viene fortemente potenziata dall'invenzione delle lance con propulsore e dell'arco. Gli uomini continuano ad abitare in ripari sotto roccia e in caverne, e bruciano grassi d'animale in lucerne di pietra; non mancano però i primi esempi di capanne e tende fatte con pelli d'animali. Pure di questo periodo sono le prime zattere e le canoe ricavate da tronchi scavati con il fuoco.
    Un giacimento con resti umani nei pressi di Mungo (New South Wales, Australia) è stato datato a 26.000 anni fa, un altro a 40.000. Nel Nord come nel Sud di quel continente esistono incisioni rupestri che in parte ricordano lo stile di quelle europee del Paleolitico superiore, eseguite nel periodo di tempo compreso fra i 20.000 e i 15.000 anni or sono.

38.000 anni fa

  • Nella grotta Niah (Sarawak) il deposito conteneva resti dell'età del ferro, dell'età del bronzo e quindi industrie del Paleolitico superiore sviluppatesi fra i 30.000 e i 18.000 anni fa. A 2,5 metri di profondità è stato rinvenuto un cranio di Homo sapiens datato a 38.000 anni fa.

35.000 anni fa: la cultura chatelperroniana

  • La cultura chatelperroniana, che prende nome da Chatelperron (località francese, nell'Allier), avrebbe avuto inizio intorno a questa data e una durata di due-tre millenni. Questa cultura è stata prodotta dagli ultimi uomini di Neandertal che, per alcuni secoli, sono stati contemporanei dei primi uomini di Cro-Magnon giunti in Europa. Allo Chatelperroniano corrisponde cronologicamente l'Uluzziano (dalla baia di Uluzzo, in Paglia) in Italia. Caratteristico di questa cultura è il coltello a dorso ricurvo, che nell'Uluzziano acquista la forma di semiluna.

34.000 anni fa: la cultura aurignaciana

  • Dopo un periodo arcaico, anteriore a questa data (alcuni giacimenti orientali sono stati datati 42.000 anni), s'inizia il periodo medio della cultura aurignaciana, così detta dal giacimento scoperto nel 1860 presso Aurignac, nell'Haute-Garonne.
    In Francia, la cultura aurignaciana è caratterizzata da lame ritoccate, da lame con strozzatura, da lamelle Dufour, da bulini, da grattatoi a ritocco lamellare carenati o a muso; nella industria ossea sono presenti punteruoli, bastoni forati e le tipiche punte a base spaccata.
    Nell'ambito di questa cultura sono state distinte, sempre in Francia, cinque fasi: la prima presenta le caratteristiche di cui sopra; nella seconda compaiono punte a losanga con base non spaccata e il bulino busqué; nell'Aurignaciano III si hanno ancora punte a losanghe ma a sezione ellittica larga; nel IV le punte d'osso sono biconiche a sezione circolare; infine l'Aurignaciano V comprende zagaglie con base a taglio obliquo.
    In Italia, l'Aurignaciano è presente nelle grotte dei Balzi Rossi (Ventimiglia) e in Veneto; in stazioni di superficie in Toscana; nelle grotte del Circeo, dove l'industria acquista una fisionomia particolare dovuta all'utilizzazione, quale materia prima, di piccoli ciottoli (per cui è stata denominata industria circeiana); lungo il versante adriatico in stazioni di superficie sulla Maiella, nella grotta Salomone a Civitella del Tronto e nella grotta del Sandalo, presso Pola, in Istria.
    Con l'Aurignaciano compaiono le prime manifestazioni artistiche, consistenti in incisioni di difficile interpretazione e in figure di animali schematizzati. le sepolture rivelano il culto dei defunti, che venivano inumati con ricco corredo funebre; l'artefice di questa industria in Europa è l'Uomo di Cro-Magnon.
    L'Aurignaciano ha avuto una lunga durata: al periodo medio fa seguito, intorno ai 27.000 anni fa, un periodo tardivo, la cui fine si può far risalire ai 20.000-19.000 anni da oggi. Oltre che nell'Europa occidentale, giacimenti aurignaciani si trovano lungo il corso del Danubio fino al Don; nel Vicino Oriente l'Aurignaciano è presente con una particolare industria detta anteliana (dalla grotta di Antelias, nel Libano), datata intorno ai 25.000 anni fa.

30.000 anni fa

  • In Africa, a questa data risalirebbero le più antiche industrie litiche del Paleolitico superiore rinvenute in Cirenaica, le quali constano di lame a dorso, bulini, grattatoi. L'industria halfana si è sviluppata nel territorio di Kom Ombo, in Egitto, fra i 17.000 e i 16.000 anni fa, quella silsiliana fra i 15.000 e i 14.000 anni, la sebekiana tra i 14.000 e i 13.000 anni, la sebiliana e la menchiana tra i 13.000 e i 12.000 anni.
    In Angola si ha una datazione di 14.500 anni fa per l'industria della fase finale della cultura lupenbiana, che si è sviluppata nel territorio occupato dalle foreste del Congo e dell'Angola. Nessuna datazione si possiede per le industrie tipologicamente riferibili al Paleolitico superiore (stillbayano e pieterburgiano) presenti nella parte meridionale del continente africano.
    Industrie del Paleolitico superiore caratterizzate da macro-strumenti rinvenuti in Giappone sono state datate nel periodo compreso fra i 30.000 e i 20.000 anni da oggi; altri giacimenti contenenti industrie microlitiche si fanno risalire a 12.000 anni fa.

28.000 anni fa: il Gravettiano

  • Intorno a questa data si fa risalire l'inizio del Gravettiano (dalla stazione di La Gravette di Byac, in Dordogna), che ha una durata approssimativa di 7000-8000 anni e una diffusione particolare in Italia. Strumento tipico di questa cultura è la punta a dorso, spesso ottenuta con ritocco bifacciale; presenti in buon numero i bulini su troncatura ritoccata; nell'ambito della evoluzione dell'industria gravettiana compaiono poi altri strumenti quali le punte peduncolate di La Font Robert, le lame con margine abbattuto e troncatura ritoccata su una o due estremità, e i piccoli bulini di Noailles, spesso multipli, su troncatura con ritocchi formati da minuscole intaccature. Nel giacimento del Périgord si nota la sequenza: Gravettiano, orizzonte con punte di La Font Robert, orizzonte con lame a troncatura, orizzonte con bulini di Noailles. In alcuni giacimenti italiani la successione stratigrafica e le datazioni ottenute con il radiocarbonio (Carbonio 14) dimostrano che l'orizzonte con bulini di Noailles è più antico di quello con lame a troncatura, e la fine dell'evoluzione del Gravettiano è caratterizzata da un orizzonte con lamelle e punte a dorso angolare, che nella grotta Paglicci in Paglia è stato datato a 20.000 anni fa. Il Gravettiano è inoltre presente in Belgio, e in Spagna; nell'Europa orientale e in Russia si presenta con industrie particolari, per cui viene anche chiamato Pavloviano (dalla grotta di Pavlov, in Moravia).
    Nel Gravettiano hanno largo sviluppo le manifestazioni artistiche presenti sulle pareti delle grotte o su oggetti mobili (arte mobiliare), ottenute mediante pittura, graffito e scultura. Le statuette a tutto tondo note come veneri vengono definite aurignaco-perigordiane perché, essendo state contemporanee per lungo tempo la cultura aurignaciana e quella perigordiana, riesce difficile assegnarle all'una o all'altra. Mentre in Francia e in altre parti dell'Europa al Gravettiano fanno seguito le culture solutreana e magdaleniana, in Italia si assiste a una lenta evoluzione di aspetti derivanti dal Gravettiano, alcuni mal definibili, che sono stati riuniti nell'Epigravettiano.

26.000 anni fa

  • Nella Nuova Guinea sono stati individuati giacimenti con industrie litiche che, in base alle datazioni ottenute con il metodo del radiocarbonio, sono state fatte risalire a circa 26.000 anni fa.

25.000 anni fa

  • Alcune datazioni proverebbero l'arrivo dell'Uomo in America intorno a 48.000 anni fa, ma le più antiche datazioni ottenute con il metodo del radiocarbonio non oltrepassano i 25.000 anni del deposito con resti umani e manufatti rinvenuto a Yuha, in California. A 13.000 anni fa risalgono i resti umani rinvenuti a Marmes Rock Shelter, nei pressi di Washington. Nel Perù, stazioni all'aperto e all'interno di grotte nella provincia di Ayacucho contengono testimonianze di culture che si sono succedute nella zona, senza soluzione di continuità, nel periodo compreso fra i 22.000 e i 3500 anni fa. È possibile che nell'arco di tempo 22.000-12.000 anni fa si siano sviluppate le tre culture paleolitiche che per ora conosciamo, tutte trovate nel territorio del Nuovo Messico e dovute a cacciatori (la fauna associata comprendeva il mammuth, il bisonte, il mastodonte): quella di Sandia, quella contemporanea di Clovis e quella di Folsom. I resti della cultura di Sandia consistono in punte bifacciali non scanalate, con codolo e con singolo intacco da un lato; queste punte, insieme con lame e grattatoi, erano stratificate sotto analoghi reperti della cultura di Folsom. Le punte della cultura di Clovis sono lanceolate, hanno base lievemente concava e scanalatura longitudinale su ciascuna faccia. Anche nel giacimento di Clovis l'orizzonte superiore conteneva resti della cultura di Folsom, caratterizzata da punte con o senza scanalatura, da coltelli a ritocco bifacciale che ricordano la foglia di lauro solutreana, da grattatoi con becco laterale, da raschiatoi e da vari bulini e oggetti d'osso, fra i quali tre dischi con incisioni lungo la circonferenza. Il giacimento più importante, di Lindenmeier, è stato datato a 10.500 anni fa. Sono della stessa epoca o di poco più recenti i manufatti rinvenuti nelle grotte Palli Aike e Fell in Patagonia.

18.500 anni fa: l'Epigravettiano

  • Questa è la data più antica oggi nota per l'Epigravettiano italiano, ottenuta con il Carbonio 14 da carboni prelevati nel livello 34 della grotta del Romito in Calabria. Altre datazioni: 13.500 anni fa per l'industria del riparo Tagliente nel Veneto, 12.000 per la parte inferiore del deposito nella grotta di Praia a Mare, in Calabria; esse si riferiscono alla fase media dell'Epigravettiano (che, in base alle caratteristiche e alle associazioni percentuali degli strumenti, è stato distinto in antico, medio e recente). Le industrie dell'epigravettiano si trovano diffuse dalle Alpi alla Calabria e anche in Sicilia sia in grotte che in stazioni all'aperto; alcuni complessi sono così ben definiti da assurgere al rango di culture, come la bertoniana e la romanelliana. In una sepoltura alle Arene Candide, in Liguria, l'inumato è munito di cuffia fatta con conchiglie e di bastoni di osso forati; questa e varie altre sepolture scoperte in Italia contengono scheletri di aspetto cromagnonoide.
    Verso la fine dell'Epigravettiano si notano in alcune stazioni profonde modificazioni nella tipologia e nel tipo di economia, che segnano secondo alcuni studiosi l'inizio del Mesolitico; per altri invece i giacimenti con queste caratteristiche rientrano nell'Epipaleolitico.

18.000 anni fa: il Solutreano

  • In questo millennio si è affermata nell'Europa occidentale (ma non in Italia) la cultura solutreana, la quale prende il nome dalla località francese di Solutré, nel circondario di Macon (Saone-et-Loire). L'industria litica di questa cultura è caratterizzata dalla tecnica di lavorazione a ritocchi sottili, invadenti e paralleli che si estendono su una o entrambe le facce dello strumento. Nel Solutreano sono state distinte tre fasi, in ognuna delle quali insieme con tipi nuovi persistono quelli delle fasi precedenti. Nel Solutreano antico si hanno punte a profilo non simmetrico e il ritocco invade una sola faccia e piccole superfici di quella opposta, nel medio il ritocco diviene bifacciale con le tipiche punte a foglia di lauro; nella fase finale si hanno le foglie di salice, le punte con peduncolo laterale e quelle con peduncolo e alette; nell'industria ossea compare l'ago con la cruna; insieme con questi strumenti si accompagnano in tutte e tre le fasi grattatoi e bulini. Giacimenti solutreani tipici sono presenti in Francia e nella Spagna; punte a faccia piana si trovano in alcuni giacimenti russi e nella cultura ungherese szeletiana. Ad artisti del Solutreano si debbono alcuni pregevoli bassorilievi scolpiti su roccia a Roc-de-Sers, al Fourneau-du-Diable, a Bourdeilles. Il Solutreano ha avuto una durata di circa 3000 anni.

17.000 anni fa: il Magdaleniano

  • Intorno a questo periodo si fa risalire l'inizio del Magdaleniano, cultura che prende il nome dal riparo sotto roccia di La Madeleine, in Dordogna. Nell'ambito di questa cultura, assente in Italia (ove si sviluppa l'Epigravettiano), sono state distinte sei fasi. Strumenti tipici del Magdaleniano I sono piccole schegge a ritocco molto erto, i punteruoli su scheggia a più puntine, detti anche punteruoli multipli a stella, punte di zagaglia in osso alcune con taglio obliquo, spesso ornato con tratti a spina di pesce, aghi con cruna, bastoni forati. Nel Magdaleniano II si hanno lamelle a dorso spesso denticolato, triangoli scaleni, punte di zagaglia di corno cervino biconiche o a taglio obliquo poco nette. Nel Magdaleniano III oltre alle lamelle a dorso, ai triangoli, ai raschiatoi, tipiche sono le punte di zagaglia corte con la base a lungo taglio obliquo e punte lunghe con scanalature e bacchette semicircolari, spesso decorate. Nel Magdaleniano IV compaiono arpioni con denti appena accennati, le zagaglie hanno base semplice a taglio obliquo o piramidale e sono presenti i propulsori. Nel Magdaleniano V si hanno arpioni a una sola fila di denti, zagaglie con base a taglio obliquo o quadrangolare o a doppio taglio obliquo. Il Magdaleniano VI è caratterizzato da arpioni a doppia fila di denti arrotondati oppure angolosi e nella industria litica è presente il bulino a becco di pappagallo; scadenti divengono le manifestazioni artistiche a differenza di quelle delle fasi precedenti. L'arte magdaleniana è rappresentata da pregevoli raffigurazioni eseguite mediante pitture sulle pareti delle grotte, quali quelle di Lascaux, Font-de-Gaume, Altamira, ecc., con la tecnica a incisione nelle grotte, oppure su oggetti mobili, quali gli arpioni, le zagaglie, i bastoni di comando, i propulsori, eccetera. Il Magdaleniano VI segna praticamente il passaggio alla cultura postglaciale aziliana.

16.000 anni fa: la cultura bertoniana

  • La cultura bertoniana prende il nome dalla località di Montebello di Bertona, in Abruzzo, ed è ampiamente documentata specialmente nelle grotte del Fucino. Essa si è sviluppata nel periodo compreso fra 16.000 e 10.500 anni fa da parte di popolazioni di tipo cromagnonoide. L'industria litica formata da grandi strumenti è di tradizione gravettiana, pochi oggetti su pietra e su osso presentano decorazioni di tipo geometrico. Lo studio sedimentologico e quello faunistico hanno permesso di accertare che i cacciatori del bertoniano avevano un sistema di vita nomade stagionale nell'ambito di un paesaggio geografico ben definito quale quello montuoso dell'Abruzzo interno, raggiungendo gli altipiani durante la buona stagione, mentre svernavano nelle grotte a valle esposte a sud. Intorno a 13.000 anni fa, per mutate condizioni climatiche, comincerà a diradarsi la grossa selvaggina e i bertoniani saranno costretti a cibarsi con micromammiferi, lepri, uccelli, serpenti, pesci avviandosi così a un sistema di vita pressoché sedentario pur rimanendo sempre dei cacciatori.

12.000 anni fa: la cultura romanelliana

  • Questa data corrisponde al pieno sviluppo della cultura romanelliana, che prende il nome dalla grotta Romanelli di Otranto. L'industria consta di grattatoi erti, grattatoi su estremità di lama, grattatoi subcircolari o circolari erti di minute dimensioni, lame con troncature, punte, punte doppie, punte a dorso ricurvo, bulini semplici, poliedrici, nuclei bulini, punte e lame a dorso abbattuto, semilune, triangoli, microbulini. Nelle fasi più recenti si accentua il microlitismo e compaiono frammenti a forma di semilune, di pectunculus; presenti punteruoli, zagaglie bacchette, tubi per colore, ecc. in osso. Alla fase protoromanelliana presente a Paglicci (tagli 7-4) e a Focone segue la fase romanelliana propriamente detta, verso la fine della quale, intorno a 10.500 anni fa, alcuni gruppi viventi in prossimità del mare faranno le prime esperienze della raccolta dei molluschi, attività economica che diverrà dominante presso altre comunità di epoca ancora più recente e appartenenti già al Mesolitico. Le genti romanelliane decorano le pareti delle grotte e oggetti di osso e di pietra con raffigurazioni di stile naturalistico, seminaturalistico e geometrico. Il Romanelliano ha avuto una larga diffusione in Puglia dove è persistito sino all'arrivo degli agricoltori del Neolitico. Esistono però testimonianze di come alcuni gruppi, causa avverse condizioni climatiche intorno a 13.000-12.000 anni fa, abbiano abbandonato la Puglia, alla ricerca di sedi migliori, e le tracce dei loro spostamenti sono state finora individuate in Calabria, in Campania, nel Lazio, in Umbria, in Toscana e in Liguria.

10.500 anni fa: il Neolitico

  • In quest'epoca inizia il rivoluzionario Neolitico: abbandonando l'uso esclusivo della pietra scheggiata, l'uomo passò a utilizzare strumenti in pietra levigata enormemente più funzionali e tali da assicurare un rilevante progresso tecnico in ogni attività; cominciò a utilizzare l'argilla per produrre stoviglie e vasellame; ma soprattutto da raccoglitore-cacciatore divenne produttore.
    L'aspetto più significativo della rivoluzione del Neolitico risiede proprio nella nascita dell'agricoltura. Non fu facile per l'uomo trasformarsi da raccoglitore-cacciatore nomade in agricoltore: si trattava infatti non solo di apprendere una serie di regole e di tecniche complesse di lavoro, ma di mutare totalmente consuetudini e modi di vita rimasti eguali per migliaia di anni. L'agricoltura (così come l'allevamento, prima alternativo e in seguito complementare rispetto all'attività agricola) obbligava per esempio alla sedentarietà.
    La stanzialità ebbe come effetto la nascita dei primi villaggi con strutture abitative fisse e obbligò gli uomini a sviluppare il senso della socialità: per soddisfare le esigenze della comunità di villaggio si arrivò a una precisa divisione dei ruoli e dei lavori fra gli individui. Nel villaggio le funzioni di maggior impegno e importanza davano prestigio e autorità a chi le assolveva: nacque così una gerarchia all'interno della comunità e gli individui più autorevoli acquisirono il diritto di dirigere e governare gli altri. La comunicazione orale ed il linguaggio si adeguarono alla nuova società, divenendo più complessi e articolati.
    Lo sviluppo economico portò i villaggi ad ingrandirsi e ad accogliere nuovi abitanti, mentre le attività lavorative si diversificavano e nascevano forme sempre più complesse di economia di scambio fra villaggio e villaggio. L'accresciuta suddivisione del lavoro e il moltiplicarsi delle iniziative economiche determinò la nascita di una forma primitiva di divisione in classi: la presenza di famiglie più o meno potenti, di ricchi e di poveri, di sudditi e di governanti fu, insieme con la crescita della popolazione, la caratteristica del passaggio dal villaggio alla città.
    Si dà il nome di Mesolitico alla fase di transizione dal Paleolitico (epoca della pietra antica) allo stadio Neolitico (epoca della pietra nuova).
    Il Mesolitico è caratterizzato da un enorme numero di culture specializzate che rappresentano la risposta data da vari gruppi umani alle modificazioni climatico-ambientali verificatesi con la fine della glaciazione wurmiana, le quali non hanno avuto dovunque le stesse caratteristiche, le stesse intensità; di conseguenza non presso tutte le comunità ebbe fine il mondo culturale paleolitico e si vennero formando gli elementi di ordine culturale e socio-economico che portarono all'affermazione del mondo degli agricoltori neolitici. Il Mesolitico non ha dunque un valore cronologico e la prova più evidente è data dalla cultura di Ertebolle in Danimarca, dovuta a popolazioni che ancora 4000 anni fa avevano un'economia basata sulla raccolta dei molluschi marini, integrata con i prodotti della caccia. Considerando ancora valida la tesi che nel territorio della Mezzaluna fertile (gli storici con questa espressione sono soliti indicare la zona dalla configurazione semicircolare che unisce parte dell'Egitto, la costa siro-palestinese alla Turchia, taglia la vallata del Tigri e Eufrate e si estende dal Mar Caspio al Golfo Persico attraverso i territori dell'Iraq e dell'Iran) alcuni gruppi umani abbiano iniziato a addomesticare gli animali e coltivare i cereali, prendiamo come inizio di questa nuova attività la data di 10.500 anni fa, corrispondente a un livello nel deposito della grotta Shanidar (Iraq), il quale ha restituito macine, macinelli e altri oggetti che lasciano intravedere l'esistenza di un tipo embrionale di agricoltura con coltivazione dei cereali; allo stesso periodo si riferisce la cultura natufiana (dal wadi an-Natuf, in Palestina), formata da elementi di tradizione paleolitico-superiore insieme con nuovi elementi, quali i vasi di pietra, le macine, i falcetti di selce con manico di osso, le zappette, i picconi, vari tipi di microliti, e nell'industria su osso, arpioni, ami e punteruoli. A Ras Shamra in Siria, a Hacilar in Turchia, a Gerico e Nahal Oren in Palestina sono stati scoperti centri abitati, alcuni dei quali muniti di fortificazioni, di silos per la conservazione del grano, di forni per il pane; nella parte inferiore del deposito di questi abitati non compaiono oggetti di terracotta, per cui questa prima fase viene definita Neolitico preceramico.
    Fra te altre culture del Mesolitico ricorderemo qui l'Aziliano, il Sauveterriano e il Tardenoisiano dell'Europa occidentale, il Maglemosiano dell'Europa settentrionale, il Capsiano e l'Ibero-maurusiano dell'Africa settentrionale.
    Il Neolitico, pur prendendo il nome dall'introduzione della levigatura come nuova tecnica di lavorazione della pietra, è in realtà contraddistinto dalla nascita della civiltà agricola e dalla sua successiva diffusione. Controversa è tuttora la questione del rapporto fra agricoltura del Vicino Oriente e quella delle altre aree del Vecchio Mondo di più antico sviluppo (in Cina essa risale a 8000 anni fa). Incerta è anche l'origine dell'agricoltura nel continente americano - più o meno contemporanea a quella del Vecchio Mondo - , ignorandosi se essa sia stata introdotta dal Nord, dal Pacifico o se, invece, essa non sia sorta spontaneamente.

9.800 anni fa: le prime città

  • Le prime città sorsero nell'area anatolico-meridionale in cui si erano manifestate le prime forme di agricoltura, e presumibilmente si presentavano come un semplice agglomerato di case di abitazione, di magazzini e di poche botteghe artigiane; soltanto in seguito sorsero altri edifici di interesse collettivo, come i templi e i palazzi pubblici.
    Nei pressi di Gerico, in Palestina, è stato scavato un tell (colle) alto 21 metri che ha messo in luce un livello basale con industria natufiana datato appunto 9800 anni fa, il quale conteneva macine e falcetti per la raccolta e triturazione di graminacee. Il livello successivo datato a 8850 anni era formato da case a pianta rotonda o ovale fatte in mattoni crudi, parzialmente scavate nel terreno e rivestite da intonaco; questo villaggio era protetto da un fossato e da torri una delle quali alta 8 metri; l'industria litica è ancora di tipo natufiano ed è evidente l'inizio dell'agricoltura, mentre non si hanno prove di un addomesticamento degli animali. Il livello successivo comprende resti di un abitato con case fatte con mattoni crudi cementati con argilla, di forma rettangolare; le pareti e il suolo erano in alcune case dipinti in rosso, o in beige; i focolari erano all'esterno e il villaggio era difeso da una muraglia a grossi blocchi.
    L'industria litica consta di cuspidi di freccia, perforatori, elementi di falcetto e grattatoi e di un gran numero di macine e di mortai; i resti ossei attestano l'addomesticamento della capra e del cane e una forte attività di caccia alla gazzella. Presenti inoltre figure femminili e animali in argilla cruda, qualche statua di argilla di grandi dimensioni, crani umani dipinti in rosso sui quali è stato sopra modellato il volto con gesso e gli occhi sostituiti con conchiglie (ciprea). Questo livello è stato datato a 8250-7850 anni fa. Lo strato IX ha restituito ceramica dipinta e quello VIII ceramica incisa. Gli strati superiori rientrano nell'età del bronzo che avrebbe avuto inizio intorno a 5000 anni fa.
    L'organizzazione del lavoro nelle città significò da un lato specializzazione e dall'altro incremento delle possibilità di progresso tecnico. Un effetto di tale progresso fu la scoperta delle possibilità d'uso e dei sistemi di lavorazione dei metalli. L'età della pietra si chiudeva e si apriva una nuova epoca che immetteva ormai nel mondo moderno.

9.000 anni fa

  • S'inizia in Giappone la diffusione della cultura ceramica detta jomon (decorazione con corde), così chiamata dai motivi che la caratterizzano.

8.000 anni fa: la ceramica

  • Intorno a questa epoca viene introdotta nell'area della Mezzaluna fertile la ceramica, che sin dall'inizio si presenta in una molteplicità di forme vascolari e di tipi di decorazione. Dal Medio Oriente la nuova tecnica della ceramica si diffonde in Europa via mare e via terra tramite correnti culturali, le più importanti delle quali sono quella della ceramica impressa e quella della ceramica dipinta, che interessano il bacino mediterraneo, e quella della Linearbandkeramik, che interessa il bacino danubiano. Mentre queste correnti testimoniano dell'esistenza in Europa di più culture ancora molto primitive, nel prossimo Oriente, invece, si hanno già vere e proprie città, come abbiamo visto per Gerico.
    Il processo di neoliticizzazione in Europa ebbe luogo lentamente e, come è ovvio, non simultaneamente in tutte le parti del continente, dando vita a culture per molte delle quali è stato possibile cogliere diversi aspetti e diverse fasi di sviluppo. Ricorderemo, la cultura di Starcevo-Koros presente in Iugoslavia, Bulgaria, Ungheria, Ucraina, nell'ambito della quale si distinguono aspetti regionali. Essa è caratterizzata da ceramiche decorate con impressioni, oppure dipinte con motivi a spirale o con la decorazione à barbotine (colate di argilla applicata molto liquida); frequenti le statuette femminili di terracotta; nell'armamentario compaiono piccole accette e palle da fionda. Da questa cultura, secondo alcuni studiosi, ha avuto origine quel complesso di aspetti dell'Europa centrale denominato Danubiano, nel quale distinguiamo tre fasi. Nel Danubiano I la ceramica è decorata con motivi a spirale o a nastro lineare (Linearbandkeramik): questo aspetto si estende sino al Belgio dove prende il nome di Omaliano; la seconda fase, o Danubiano II, è caratterizzata da ceramica decorata con impressioni mediante punzone e le forme e le decorazioni permettono di riconoscere diversi aspetti quali quelli di Roessen, di Hinkelstein, di Tisza e di Lengyel; il Danubiano III comprende le culture calcolitiche, fra le quali si ricordano i gruppi di Bodrogkeresztur e Jordanov, mentre la transizione all'età del bronzo che si fa risalire a 4000 anni fa è manifesta nella cultura di Baden.
    Un'altra importante corrente culturale interessa oltre alle coste europee del Mediterraneo (Italia peninsulare, Malta, Sicilia, Adriatico, penisola iberica) anche le coste dell'Africa settentrionale; essa è caratterizzata dalla ceramica impressa, che deve il nome al tipo di decorazione, ottenuta sulla pasta fresca dei recipienti con le dita, con punzoni o specialmente col margine della conchiglia Cardium (ceramica cardiale). Nell'Europa occidentale ricordiamo ancora la corrente culturale della ceramica dipinta, che in Italia si distingue negli aspetti di Masseria Passo di Corvo, di Capri, di Ripoli, di Serra d'Alto; la cultura di Diana a Lipari, caratterizzata da ceramica di colore rosso corallino; la cultura almeriana della penisola iberica, che si prolunga anche nello stadio dei metalli ed è caratterizzata da vasi inornati a fondo tondo, e il gruppo Cortaillod-Chassey-Lagozza (Neolitico occidentale), che con diversi aspetti locali e fasi si ritrova nel territorio della Francia, in Svizzera e nell'Italia settentrionale, dove gli abitati sono su palafitta. Dall'aspetto di Chassey deriverebbe la cultura inglese di Windmill Hill, caratterizzata da vasi emisferici o carenati, dovuta a popolazioni che svilupparono largamente l'allevamento; nella fase più recente, caratterizzata da tumuli allungati (longbarrows), questa cultura si trova anche nel sud della Scozia e dell'Irlanda.

7.000 anni fa

  • Questa è la data più antica fino a oggi individuata in relazione alla presenza di agricoltori neolitici in Italia, ottenuta con il Carbonio 14 su carboni provenienti dal villaggio apulo Scaramella, appartenente alla corrente culturale della ceramica impressa.
    Nell'ambito di questa corrente culturale distinguiamo per ora in Italia quattro aspetti o culture, e precisamente il primo aspetto caratterizzato da vasi decorati con impressione e da ceramica nero lucida, il secondo aspetto nel quale compaiono anche vasi decorati mediante pittura a fasce rosse non marginate, la cultura di Masseria La Quercia nella Puglia e la cultura siciliana di Stentinello. Nella grotta delle Arene Candide il livello a ceramica impressa risulta risalire a 6200 anni fa; identica datazione si dà ai reperti del villaggio marchigiano di Ripabianca di Monterado, ove si riscontra l'associazione di ceramica impressa e ceramica appartenente alla cultura di Fiorano (uno degli aspetti italiani della Linearbandkeramik), corrente culturale alla quale si deve in prevalenza la introduzione dell'agricoltura nel territorio dell'Italia settentrionale e lungo il versante tirrenico sino al Lazio.
    In Oriente, intanto, la scoperta della metallurgia porta a cambiamenti di ordine socio-economico e culturale. I riflessi di questa scoperta si sentiranno in Occidente qualche migliaio di anni dopo, in seguito all'arrivo di popolazioni che introdurranno nel nostro continente nuove invenzioni e nuove scoperte, dando così inizio allo stadio culturale dei metalli. Nei tre millenni circa di durata dello stadio neolitico in Europa (in Africa, in Oceania vivono ancora oggi alcune popolazioni con un livello culturale pari a quello dei neolitici europei), si assiste a una progressiva evoluzione di questa civiltà; sorgono e si affermano numerose nuove culture, per alcune delle quali è stato possibile cogliere le fasi del loro sviluppo, ma è sintomatico il fatto che sia in alcune culture italiane come in talune di altre parti d'Europa, assistiamo verso la fine del Neolitico a un progressivo impoverimento culturale, per cui è ormai convinzione generale che l'arrivo dei portatori della metallurgia in Europa rappresenti per gli agricoltori indigeni la possibilità di apprendere nuove tecniche, più progredite che imprimeranno un nuovo e più dinamico ritmo al corso della storia. All'iniziale coesistenza di genti appartenenti a due mondi culturali completamente diversi, l'uno agricolo, l'altro di emanazione pastorale, farà seguito l'affermazione di una nuova omogeneità culturale derivante dalla fusione fra gli indigeni e i nuovi arrivati e, soprattutto, dall'assimilazione da parte degli agricoltori dei nuovi e più progrediti mezzi in possesso dei fabbricatori di oggetti di metallo. Lo stadio dei metalli, distinto in età del rame, età del bronzo e età del ferro, si deve a gruppi umani che in momenti diversi dall'Anatolia e da altri territori dell'Oriente arrivarono in Occidente sia via mare, sia via terra, probabilmente alla ricerca di minerali o di miniere.

6.500 anni fa: il fenomeno megalitico

  • Dati acquisiti col metodo della dendrocronologia hanno rivelato che molte datazioni ottenute con il radiocarbonio per culture anteriori a 4500 anni fa sono più antiche, e che pertanto molte correlazioni ritenute valide un tempo devono essere abbandonate. Per la cultura a tombe megalitiche della Bretagna si è stabilita la nuova data di 6500 anni, la quale non va intesa però come prova di una autoctonia di detta cultura e comunque non invalida la tesi della diffusione culturale dall'Oriente a Occidente. Il fenomeno megalitico sembra essere sorto come manifestazione di una intensa concezione religiosa e di un solenne culto dei defunti. La diffusione dei megaliti - monumenti di pietre grezze irregolarmente tagliate o soltanto ritoccate - copre in Europa un'area amplissima: Bretagna, Paesi Bassi, Scandinavia meridionale, Germania settentrionale, penisola iberica e Baleari, Italia meridionale, Malta, Balcani; testimonianze affini si riscontrano anche in regioni extraeuropee. Monumenti megalitici tipici sono i menhir (pietre erette) e i dolmen (tavole appoggiate su pietre erette); spesso i menhir sono disposti in circolo e sino allora detti cromlech (grandioso quello di Stonehenge, Wiltshire, Inghilterra) o allineati (il più lungo è quello di Carnac in Bretagna). Il megalitismo europeo giungerà alla massima diffusione nel III millennio a.C. e avrà definitivo epilogo solo con l'avvento dell'età del ferro.
    A questa data risalgono i più antichi reperti di Catal-Hujuk (Turchia), città nella quale si sono riconosciuti 12 livelli di occupazione, fino al 5600 a.C. Le case, fatte con mattoni crudi, erano formate da un ambiente rettangolare e rialzo, a cui si accedeva dalla terrazza tramite una scala di legno. Alcune di queste case furono adibite a luogo di culto e le pareti sono state più volte decorate durante il millennio di vita di questa città, mediante pitture o raffigurazioni in rilievo che rappresentano teste di toro e figure femminili stilizzate; sono state inoltre trovate statuette di pietra raffiguranti la donna in atto di partorire, mentre all'esterno del «tempio» si rinvennero statuine di terra cruda riproducenti animali e l'uomo, interpretate come ex voto. L'industria litica è quasi esclusivamente di ossidiana. Con il livello VI, datato intorno a 7900 anni fa, sono presenti, in abbondanza, vasi di terracotta dalla superficie accuratamente lucidata. I resti ossei attestano l'addomesticamento della pecora e del cane e una forte attività di caccia presso una comunità che coltivava l'orzo e il grano, i piselli e raccoglieva arachidi e mandorle.

6.200 anni fa: lo stadio dei metalli

  • Per inizio dello stadio dei metalli non si deve intendere la lavorazione mediante martellatura di oggetti in metallo nativo, perché in tal caso esso ha lo stesso valore di materia prima della selce, dell'osso, ecc. È per questo motivo che non si può accettare la data di 7000 anni fa per il giacimento di Cayonu Tapesi, in Turchia, ove sono presenti solamente oggetti martellati. Lo stadio dei metalli si è affermato quando l'Uomo ha conosciuto la tecnica della fusione e della lavorazione a caldo. Sotto questo aspetto le date più antiche che oggi conosciamo si riferiscono al giacimento di Mersin in Cilicia e a quello di Tuleilat Ghassoul in Palestina, che risalgono a 6200 anni fa, a quello di Non Nok Tha nel Sud-Est asiatico, dove la tecnica della fusione del rame si fa risalire a 6000 anni fa. In Europa occidentale la metallurgia arriverà circa 1500 anni dopo.
    Per centinaia di migliaia di anni gli uomini hanno lavorato per sfaldatura e levigatura dei materiali come la selce, l'ossidiana, il basalto e la quarzite. Questi minerali si sfaldano, si scheggiano e si frantumano. Diversamente i metalli e le leghe sono deformabili plasticamente per battitura senza scheggiarsi e rompersi. Battendo un pezzo di metallo l'uomo si è accorto che non si sfaldava ma si piegava assumendo la forma voluta.
    I primi metalli lavorati (ad uso esclusivamente ornamentale) furono l'oro, l'argento e, a breve distanza di tempo, il Rame. Verso il V millennio a.C. nel Vicino Oriente gli uomini appresero e applicarono le metodologie per l'estrazione dei metalli dai composti in cui si trovano in natura e per la loro fusione. Le tecniche metallurgiche di tempra e fusione furono dapprima utilizzate in modo marginale e soltanto in riferimento al rame: per ancora almeno un millennio le armi e gli attrezzi di rame convissero con quelli di pietra.
    Tra il IV e il III millennio a.C. si cominciarono ad utilizzare prima una lega di rame e arsenico e poi una di rame e stagno, il Bronzo, destinata per le sue intrinseche qualità ad eccezionale fortuna. La diffusione del bronzo dal Vicino Oriente ai Balcani, all'Egitto, all'Italia e all'India coincide con la nascita delle prime grandi civiltà statali, così come la diffusione del Ferro dal II millennio a.C. in poi coinciderà con un'epoca di grandi sconvolgimenti e trasformazioni politiche.
    Questi metalli, e in generale tutti i minerali, sono risorse strategiche, vitali, con altissimo valore di scambio nei baratti. Gli oggetti metallici sono talmente costosi che una volta fuori uso sono riciclati per battitura o per fusione, contrariamente agli oggetti in pietra o ceramica che una volta rotti sono eliminati.
    Le armi in bronzo hanno contribuito a creare i grandi imperi come l'Egitto Faraonico, l'Assiro-Babilonese, la Creta Minoica, il regno Hittita. Nelle civiltà nate su terreni alluvionali (come l'Egitto lungo le rive del Nilo e la Mesopotamia tra il Tigri e l'Eufrate) i potenziali giacimenti minerali sono coperti dai sedimenti alluvionali e pertanto non si trovano facilmente. Questo spiega le guerre dei Faraoni per impadronirsi dei giacimenti metalliferi della Nubia, della penisola del Sinai, della Palestina e della Siria; si spiegano le guerre espansive delle varie popolazioni della Mesopotamia verso Occidente, la presenza di vaste comunità di commercianti assiro-babilonesi in Anatolia e Siria e le frequentazioni di orientali nell'Europa occidentale. All'incirca nel II millennio a.C. tre potenze, l'Egitto, l'impero Hittita e gli Assiro-Babilonesi, si contendono, con fasi alterne, la parte mediterranea dell'attuale Sinai, Israele, Libano, Siria cioè della cosiddetta Mezzaluna Fertile.
    Il passaggio dall'Età del Bronzo a quella del Ferro avviene intorno al 1300 a.C. in Anatolia, al 1200 a.C. in Egitto e con un ritardo di 200-300 anni nell'Europa Occidentale. Con l'età del ferro si entra nella STORIA documentata da fonti letterarie scritte.

6.000 anni fa

  • Fra 6000 e 5000 anni fa, nell'area della Mezzaluna fertile vengono inventati l'aratro e poco più tardi il giogo. In Mesopotamia si registra l'invenzione della ruota e la sua applicazione nei trasporti (costruzione di carri a due e quattro ruote) e nella manifattura del vasellame (tavola rotante del vasaio). Gli artigiani egiziani per imitare i lapislazzuli creano la «porcellana egiziana», il primo materiale sintetico.
    Compaiono in Egitto i primi sigilli piani, usati per imprimere un segno di riconoscimento su giare e altri recipienti. Vengono costruiti in Mesopotamia e Egitto i primi telai orizzontali.