Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Montgisard

25 novembre 1177

Gli avversari

Salah ad-Din (Tikrit, 1138 - Damasco, 3 marzo 1193)

Saladino è il nome con il quale è conosciuto in Occidente Salah al-Din (integrità della religione), fondatore della dinastia ayubbide e sultano dell'Egitto e della Siria negli ultimi decenni del 12° secolo. Fu il conquistatore di Gerusalemme nel 1187 e il più valoroso e pericoloso nemico delle forze cristiane durante la terza crociata in Terra Santa.
Saladino era nato nel 1138 a Takrit, un villaggio curdo vicino al fiume Tigri, in Mesopotamia. Si formò alla corte dell'emiro di Aleppo Nur al-Din, che lo inviò in Egitto insieme allo zio, capo delle milizie. Al Cairo regnava una dinastia di califfi di fede sciita, i Fatimidi, che non avevano riconosciuto l'autorità del califfo abbaside di Baghdad, dichiarandosi indipendenti (califfato).
Saladino si mise in luce nella vittoriosa campagna in Egitto e, alla morte del califfo del Cairo, si proclamò sultano d'Egitto; riportò quindi il paese alla fede sunnita servendosi anche delle madrase, le scuole religiose dove si insegnano i precetti del Corano. Trasformatosi in un pericoloso rivale nella regione mediorientale per l'emiro Nur al-Din, alla morte di questi riuscì a estendere il suo dominio alla Siria, diventando in questo modo il capo di un impero che si estendeva dall'Egitto alla Palestina, dalla Siria allo Yemen. Ai suoi confini si trovava il regno di Gerusalemme, edificato dalle forze cristiane in Terra Santa durante la prima crociata: il conflitto appariva quindi inevitabile.
Gerusalemme, luogo di culto delle tre grandi religioni monoteiste (ebraismo, cristianesimo, Islam) è da sempre una città contesa; una città simbolo, dove i differenti luoghi di preghiera sono stati costruiti uno a ridosso dell'altro. Era a Gerusalemme e negli altri luoghi santi della Palestina che allora venivano conservate le reliquie più importanti del cristianesimo, come il legno della Santa Croce. Ai tempi delle crociate (dall'11° al 13° secolo) cristiani e musulmani si combatterono per decenni per il possesso di Gerusalemme: nel 1099 gli eserciti cristiani della prima crociata avevano strappato la città, insieme a vasti territori, agli "infedeli" musulmani, ma nel 1187 l'armata di Saladino aveva riconquistato la città, scacciando i cristiani.
Prima di raggiungere Gerusalemme, Saladino aveva riportato una schiacciante vittoria ai Corni di Hattin (luglio 1187). Per i crociati fu un massacro: i cavalieri templari e degli altri ordini religiosi furono uccisi in massa e il re di Gerusalemme, Guido di Lusignano, fu fatto prigioniero. Entrato a Gerusalemme, Saladino risparmiò i suoi abitanti e lasciò intatta la basilica del S. Sepolcro, da lui posta sotto la custodia di una famiglia musulmana, i cui eredi ne conservano ancora oggi le chiavi.
Le sconfitte in Terra Santa furono un duro colpo per la cristianità e nel 1189 venne bandita una terza crociata per cacciare i musulmani da Gerusalemme. Sui campi di battaglia il principale avversario di Saladino fu il re d'Inghilterra, Riccardo Cuor di Leone, che lo sconfisse nella battaglia di Arsuf. La pace del 1192 lasciò il sultano padrone della Siria e della Palestina interna e sancì la fine del regno di Gerusalemme. Ai cristiani rimanevano alcune importanti città costiere, dalle quali i mercanti europei conducevano floridi commerci, ma Gerusalemme era perduta per sempre (con l'eccezione di una brevissima parentesi con l'imperatore Federico II).
Saladino morì a Damasco nel 1193: egli dispose che il suo regno fosse suddiviso tra i suoi figli e suo fratello. Dipinto in vita dai cristiani come il più pericoloso e feroce nemico della fede, divenne a poco a poco un eroe positivo nei romanzi cavallereschi, che ne esaltarono la generosità, la liberalità, la tolleranza e il coraggio. Fu citato anche da Dante nella Divina Commedia, nel quarto canto dell'Inferno, tra gli spiriti di grande valore, coloro che pur senza specifiche colpe non poterono salvarsi perché vissuti prima o fuori del cristianesimo.
In realtà Saladino, figura molto significativa nella storia dell'Islam, fu un grande condottiero e un politico abile e misurato, che seppe agire ora con grande risolutezza e ora con moderazione, e che riuscì infine a raggiungere un compromesso con le forze cristiane - sconfitte - in Palestina.


Baldovino IV (Gerusalemme 1161 - 16 marzo, 1185)

Baldovino IV, il "Re lebbroso" di Gerusalemme, venne incoronato all'età di tredici anni, il 15 luglio del 1174. Questo personaggio fu uno dei più ammirevoli dell'epopea Crociata, per il coraggio, la lealtà e la saggezza dimostrate, nonostante le grandi sofferenze a causa della sua malattia.
Nel tentativo di arrestare l'avanzata di Saladino verso la Siria, i crociati di Baldovino IV, comandati da Rinaldo di Chatillon (già Principe di Antiochia, dal 1153 al 1160) insieme ai Templari, intercettarono l'armata di Saladino nei pressi di Ascalona. Le forze congiunte cristiane ammontavano a circa 500 cavalieri di Baldovino, 80 Cavalieri Templari e poche migliaia di unità di fanteria, mentre Saladino poteva contare su 26.000 uomini.
Saladino si spostò verso Ramla e la conquistò. Sottovalutando l'armata cristiana, permise al suo esercito di diffondersi a raggio lungo una vasta area. Lo scontro avvenne a Montgisard, nei pressi di Ramla, nel novembre del 1177, cogliendo del tutto di sorpresa Saladino. La Battaglia di Montgisard fu una sciagura per Saladino, che perse buona parte del suo esercito. L'epica vittoria sulle sovrastanti forze musulmane, per Baldovino frutto dell'aiuto divino, dette respiro al Re di Gerusalemme, seguì un (breve) periodo di pace.
Nell'estate del 1180, Baldovino IV diede sua sorella Sibilla in sposa a Guido di Lusignano. Si trattava del secondo matrimonio di Sibilla, vedova di Guglielmo di Monferrato e già madre di Baldovino V, il futuro Re di Gerusalemme. Nel 1182, Baldovino IV, ormai cieco e incapace di camminare, nominò Guido reggente del Regno. Guido era appoggiato apertamente dai Templari.
Nel 1183, durante i festeggiamenti al Krak di Moab per il matrimonio dell'altra sorella di Baldovino, Isabella, Saladino mise sotto assedio il castello. Guido riuscì a spezzare l'assedio, ma si rifiutò di combattere. Per questo Baldovino IV depose Guido dalla reggenza. Successivamente Baldovino tentò, senza successo, di far annullare il matrimonio fra Sibilla e Guido. In disgrazia, egli si ritirò con sua moglie Sibilla ad Ascalona. Nello stesso anno Baldovino IV nominò suo successore il nipote, filgio di Sibilla, Baldovino di Monferrato, all'età di cinque anni. Nel 1185 Baldovino IV muore a Gerusalemme. Baldovino V rimase Re di Gerusalemme per un solo anno, a soli otto anni, nel 1186 muore anche lui. Grazie al sostegno dei Templari e l'appoggio di Sibilla, Guido di Lusignano fu eletto Re Consorte di Gerusalemme, per via matrimoniale. Guido di Lusignano, circondatosi di consiglieri inetti ed imprudenti, portò il regno crociato alla disfatta di Hattin del 1187.

La situazione

A neanche un secolo di distanza dalla conquista della Terrasanta e nonostante l'arrivo di Filippo di Fiandra, uno dei più alti esponenti dell'aristocrazia europea (ad Acri nel 1177) Baldovino IV, regnante di Gerusalemme, si trovava ormai da solo a dover affrontare la minaccia musulmana proveniente da sud e guidata da uno dei più grandi condottieri islamici che la storia ricordi: Salah ad-Din, Saladino. Le situazioni si presentavano del tutto agli antipodi e davano ogni favore del pronostico al condottiero islamico.
Da una parte i rinforzi cristiani provenienti direttamente dall'Europa, vennero bloccati dal loro stesso condottiero, Filippo di Fiandra, in un inutile quanto sterile assedio ad Harenc. In realtà la spedizione di Filippo di Fiandra era partita ed era stata seguita dai notabili d'Europa con grande clamore e speranza. Le forze portate in terrasanta da Filippo stesso non erano numericamente esigue, ma i suoi propositi non erano legati solo al successo della crociata. Il conte di Fiandra aveva tutto l'interesse a giungere in Terrasanta in quanto potenziale pretendente alla mano della sorella di Baldovino IV, Sibilla, e quindi aspirante al trono di Gerusalemme stessa. Ma le resistenze di Sibilla e gli ostacoli istituzionali posti da un altro pretendente come Baldovino di Ibelin e da Guglielmo di Tiro irretirono profondamente Filippo, che era giunto in Terrasanta con la seria aspettativa di ritrovarsi, un giorno, a poter regnare su quei luoghi. Il disfacimento di questo suo progetto lo distolsero dalla minaccia musulmana e lo fecero dirigere verso nord per porre un inutile assedio ad Harenc, un assedio che ne assorbì praticamente tutte le forze.
Dall'altra parte del campo, Saladino, dopo la morte di Nornadino nel 1174, era riuscito a sfruttare l'investitura a vassallo datagli dallo stesso Nur ad-Din, per riunire sotto il suo controllo l'intero Egitto ed organizzare un esercito con cui invadere il ricco Regno di Gerusalemme da Sud. Con circa 26.000 uomini al seguito Saladino iniziò la propria marcia verso il regno di Baldovino IV, presentandosi rapidamente, dopo gli assedi di Ramla Lidda e Arsuf, davanti alle mura della città di Ascalona.
Baldovino, allarmato da subito dell'ingresso musulmano nei suoi possedimenti, non aveva perso tempo ed aveva già radunato nei giorni precedenti alcune forze e si diresse verso la stessa città costiera nei cui pressi, più precisamente a Montgisard, i due eserciti vennero a contatto.
In realtà le forze di Saladino si erano in parte disgregate a raggio lungo una vasta area, per razziare e riposare, mentre l'esercito di Baldovino IV, asserragliato nelle mura della città non concepiva più che i musulmani saccheggiassero i luoghi sacri che i cavalieri cristiani si erano ripromessi di difendere a costo della propria vita. Una volta ricevuti rinforzi templari da Gaza, Baldovino si portò in ordine di battaglia nell'area di Montgisard, dove il contingente musulmano era dipserso per i campi, ritenendosi sicuro da qualsiasi minaccia cristiana.

La battaglia

Sul campo così si trovarono da un lato i motivatissimi cavalieri cristiani, desiderosi di vendicare le scorrerie sultaniali nelle "loro" terre, e dall'altro i musulmani che sotto gli ordini di Saladino cercavano di recuperare il più velocemente possibile una parvenza di ordine. Nonostante la palese inferiorità numerica, 375 cavalieri cristiani si lanciarono contro l'orda nemica che, seppur rimaneggiata dalle spedizioni di razzia, poteva contare ancora migliaia di cavalieri (tra cui almeno mille guerrieri della guardia personale di Saladino, riconoscibili per le tuniche gialle sopra gli usberghi) e un consistente ma imprecisato contingente di fanteria. Tra i notabili che presero parte all'attacco vi erano, oltre allo stesso Baldovino IV, Odo di St. Amand (maestro dei templari con 80 uomini del suo ordine al seguito), Rinaldo di Chatillon, Baldovino di Ibelin e suo fratello Baliano, Rinaldo di Sidone e Jocelin di Edessa. Insieme a loro vi era anche la famosissima reliquia della Croce di Cristo, normalmente conservata nella basilica della Resurrezione in Gerusalemme ma eccezionalmente portata sul campo dal vescovo di Betlemme. Davanti ad essa Baldovino si inginocchiò fino a toccar terra con la faccia, mentre tutti i suoi guerrieri giurarono di combattere fino alla morte.
In realtà la tattica di questa battaglia non ci è riportata nel dettaglio. Sembra si sia trattato di una carica frontale della pesante cavalleria europea che, visto il disordine musulmano, colse lo schieramento nemico incapace di assorbirne l'imponente urto: le cavallerie cristiane formarono un cuneo che spaccò lo schieramento nemico, e ne risultò una fuga generale dalla quale si salvò a stento lo stesso sultano Saladino, mentre intorno a lui i soldati della sua armata si liberavano delle armi e talvolta persino degli indumenti per allontanarsi più in fretta. Va sottolineato che le forze islamiche sul campo di Montgisard non erano un'accozzaglia di pivelli al primo scontro: in particolare i guerrieri della guardia personale di Saladino tentarono di opporre una dura resistenza, ma chi non volle cedere terreno venne travolto e morì sul posto, così come per chi fuggì le speranze di salvezza furono ben poche; solo l'arrivo della notte impedì un vero e proprio massacro.

Le conseguenze

Baldovino rientrò trionfalmente in Ascalona ed attese con pazienza per ben quattro giorni il ritorno dei suoi cavalieri che si erano dati al tenace inseguimento del nemico e che tornarono nella città stracarichi di prede: prigionieri, cammelli, cavalli, tende, armi e tutto ciò che i nemici lasciarono sul campo nella caotica ritirata, compiuta in condizioni climatiche talmente ostili da elevare esponenzialmente il numero delle perdite.
Il successo di Baldovino era veramente trionfale, eppure il "re lebbroso" sapeva perfettamente che le forze di Saladino, unite e numerose come erano, potevano assorbire abbastanza bene anche una sconfitta imponente come quella. Il grosso delle forze musulmane non era stato del tutto distrutto e il sultano aveva dalla sua parte una situazione di politica interna che lo favoriva indiscutibilmente. D'altra parte invece, la prima preoccupazione di Baldovino era proprio quella di stabilizzare il suo regno, anche in considerazione del fatto che le risorse del re cristiano non erano illimitate come quelle del suo nemico e quindi andavano tenute unite e salde il più possibile. Eppure già nel 1179 Saladino restituì ai cristiani la batosta di Montgisard sconfiggendoli a Marj Ajun: questo era solo l'inizio. Con la morte di Baldovino IV stesso, l'ascesa al potere prima di Baldovino V (suo nipote) e poi di Guido di Lusignano (terzo marito di sua sorella Sibilla, donna su cui Baldovino IV puntava tutto per l'unione del Regno) il Regno cristiano di Gerusalemme si andava avviando verso la sua conclusione.