Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia delle Piramidi

21 luglio 1798

Gli avversari

Napoleóne I Bonaparte (fino al 1796 Buonaparte) imperatore dei Francesi.

Nacque ad Ajaccio il 15 agosto 1769, morì a Longwood, nell'isola di S. Elena, il 5 maggio 1821; figlio di Carlo e Letizia Ramolino. Collegiale ad Autun, Brienne, Parigi, fu poi luogotenente d'artiglieria (1785) e tentò in seguito la fortuna politica e militare in Corsica (nel 1791 era capo-battaglione della guardia nazionale ad Ajaccio, nel febbraio 1793 condusse il suo battaglione di guardie nazionali nella spedizione della Maddalena, miseramente fallita, nell'apr.-maggio 1793 prese posizione, con il fratello Luciano, contro P. Paoli, per cui dovette fuggire in Francia). Comandante subalterno nel blocco di Tolone (ott. 1793), si acquistò il grado di generale e quindi il comando dell'artiglieria dell'esercito d'Italia. Sospettato di giacobinismo per l'amicizia con A. Robespierre, subì un breve arresto; destinato a un comando in Vandea, rifiutò e fu radiato dai quadri (aprile 1795). Divenuto amico di P. Barras conobbe presso di lui Giuseppina de Beauharnais (che sposò il 9 marzo 1796); e per incarico di Barras difese energicamente la Convenzione contro i realisti (13 vendemmiale). Ottenne così il comando dell'esercito dell'interno, poi di quello d'Italia. Presa l'offensiva (9 aprile 1796), batté separatamente (Montenotte, Millesimo e Dego) gli Austro-Sardi, costringendo questi ultimi all'armistizio di Cherasco (28 aprile 1796), quelli, dopo le vittorie di Lonato, Arcole, Rivoli, e la resa di Mantova, ai preliminari di pace di Leoben (18 aprile 1797). Occupata la Lombardia, ricostituisce sul modello francese le repubbliche di Genova e di Venezia e toglie al papa la Romagna (armistizio di Bologna, 23 giugno 1796; trattato di Tolentino, 18 febbraio 1797). Poi, col trattato di Campoformio (17 ottobre 1797), conferma alla Francia il Belgio e le annette le Isole Ionie, ponendo fine all'indipendenza di Venezia, il cui territorio passava all'Austria (ad eccezione di Bergamo e Brescia incorporate nella nuova Repubblica Cisalpina). Preposto, a Parigi, a una spedizione contro le isole britanniche, la devia verso l'Egitto, ove sbarca il 2 luglio 1798 e vince alle Piramidi, in Siria (ma è fermato a S. Giovanni d'Acri), ad Abukir (dove la sua flotta era stata, il 1° agosto, distrutta da Nelson). Tornato in Francia con pochi seguaci (9 ottobre 1799), vi compie, un mese dopo (18 brumaio), un colpo di stato, con la dispersione del Consiglio dei Cinquecento e la sostituzione del Direttorio con un collegio di tre consoli, assumendo egli stesso il titolo di primo console. Ripresa la guerra contro i coalizzati, valica le Alpi (primavera 1800), vince a Marengo (14 giugno 1800) gli Austriaci costringendoli alla pace di Lunéville (9 febbraio 1801), cui seguono profonde modificazioni territoriali in Italia (annessione alla Francia di Piemonte, Elba, Piombino, Parma e Piacenza; costituzione del regno di Etruria); conclude con l'Inghilterra la pace di Amiens (25 marzo 1802). Console a vita (maggio 1802), sfuggito alla congiura di G. Cadoudal (1803), assume su proposta del senato la corona d'imperatore dei Francesi (Notre-Dame, 2 dicembre 1804) e poi quella di re d'Italia (duomo di Milano, 26 maggio 1805). Nei tre anni di pace (rotta, però, con l'Inghilterra già nel maggio 1803), spiega una grande attività ricostruttiva: strade, industrie, banche; ordinamento amministrativo, giudiziario, finanziario accentrato; pubblicazione del codice civile (21 marzo 1804; seguirono poi gli altri); creazione di una nuova nobiltà di spada e di toga; concordato con la S. Sede (16 luglio 1801). Formatasi, per ispirazione britannica, la 3ª coalizione (Inghilterra, Austria, Russia, Svezia, Napoli), la flotta franco-spagnola è battuta a Trafalgar (21 ottobre 1805) da quella inglese comandata da Nelson, ma Napoleone assedia e batte gli Austriaci a Ulma (15-20 ottobre), gli Austro-Russi ad Austerlitz (2 dicembre) e impone la pace di Presburgo (26 dicembre 1805: cessione di Venezia e altre terre austriache alla Francia e ai suoi alleati tedeschi). Assegna il Regno di Napoli (senza la Sicilia) al fratello Giuseppe, quello di Olanda al fratello Luigi, e forma la Confederazione del Reno (luglio 1806). Alla 4ª coalizione (Russia, Prussia, Inghilterra, Svezia) oppone le vittorie di Jena e Auerstedt (14 ottobre 1806) sui Prussiani, l'occupazione di Berlino e Varsavia, le vittorie sui Russi a Eylau (od. Bagrationovsk, 8 febbraio 1807) e Friedland (14 giugno) cui segue la pace di Tilsit (8 luglio 1807), vera divisione dell'Europa in sfere d'influenza tra Francia e Russia con l'adesione della Russia al blocco continentale contro l'Inghilterra (bandito il 21 nov. 1806), e con la formazione del granducato di Varsavia (al re di Sassonia) e del regno di Vestfalia (al fratello Girolamo). Messo in sospetto dall'atteggiamento della Spagna, la occupa (dal maggio 1808) e ne nomina re il fratello Giuseppe (sostituendolo a Napoli col cognato Gioacchino Murat); ma la guerriglia degli Spagnoli, indomabile, logora lentamente le sue forze militari, mentre la lotta contro la Chiesa (occupazione di Roma, febbraio 1808; imprigionamento del papa Pio VII, 5 luglio 1809) gli sottrae popolarità presso ampi settori sociali. Debella quindi, non senza fatica, in Baviera (19-23 apr. 1809) e a Wagram (6 luglio) la 5ª coalizione, capeggiata dall'Austria, e impone la pace di Schönbrunn (14 ottobre 1809), che segna l'apogeo della potenza napoleonica, per gli ampliamenti territoriali che il trattato e i successivi provvedimenti portano all'Impero francese e ai suoi satelliti. Coronamento della pace, dopo il ripudio della prima moglie, sono le nozze (1° aprile 1810) con Maria Luisa d'Austria e la nascita (20 marzo 1811) del "re di Roma". La Russia, allarmata per le mire napoleoniche, aderisce alla 6ª coalizione: Napoleone la invade (24 giugno 1812), vince a Borodino (7 settembre), occupa Mosca (14 settembre); ma la città è in preda alle fiamme e Napoleone è costretto a iniziare verso la Beresina una ritirata disastrosa, poi vera fuga, mentre governi e popoli di Russia, Prussia e infine d'Austria (10 agosto 1813) si sollevano contro di lui. Né l'offensiva ripresa nella Sassonia (maggio 1813), né le trattative con i coalizzati gli giovano; la sconfitta di Lipsia (16-19 ottobre 1813) lo costringe a sgombrare la Germania e a difendersi sul suolo francese (inverno 1813-14). Il 31 marzo 1814 gli Alleati occupano Parigi e il 6 aprile Napoleone abdica senza condizioni accettando il minuscolo dominio dell'isola d'Elba, ove giunge il 4 maggio 1814. Ma, sospettando che lo si voglia relegare più lontano dall'Italia e dall'Europa, sbarca con poco seguito presso Cannes (1° marzo 1815) e senza colpo ferire riconquista il potere a Parigi (20 marzo). Il tentativo dura solo cento giorni e crolla a Waterloo (18 giugno 1815). Dopo l'abdicazione (22 giugno), Napoleone si rifugia su una nave inglese: considerato prigioniero, è confinato, con pochi seguaci volontari, nell'isola di S. Elena, dove a Longwood, sotto la dura sorveglianza di Hudson Lowe, trascorre gli ultimi anni, minato dal cancro, dettando le sue memorie. Le sue ceneri furono riportate nel 1840 a Parigi, sotto la cupola degli Invalidi. La sconfitta definitiva di Napoleone ebbe per la Francia gravi conseguenze: occupata per tre anni dalle potenze nemiche, fu obbligata a pagare esose indennità di guerra; dopo un periodo di relativa pace sociale visse lo scoppio del malumore e della vendetta del mondo cattolico.


Murad Bey (1750 - 1801)

Capo mamelucco egiziano, comandante di cavalleria e governatore dell'Egitto per conto del Sultano ottomano assieme a Ibrahim Bey. La sua famiglia era originaria della Georgia. Aveva sposato una vedova ricchissima, e con il denaro della moglie era diventato generale. È descritto come un gigante circasso, massiccio, corpulento e pesante, dalla folta barba nera, capace di decapitare un bue con un solo colpo di scimitarra. Era prepotente e crudele, a volte codardo e perfido; ma sapeva anche essere forte, coraggioso e generoso. Non era uno stratega; infatti non aveva una gran scuola come comandante militare ma contava su buone doti d'intuito. Il suo genio militare era istintivo e fantasioso.

A seguito della sua sconfitta contro il generale Napoleone Bonaparte nella famosa Battaglia delle piramidi (22 luglio 1798), Murad Bey venne costretto a emigrare nell'Alto Egitto, organizzando una breve guerriglia contro il generale Louis Charles Antoine Desaix de Veygoux della durata di circa un anno. Nel 1800, Murad Bey firmò la pace con il generale Jean Baptiste Kléber al Cairo dove morì di peste bubbonica l'anno seguente durante l'epidemia che vi scoppiò.

La Campagna d'Oriente (Egitto e Siria) del 1798-99

Durante la campagna d'Italia nacque nella mente del Bonaparte l'idea di una spedizione in Egitto, come risulta da espliciti propositi contenuti in una sua lettera al ministro Talleyrand, scritta subito dopo il trattato di Campoformio e nella quale il vittorioso generale giustifica la larghezza delle clausole favorevoli all'Austria e da lui stesso proposte, le quali mirano ad avere sicuri i possedimenti francesi in Europa per colpire l'Inghilterra. Dove? Il generale lo accenna in altra lettera al direttorio (16 agosto 1797): "per distruggere l'Inghilterra occorre rendersi padroni dell'Egitto", in quanto di lì si sbarrano le comunicazioni con le Indie". Mascherata da propositi di diretta invasione delle Isole Britanniche, la spedizione attraverso il Mediterraneo si va preparando sotto la vigile cura del futuro comandante in capo dell'impresa, il quale conferma, in questa occasione le sue eccellenti qualità organizzative. Nel tempo stesso Napoleone studia il piano d'azione (politico e militare insieme) per l'invasione e la stabile occupazione dell'Egitto. La soluzione dovrebbe essere imperniata da un lato sull'alleanza con Costantinopoli, in modo che le armi francesi possano quasi apparire come liberatrici del paese dal dispotismo dei bey e dei Mamelucchi, in perenne stato di ribellione verso la Sublime Porta; e, dall'altro lato, sulla protezione dell'elemento arabo costituente gran parte della popolazione egiziana, contro le angherie feudali degli stessi bey. Egli lasciò le coste francesi soltanto con una parte del convoglio e altri numerosi elementi raccolse per via, a Genova, ad Ajaccio, a Civitavecchia; occupò Malta - da cui si dominano i due bacini del Mediterraneo - per prevenire una manomissione inglese, che i Cavalieri dell'isola non erano in grado d'impedire; previde, in caso d'incontro con la flotta inglese del Mediterraneo, di dovere spezzare il convoglio in più parti, assegnando a ciascuna un proprio punto di sbarco sulle coste africane. Ma, quasi per miracolo, la navigazione avvenne senza incontrare la crociera del Nelson. Il 1° luglio 1798 il grosso convoglio è in vista di Alessandria. Il corpo di spedizione, costituito da cinque divisioni di fanteria e una di cavalleria (senza cavalli, che saranno requisiti sul posto), muove senz'altro indugio, con i primi elementi sbarcati, all'attacco di Alessandria, che viene occupata con un brillante assalto. Poi Napoleone avanza sul Cairo per la sinistra del Nilo; respinge i primi reparti avanzati dei Mamelucchi e procede per attaccare il grosso del nemico, schierato presso le Piramidi e costituito da masse eterogenee di fanti irregolari (poco atti a battaglie campali condotte con arte) e da abbondante e valorosa cavalleria.

Le forze in campo

Napoleone capì che la cavalleria era, tra le forze egiziane, la sola in grado di essere pericolosa sul campo di battaglia. Egli, al contrario, aveva una cavalleria molto meno numerosa e il suo esercito era numericamente inferiore di due o tre volte: 25.000 Francesi contro 50.000-75.000 Egiziani. I Mamelucchi, pur essendo superiori in numero, erano armati con tecnologia obsoleta, possedevano spade, archi e frecce, inoltre, le loro forze erano state divise lungo il Nilo, con Murad Ibrahim radicato nei pressi del villaggio di Embebeh.

La battaglia

Prima della battaglia, Napoleone esortò i suoi soldati con le famose parole: "soldati della parte superiore di questi monumenti, quaranta secoli di storia vi contemplano!". A questo punto schierò i suoi in una speciale formazione in "quadrati doppi", con al centro dei quadrati artiglierie e impedimenta d'ogni tipo. I quadrati erano disposti a scacchiera, in modo che potevano fiancheggiarsi l'un l'altro. Contro queste formazioni e la loro massa di fuoco, s'infranse l'impeto dei cavalieri mamelucchi. Allora, con elementi distaccati dai quadrati, e conservando il nocciolo di questi, perché vi si possano eventualmente riformare le truppe battute, muove al contrattacco di sorpresa verso il campo nel villaggio di Embebeh, e l'esercito egiziano, incapace di organizzarsi, fu facilmente disperso.

Le conseguenze

Le porte del Cairo gli sono aperte. I Francesi sono padroni del basso Egitto. Essa segnò anche la fine, dopo 700 anni, del dominio mamelucco in Egitto, anche se dai primi del XVI secolo esso guidava l'Egitto in veste di feudatario degli Ottomani. I neo-Mamelucchi erano, assieme all'ordine di Malta, distrutto da Napoleone poco prima, l'ultima vestigia dell'organizzazione politica e militare rimasta dalle crociate. Per il generalissimo era il momento d'iniziare l'organizzazione politico-sociale del paese, ma appena 10 giorni dopo, la sua opera ebbe un brusco arresto dovuto alla sconfitta patita per mano dell'ammiraglio Nelson nella battaglia del Nilo.