Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Potidea

432 a.C.

Gli avversari

Callia, figlio di Ipponico, pronipote dell'omonimo avversario dei Pisistratidi

La sua nascita si pone generalmente verso il 511 o intorno al 490, ma se ha preso parte alla battaglia di Maratona, come sembra non si possa dubitare, evidentemente bisogna preferire la prima data. Fu rivestito d'un'alta carica sacerdotale in Eleusi, quella di daduco, ed imparentato con Aristide; quando fu accusato di un delitto capitale, rilevarono che egli ricchissimo non aveva mai soccorso Aristide poverissimo, e Aristide si recò a difenderlo. Si unì in matrimonio con Elpinice, sorella di Cimone, fu prosseno degli Spartani, e le buone relazioni con Sparta spiegano il suo attaccamento a Cimone. Si separò poi da Elpinice, e questa separazione non sembra essere stata senza relazione col suo atteggiamento in politica. Morto Cimone nella spedizione di Cipro nel 449, fu incaricato di andare a Susa per trattare la pace con la Persia, pace che non fu per Atene quale si poteva aspettare per una potenza vincitrice; C. fu accusato d'essere stato corrotto dal re di Persia, e fu condannato a una multa di cinquanta talenti. Nel 446-45 trattò la pace con Sparta. Non si hanno notizie ulteriori sulla sua attività politica.


Aristèo

Uomo politico di Corinto, figlio di Adimanto. Nel 432 a. C. comandò le truppe che accorsero in aiuto di Potidea ribelle agli Ateniesi; nel 430 faceva parte di una ambasceria inviata al re di Persia, Artaserse, ma fu tradito e consegnato agli Ateniesi che lo misero a morte.

La genesi

Pieni di dispetto del contegno degli Ateniesi, i Corintii cercavano naturalmente un'occasione di vendicarsi per Sibota; e presto fu loro procacciata dalla inimicizia che Perdicca, principe di Macedonia, aveva con quella città, per aver essa accolto nella propria alleanza due fratelli di lui Filippo e Derda, coi quali era in aperta contesa; mortalmente offeso, costui oneva in opera ogni arme per far danno ad Atene. Cosi' spingeva i1 tributari Calcidiesi e Beotici a sollevarsi e a trar dalla loro Potidea, città che sorgeva sull'istmo di Pallene, e che, sebbene or pagasse tributo agli Ateniesi, era colonia di Corinto, da lei dipendeva in qualche modo come da sua metropoli, e ne riceveva pure certi annui magistrati detti Epidemiurgi. Saputo il malo animo dei Corintii contro a propria nemica, Perdicca mandò loro ambasciatori che prendessero gli opportuni concerti per suscitare una rivolta a Potidea, e nel tempo medesimo spedì messi a Sparta per indurre la lega peloponnesiaca a dichiarar la guerra agli Ateniesi. Questi non ignoravano siffatte trame; ed essendo sul punto d'inviare una spedizione al golfo Termaico per far contro al rincipe di Macedonia, ordinarono che essa andasse inanzi a Potidea, per chiedere a li abitanti che abbattessero le loro mura dal lato del mare, che rimandassero i magistrati corintii, e che consegnassero ostaggi qual pegno della loro futura fedeltà; questi risposero allora ribellandosi apertamente, e ciò fu probabilmente nell'estate del 432 a.C.

La battaglia

Invece di bloccare immediatamente la città, la flotta ateniese perdette sei settimane ad assediar Terma, nel qual tempo i Corintii ebbero modo di far entrar dentro Potidea un rinforzo di 2,000 uomini. Gli Ateniesi mandarono un'altra spedizione che si congiunse alla prima, intesa allora all'assedio di Pidna sulla costa di Macedonia. Ma poiché la città. mostrava di voler prolungare la resistenza, e d'altra parte sempre più; stringeva la necessità d'assalir Potidea, pattuito un accomodamento con Perdicca, tutte le forze ateniesi mossero dal lato di terra contro i rivoltosi. Aristeo, generale corintio, aspettava di piè fermo il nemico presso Olinto, ma fu pienamente sconfitto, e riuscì soltanto a compiere la sua ritirata dietro le mura di Potidea, che gli Ateniesi, avuto un terzo rinforzo, bloccarono da ogni lato, per terra e per mare.

Le conseguenze

Dopo la resa, la città e il suo territorio furono occupati da 1000 coloni ateniesi; il generale spartano Brasida, dopo la conquista di Amfipoli e di altre città trace, attaccò invano tale guarnigione ateniese. Ma più tardi, sulla fine della guerra del Peloponneso, la colonia dovette essere sgomberata.



Tratto da:
"Storia di Grecia - dai tempi primitivi alla conquista romana", Guglielmo Smith, Barbera, Firenze 1873