Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Ulsan

14 Agosto 1904

Gli avversari

Barone Hikonojo, Kamimura

Ammiraglio giapponese, nato a Kagoshima il 10 maggio 1850, morto a Kamakura il 7 agosto 1916. Cadetto nel 1871, era contrammiraglio nel 1899, vice-ammiraglio nel 1903. Prima della guerra russo-giapponese (1904-1905) aveva già avuto cariche importanti a bordo e a terra. Durante il conflitto, a capo della "squadra di osservazione" giapponese che doveva proteggere le forze di blocco dislocate su Port-Arthur, si trovò il 14 agosto 1904, presso la Corea, di fronte alla squadra russa di Vladivostok e la sconfisse, affondando l'incrociatore corazzato Rjurik e costringendo le altre navi russe a ritornare alla loro base. Combatté l'anno seguente a Tsushima, in sottordine all'ammiraglio Togo. Nel 1907 fu creato barone, nel 1910 nominato ammiraglio.


Karl Petrovic Jessen (Riga, 30 giugno 1852 - San Pietroburgo, 30 novembre 1918)

Di origine tedesca, Karl era il figlio di un medico veterinario. Dopo la laurea venne nominato tenente. Nel 1890, gli fu affidato il comando del cacciatorpediniere Adler della flotta del Mar Nero. Tra il 1891 e il 1893, fu ufficiale esecutivo sulla incrociatore Ammiraglio Kornilov, della flotta russa del Baltico e dell'Estremo Oriente. Dal 1894 al 1895 fu comandante a bordo del piroscafo Neva. Dal 1895 al 1896 comandò l'incrociatore Asia. Nel 1897 fu promosso a capitano. Dal 1898 al 1905 assunse il comando della incrociatore Gromoboi nella flotta del Pacifico. Il 1 gennaio 1904, Jessen fu promosso al grado di contrammiraglio. Con l'inizio della guerra russo-giapponese, l'8 febbraio, è stato nominato vice comandante di Port Arthur e utilizzò la corazzata Sevastopol' come suo fiore all'occhiello. Tuttavia, il 10 marzo il vice ammiraglio Makarov riassegnò a Jessen il comandando dell'incrociatore sede a Vladivostok che condusse razzie e altre operazioni offensive, mentre il resto della Flotta del Pacifico russa rimase imbottigliata a Port Arthur da un blocco giapponese. Le operazioni di Jessen minacciavano il trasporto e gli approvvigionamenti delle linee giapponesi, e portarono la Marina Imperiale Giapponese a nominare l'Ammiraglio Kamimura Hikonojo a comandare la IJN 2ª flotta per rintracciare e distruggere il suo squadrone. Jessen eluse i giapponesi in diverse occasioni, affondando alcune navi nel Mar del Giappone. Dal 12 giugno è stato per breve periodo sostituito dal Vice Ammiraglio Petr Alekseevic Bezobrazov. Il 14 agosto 1904, durante la battaglia di Ulsan, ha combattuto con impegno inconcludente contro la flotta giapponese sotto l'ammiraglio Kamimura. Il 9 novembre 1904 fu nominato comandante del 1º Squadrone della Flotta del Pacifico. Tuttavia, con la caduta di Port Arthur ai giapponesi, si concentrò sulla difesa costiera della regione intorno a Vladivostok. Nel novembre 1905 guidò le navi russe nel Mar Baltico, dove sono arrivati nell'aprile 1906. Dopo il suo ritorno a Pietrogrado, accettò una promozione al grando di vice-ammiraglio e un congedato con onore dalla Marina nel 1908. Nel 1912, divenne proprietario di un cantiere nei pressi di Riga. Nel 1913, la sua azienda stipulò un contratto per la costruzione di nove nuovi cacciatorpedinieri come parte del programma per la ricostruzione della Flotta del Baltico. Morì il 30 novembre 1918 a San Pietroburgo.

La genesi

Dopo lo scontro del 10 agosto, l'ammiraglio Iessen, comandante delle navi russe a Vladivostok, avvertito del tentativo e non sapendo nulla dell'esito del combattimento del Mar Giallo, uscì con le sue navi e si diresse verso lo stretto della Corea. Il 14 agosto la divisione russa si incontrò con le forze navali di Kamimura, comprendendo quindi che il tentativo di Withoft era fallito (unire le due flotte di Vladivostok e Port Arthur) e, trovandosi il nemico in posizione tale da impedirgli il ripiegamento su Vladivostok, decise di provare ad aprirsi un varco con la forza. L'ammiraglio Kamimura, incaricato dal Togo di occuparsi personalmente di chiudere la partita con Withoft, aveva a sua disposizione 4 potenti incrociatori corazzati: "l'Izumo", "l'Azuma", il "Tokiva" e "l'Ivate", tutti appartenenti alla stessa classe, varati tra il 1898 ed il 1900, da 9.500 tonnellate e velocità di punta pari a 22 nodi. Anche l'ammiraglio russo disponeva di potenti incrociatori, ma solo tre: il "Gromoboi", il "Rossia" (12.000 tonnellate), ed il "Rurik" (11.000 tonnellate), quest'ultimo però meno recente e meno veloce, varato nel 1892 e capace di soli 18 nodi di velocità. Il peso era quindi a favore dei Russi, velocità e numero dalla parte nipponica.

La battaglia

Quando la squadra russa fu avvistata dai giapponesi, essa era in posizione molto inoltrata nel canale tra Tsushima e la costa coreana, ed il combattimento, iniziato alle 5.25, si aprì il fuoco di salve dei rispettivi vascelli da una distanza di 8.000 metri. Quando la distanza di tiro venne ridotta a meno di 5.000 metri, il "Rurik" l'incrociatore russo più lento, rimase indietro, rendendosi ovviamente un facile bersaglio per i nipponici. Il Rurik venne immediatamente colpito all'asse del timone: mancando così anche la possibilità di manovrare, inevitabilmente quindi l'incrociatore iniziò a girare su sé stesso senza poter più avanzare; a quel punto, gli altri due incrociatori russi del convoglio furono costretti a tornare verso il "Rurik" per tentare, senza successo, di difenderlo dal fuoco concentrato del nemico. Alle 9 Iessen fu costretto, vista l'inagibilità pressocché totale dell'incrociatore, a cambiare unità e ad abbandonare il "Rurik" al suo destino, concentrandosi esclusivamente sul farsi strada verso Vladivostok. I giapponesi, che nel frattempo avevano ricevuto rinforzi da parte di due incrociatori protetti di 3.700 tonnellate: il "Naniva" ed il "Takachiho" a cui Kamimura lasciò il compito di finire il "Rurik", iniziarono l'inseguimento a Iessen, che termiava però dopo 20 miglia, a causa della stanchezza degli equipaggi, della scarsezza di munizioni e per alcune avarie riportate. Così, gli incrociatori russi riuscirono a raggiungere, anche se gravemente danneggiati durante la loro fuga verso il porto amico, la loro base. Dell'equipaggio del "Rurik" si salvarono 613 uomini, dei quali un terzo feriti; poco dopo mezzogiorno l'imponente incrociatore tedesco si inabissava tra le onde.

Le conseguenze

Con l'inabissamento del Rurik si chiude definitivamente lo scontro di Ulsan, il quale, già prima del suo inizio aveva poca storia. Così fu nelle acque, quel giorno, in cui l'ammiraglio russo si era concentrato solo sul fatto di portarsi il più velocemente possibile verso Vladivostok invece che tentare di tornarci con tutti i mezzi con cui si era avviato. Risultato di tutto ciò fu che, al suo rientro a Vladivostok, il 16 agosto, Iessen rientrava con i suoi due incrociatori, malandati e pesantemente danneggiati, con gli equipaggi ridotti e con le infermerie di bordo stracolme; il "Gromoboi" aveva 6 falle, mentre ben 3 fumaioli del "Rossia" erano stati crivellati; per quanto riguarda gli equipaggi invece riportiamo che 1 ufficiale era morto e 6 erano stati feriti; 135 marinai morti e 307 feriti. Era il ritorno di una squadra sconfitta, non di una salvata. Come la battaglia del 10 agosto nelle acque del Mar Giallo, così nel combattimento del 14 si fece palese la grande superiorità nel tiro dei cannonieri giapponesi in confronto agli avversari. Negli scontri navali di questo primo anno di guerra russo-giapponese, l'unico elemento di lotta fu il cannone; l'intensivo utilizzo di quest'arma dimostrò indubbiamente l'abilità nel maneggio e nel tiro con le artiglierie da parte degli equipaggi giapponesi. D'altra parte e' innegabile che la marina nipponica dimostrò di essere superiore a quella russa anche per quanto riguarda la capacità di manovra e soprattutto la qualità generale degli ufficiali al comando i quali difficilmente sbagliarono nell'individuare gli obiettivi giusti al momento giusto, riducendo di scontro in scontro, il potenziale navale russo. Nei mesi successivi i giapponesi intensificarono le operazioni attorno a Port Arthur. Caduta il 1° gennaio, l'ammiraglio Togo, dopo essere riuscito a rendere dei rottami, grazie alle artiglierie terrestri, tutte le navi russe rimaste in porto, che saranno poi affondate dagli equipaggi, poté muovere il blocco e far dirigere le navi verso le sue basi per rimettere la squadra in efficienza in attesa dello scontro con la flotta del Baltico. Egli si recò in Patria, sbarcato a Sasebo insieme al contrammiraglio Kamimura giungeva a Tokyo il 30 dicembre. Ricevuti coi massimi onori alla stazione ferroviaria, furono accolti da un onda di popolo festante al grido di "banzai" e di fuochi d'artificio e nuvoli di bandiere e così scortati giunsero al Palazzo Imperiale.



Bibliografia:
"Historical Dictionary of the Russo-Japanese War". Scarecrow, Kowner, Rotem (2006)
"The Origins of the Russo-Japanese War." Longman, Nish, Ian (1985)
"Rising Sun and Tumbling Bear." Cassell, Connaughton, Richard (2003)
"The Russo-Japanese War", The Macmillan Company, F.R. Sedwick, (R.F.A.), N.Y., 1909
"La guerra russo-giapponese (1904-1905) attraverso le testimonianze dei corrispondenti della stampa e degli addetti militari italiani.", in "Storia d'Europa" XXIV ciclo, Andrea Crescenzi, Sapienza, Roma 2010-2011