Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Jankov

5 marzo 1645

Gli avversari

Lennart Torstenson - Generale (Torstena, Västergötland, 1603 - Stoccolma 1651)

Colonnello d'artiglieria nell'esercito di Gustavo Adolfo (1630), alla morte di J. G. Banér (1641) ebbe il comando supremo delle truppe svedesi in Germania. Entrò (1642 e 1643) in Moravia, battendo ripetutamente gli Imperiali e conquistando Olomouc. Verso la fine del 1643 lo scoppio della guerra con la Danimarca lo costrinse ad abbandonare la vittoriosa campagna contro gli Asburgo per rivolgersi contro il nuovo nemico. Conquistata completamente la penisola dello Jütland, costrinse i Danesi alla pace di Brömsebro (1645). Nel 1645 penetrò nuovamente in Moravia, raggiunse il Danubio e minacciò Vienna; gravemente ammalato, cedette il comando a K. G. Wrangel.

Melchior von Hatzfeldt (10 ottobre 1593, 9 gennaio 1658)

Conte di Gleichen e feldmaresciallo del Sacro Romano Impero. Hatzfeld divenne colonnello al servizio imperiale nel 1625 e partecipò, nel 1636-37, alle campagne contro Johan Banér. Nel 1638-44 comandò l'esercito indipendente nella Germania nord-occidentale, che, se necessario, poteva cooperare sia con l'esercito principale imperiale (contro gli svedesi), che con i bavaresi (contro i francesi). Dopo il fallimento di Matthias Gallas, Hatzfeldt, maresciallo di campo per diversi anni, prese il comando generaledell'esercito che nella battaglia di Jankov cercò di fermare Lennart Torstensson in marcia verso Vienna: ma ivi fu sconfitto e catturato. Dopo uno scambio prigionieri che lo coinvolse, Hatzfeldt lasciò per un pò incarichi militari; ma già nel 1657 fu incaricato al comando dell'esercito ausiliario imperiale in Polonia e conquistò Cracovia. Hatzfeldt si dimostrò un bravo ed esperto combattente e durante l'ultima parte della Guerra dei Trent'anni fu l'unico generale imperiale (di nascita tedesca) che riportò risultati significativi.

La genesi

Nel 1644, il comandante svedese impegnato nel continente europeo, Lennart Torstenson, condusse una campagna di successo nella Germania centrale, culminata con la vittoria sull'esercito imperiale di Matthias Gallas a Jüterbog il 23 novembre. Con le truppe di Gallas annientate, la strada fu quindi aperta agli eredi dell'imperatore asburgico. Torstenson vide quindi l'opprtunità di effettuare un'offensiva contro Vienna per porre fine alla guerra in favore della Svezia. Per poter effettuare una simile mossa, tuttavia, gli svedesi avevano bisogno dell'aiuto dei loro alleati francesi e transilvani. Un esercito dalla Transilvania, al comando di Giorgio I Rákóczi, era già di stanza in Ungheria mentre, contemporaneamente, le truppe francesi si unirono alle unità imperiali sul Reno. Torstenson iniziò l'offensiva nel dicembre di quell'anno quando le sue truppe irruppero in Sassonia. L'avanzata svedese preoccupò l'imperatore Ferdinando III, che ordinò al feldmaresciallo Melchior von Hatzfeldt, che in precedenza aveva sostituito Gallas come comandante geneale, di fermare l'offensiva di Torstenson. Hatzfeldt sfruttò l'arrivo delle piogge autunnali, che ritardarono l'avanzata svedese, per riorganizzare le sue forze. Rallentando anche le truppe in arrivo dall'Ungheria e dalla Franconia, e recuperando le macerie dell'esercito di Gallas, riuscì a riunire 11.000 uomini in un tempo relativamente breve. A questi si aggiunsero 1.400 soldati sassoni e 5.000 bavaresi. Nonostante il pronto raduno delle forze cattoliche, Torstenson scelse comunque di continuare l'avanzata verso la Boemia nella speranza di ottenere un risultato decisivo. L'imperatore Ferdinando ebbe la sua stessa idea, e ordinò a Hatzfeldt di scontrarsi immediatamente con gli svedesi. Un nuovo temporale, tuttavia, aveva costretto l'esercito svedese a rimanere nel campo di campo di Kaaden, e solo a pratire dall'8 febbraio poterono ritirarsi in Boemia. Hatzfeldt cercò ripetutamente di attirare gli svedesi in una battaglia in campo aperto, ma Torstenson non ebbe il coraggio di colpire fino a quando non avesse avuto tutte le probabilità di vittoria dalla sua parte. Gli eserciti persero reciprocamente il contatto con gli avversari fino al 5 marzo, quando si erano già posizionati su entrambi i lati della piccola città di Jankov, a poco più di 50 chilometri a sud di Praga.

La battaglia

Numericamente, entrambi gli eserciti erano approssimativamente alla pari (circa 16.000 uomini per parte), ma gli svedesi avevano un pesante vantaggio nel numero di cannoni (80 contro i 26 imperiali). Gli imperiali, tuttavia, avevano occupato posizioni vantaggiose, dietro un crinale appena a sud della città. A causa del terreno accidentato intorno a Jankov, Torstenson ritenne che un attacco alla posizione imperiale sarebbe stato troppo rischioso. Scelse invece, di aggirare il fianco sinistro di Hatzfeldt e attaccare la sua posizione dal retro. Tuttavia, il comandante dell'ala sinistra imperiale, il generale Johann von Götzen, scoprì la manovra svedese e andò al contrattacco con la sua cavalleria. La mossa era corretta, ma i cavalieri imperiali finirono in una stretta valle e non riuscirono a raggrupparsi adeguatamente prima di essere attaccati e dispersi dagli svedesi. Quando Hatzfeldt fu informato dell'azione di von Götzen, cercò di portare in battaglia il resto dell'esercito, ma fallì poichè il terreno era troppo pesante e perchè a differenza dei cannoni svedesi più leggeri, l'artiglieria imperiale rimase bloccata nel fango e catturata dal nemcio. A causa di ciò, l'artiglieria svedese fu in grado di tirare indisturbata e di fare a pezzi i ranghi imperiali. Di fronte ad un risultato ormai compromesso, Hatzfeldt ordinò finalmente la ritirata. Nonostante la vittoria, Torstenson non era interessato ad un costoso inseguimento e ordinò al suo esercito di fermarsi. La battaglia sembrava conclusa quando, a mezzogiorno, gli svedesi scoprirono un'unità di fanteria imperiale su una cresta, e quando Torstenson inviò una forza minore per scacciarli, trovarono l'intero esercito di Hatzfeldt che si era schierato dall'altra parte della stessa cresta. Ma per fotuna di Torstenson l'ala sinistra e il centro imperiale disobbedirono ancora una volta agli ordini del feldmaresciallo, ed attaccarono le forze svedesi. Hatzfeldt quindi non ebbe altra scelta che seguire questa azione e allinearsi con le altre formazioni attaccando con la ala destra che comandava personalmente. La battaglia successiva divenne molto feroce, ma volse rapidamente in favore della Svezia. Dapprima la cavalleria imperiale fu dispersa sulle ali, dopodiché gli svedesi attaccarono il centro isolato che venne messo in fuga.

Le conseguenze

Alle 4 del pomeriggio i combattimenti si erano placati. Gli imperiali avevano perso oltre 4.000 uomini tra morti e feriti. Un simile numero era quello dei catturati. Tra di loro vi erano sei generali, tra cui lo stesso Hatzfeldt, oltre a 238 ufficiali e 128 sottufficiali. Per la seconda volta in meno di un anno, il principale esercito dell'imperatore era stato annientato dagli svedesi. Le perdite svedesi ammontavano a circa 1.500 morti e feriti, che potevano essere rapidamente compensate dai prigionieri di guerra bloccati nei ranghi. Con la vittoria svedese a Jankov, la strada per Vienna era spalancata. Due giorni dopo la battaglia, Torstenson si spostò quindi verso il Danubio per unirsi all'esercito della Transilvania di Rákóczi. L'8 marzo, gli svedesi raggiunsero Wolfsschanze, una fortezza austriaca che proteggeva l'ingresso a Vienna. La fortezza fu abbandonata dagli imperiali ma presto le sorti della guerra sarebbero cambiate. Gli eserciti francese e transilvano rimasero fermi sulle rispettive sezioni del fronte, di conseguenza gli svedesi erano troppo deboli per continuare l'avanzata in maniera isolata. Il risultato fu che Torstenson fu costretto ad accantonare i piani per un attacco a Vienna.