Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Chemulpo

9 febbraio 1904

L'ammiraglio nipponico

Il barone Uryu Sotokichi (Uryu Sotokichi; Kanazawa, 2 gennaio 1857 - Tokyo, 11 novembre 1937) è stato un ammiraglio giapponese.

Fu uno dei primi ammiragli della Marina imperiale giapponese attivo nella guerra russo-giapponese principalmente nella Battaglia della baia di Chemulpo e nella battaglia di Tsushima. Il suo nome è a volte stato traslistterato come "Uriu Sotokichi" o "Uriu Sotokitchi". Nato in una famiglia di samurai nel dominio di Kaga (l'attuale Kanazawa nella prefettura di Ishikawa), nel 1872 entrò come cadetto nell'Imperiale accademia navale giapponese ma non si graduò, il 9 giugno 1875 fu invece inviato all'United States Naval Academy ad Annapolis, da cui si laureò nel 1881, ritornando il 2 ottobre 1881. Entrato in servizio come Kaigun Daii (tenente) servì a bordo di diverse navi negli anni ottanta, tra cui la corvetta Kaimon, l'ironclad Fuso e l'incrociatore Nisshin. Il 23 luglio assunse il suo primo comando, la cannoniera Akagi. Promosso al grado di Kaigun Daisa (equivalente a capitano di vascello?) nel 1891 fu inviato come attaché navale in Francia dal 5 settembre 1892 al 31 agosto 1896. Allo scoppio della prima guerra sino-giapponese comandò per un breve periodo il nuovo incrociatore Akitsushima, seguito dalla Fuso. Il 1º febbraio 1898 fu posto al comando dell'incrociatore Matsushima e successivamente il 16 giugno 1898 quindi della nave da battaglia Yashima. Il 21 maggio 1900 fu promosso Kaigun Shosho (retroammiraglio). Fu promosso viceammiraglio il 6 giugno 1904. Durante la guerra russo-giapponese comandò il secondo squadrone alla battaglia della baia di Chemulpo dove in seguito ai combattimenti l'equipaggio russo autoffondò l'incrociatore Varyag e la cannoniera Korietz. Alla battaglia di Ulsan comandò la 4ª Divisione di battaglia della Seconda flotta a bordo dell'incrociatore Naniwa. A Tsushima sempre al comando della 4ª Divisione che comprendeva ora quattro incrociatori. Per i suoi meriti di guerra fu decorato nel 1906 con l'Ordine del Sol Levante (1ª classe) e l'Ordine del Nibbio d'oro (2ª classe). Il 22 novembre 1906 fu posto al comando del Distretto navale di Sasebo. Il 21 settembre 1907 ricevette il titolo di danshaku (barone) sotto il sistema nobiliare kazoku. Fu nominato comandante del Distretto navale di Yokosuka il 1º dicembre 1909 e promosso ad ammiraglio il 16 ottobre 1912. Rappresentò il Giappone alle cerimonia di apertura del canale di Panama nel 1912. Dal 1922 al 1925 servì nella Camera dei Pari della Dieta Imperiale. Entrò nella lista della riserva nel 1927 e morì nel 1937. La sua tomba si trova nel cimitero di Aoyama in Tokyo.

La genesi

All'inizio del 1904 i contrasti fra Russia e Giappone per la prevalenza nell'Estremo Oriente asiatico, in atto da circa dieci anni (cioè dalla conclusione vittoriosa per le truppe del mikado della campagna del 1894-95 contro la Cina), erano giunte a un punto di tensione che lasciava vedere prossimo lo scoppio di ostilità cruente. Dopo una lunga serie di note, l'ambasciatore giapponese a Pietroburgo presentava proposte definitive, cioè con carattere di ultimatum. Infine, allorché il governo dello zar si apprestava a comunicare a Tokyo una risposta anch'essa definitiva, il Giappone, venuto per via indiretta a conoscenza del contenuto della nota russa, ruppe gl'indugi, richiamò il proprio ambasciatore (6 febbraio) e due giorni dopo iniziò le operazioni marittime con l'attacco contro la flotta russa ancorata nella rada esterna di Port Arthur. Dopo tale fatto, contro il quale il governo dello zar elevò fiere proteste, la Russia dichiarò formalmente la guerra al Giappone. In vista della guerra il governo di Tokyo s'era assicurato l'appoggio dell'Inghilterra, i cui interessi in Cina non contrastavano con le aspirazioni giapponesi, volte alla Corea e alla Manciuria meridionale. In tal modo il Giappone si assicurava le anticipazioni in danaro necessarie agli armamenti eccezionali. La diplomazia giapponese era riuscita anche a conquistare la benevolenza degli Stati Uniti d'America, dove gli ambienti industriali e commerciali erano convinti che un incremento di prestigio del Giappone nell'Estremo Oriente, avrebbe favorito le importazioni americane nell'impero del Sol Levante. Quanto allo stato d'animo interno, era diffuso in tutti gli strati della popolazione giapponese il convincimento che il Giappone non avrebbe potuto dare corso alla propria legittima espansione, se prima non avesse abbattuto la potenza militare della Russia nel nord-est della Cina. La Russia era vincolata alla Francia da un trattato che, però, non impegnava ad una cooperazione armata nell'Oriente asiatico. Allo scoppio delle ostilità la Francia dichiarò la propria neutralità avvertendo il governo russo che in Francia si aveva desiderio di riuscire utili alla Russia nella maggior misura possibile. Poco o nulla poteva temere la Russia lungo i confini sud-occidentali europei. Era invece incerto il contegno dell'Austria e della Germania, così da non potersi sguernire di troppo - fin dal principio delle ostilità - i confini occidentali dell'impero. Circa la pubblica opinione russa si può affermare che la guerra contro il Giappone per la supremazia nell'Oriente asiatico non era popolare e la si riteneva un sacrificio inutile. Di più, le forze rivoluzionarie si preparavano a sfruttare gli eventi della guerra, specialmente se infausti, contro il regime zarista.

Gli eserciti che stavano per trovarsi di fronte si differenziavano per alcune importanti caratteristiche. Indubbiamente va?loroso, il soldato russo non aveva, come il giapponese, l'attitudine e l'abitudine delle intelligenti iniziative. La fanteria, fedele ad oltranza all'uso della baionetta, era rimasta arretrata nell'importanza che il fuoco andava sempre più acquistando nella battaglia; quella giapponese seguiva, invece, procedimenti tattici dove fuoco ed urto erano in giusto rapporto. L'artiglieria russa era armata con materiale di tipi diversi e la tecnica del fuoco era restia all'uso frequente di tiri da posizioni coperte; il Giappone aveva maggiore uniformità di tipi, faceva largo uso di tiri indiretti, aveva il personale meglio istruito, e portò sul campo di battaglia artiglierie pesanti campali, fino allora non usate. Quanto alla cavalleria, l'esercito russo era indubbiamente superiore per numero, per qualità di cavalli, per abilità di cavalieri; ma le occasioni di farsi valere furono scarse e non sempre furono afferrate in tempo dal colpo d'occhio dei comandanti. Da parte dei Russi si trovavano, al principio della guerra nell'Estremo Oriente, disponibili per operazioni campali: 67 battaglioni, 35 squadroni, 148 cannoni, 8 compagnie del genio; il tutto inquadrato in 3 corpi d'armata. Era previsto che nei primi due o tre mesi dopo la dichiarazione di guerra le forze campali sarebbero state accresciute di 40 battaglioni, 30 squadroni, 40 cannoni. Ma, durante la guerra, constatandosi la grande importanza che questa assumeva, furono successivamente messi in campo altri sette corpi d'armata. La flotta russa del Pacifico contava 72 navi con tonnellaggio complessivo di 192 mila tonnellate e 16.000 uomini di equipaggio. Sotto la suprema direzione del viceré ammiraglio E. J. Alekseev il comando in capo delle forze terrestri fu affidato al gen. A. N. Kuropatkin e il comando in capo della flotta al viceammiraglio S. O. Makarov, che venne nominato poco dopo l'inizio delle ostilità (8 marzo). Secondo il piano russo le forze campali dovevano concentrarsi in due nuclei, rispettivamente nelle zone di Liao-yang e di Mukden, funzionanti come centri di attrazione delle forze giapponesi per alleggerire, così, la preveduta pressione nipponica contro Port Arthur. Il Giappone ordinò la mobilitazione delle 13 divisioni costituenti il suo esercito di pace e delle corrispondenti brigate della riserva con successivi decreti dal febbraio al maggio 1904. Con 11 divisioni si formarono fin dal principio 4 armate (generali T. Kuroki, J. Oku, M. Nogi, M. Nodzu) ed altre due si raggiunsero più tardi. Sul mare il Giappone aveva nel 1904 un naviglio potente, moderno e omogeneo: 133 navi con spostamento complessivo di 260 mila tonnellate; equipaggi, 20 mila uomini. Comandante supremo delle forze terrestri il maresciallo I. Oyama, delle forze di mare l'ammiraglio H. Togo.

Lo Stato maggiore giapponese, giustamente calcolando sul dominio del Mar Giallo, si propose di portare in Manciuria forze che per lungo periodo di tempo sarebbero state superiori a quelle russe. Nel tempo stesso, ragioni politiche imponevano di occupare la Corea e ragioni morali e strategiche consigliavano di metter mano sulla piazza marittima di Chemulpo; da ciò conseguiva una separazione iniziale delle forze, con largo vuoto fra esse, che sarebbe stato colmato con successivi sbarchi sulla costa meridionale mancese. Queste forze, con quelle di Chemulpo e della Corea, avrebbero poi concentricamente marciato verso nord contro la massa principale russa. All'infuori del teatro principale delle operazioni, si era stabilito di attaccare Vladivostok e occupare l'isola di Sachalin. Il Giappone, mentre erano ancora in corso i negoziati con la Russia, aveva progettato una grande operazione di sbarco in Corea, da attuarsi per scaglioni successivi, che avrebbe permesso all'Esercito di raggiungere la frontiera della Manciuria. Comandante della Flotta d'alto mare giapponese era l'Ammiraglio Togo Heihachiro, ex-samurai di Satsuma che dopo la sconfitta del suo clan nel 1863 ad opera degli inglesi aveva deciso di recarsi proprio in Gran Bretagna per diventare un esperto della marina militare per il proprio stato, e nella guerra sino-giapponese si era distinto per l'occupazione delle Isole Pescadores e di Formosa. L'Ammiraglio Togo come responsabile delle linee di comunicazione marittime tra Giappone e Corea era consapevole che il successo delle operazioni terrestri sarebbe dipeso completamente dal dominio del mare. Per questo motivo il 6 febbraio la squadra al suo comando salpò dal Giappone col compito di assicurarsi il vantaggio del "primo colpo". Nello stesso giorno, il console giapponese di Chefoo, aveva già fatto allontanare le navi mercantili giapponesi e i propri compatrioti da Chemulpo, mentre osservatori della marina avevano preso nota degli ancoraggi della squadra russa. Da parte russa, gli ordini erano di non intervenire neppure se i giapponesi fossero sbarcati in Corea, purché lo avessero fatto a sud del 38° parallelo. Anche dopo la partenza dell'ambasciatore giapponese da Pietroburgo, la sera del 6 febbraio 1904, il comandante in capo dell'Esercito russo in Estremo Oriente Generale Kuropatkin Aleksejev, non ritenne di disporre misure militari che andassero oltre una semplice crociera di vigilanza notturna di un paio di cacciatorpediniere al largo di Chemulpo. Nel pomeriggio del 7 febbraio, la 1a e 2a Squadra giapponesi si riunirono a Sud-Ovest dell'Isola di Quelpart assieme a tre vapori che trasportavano i primi 4 battaglioni dell'esercito destinati ad occupare Seul. L'Ammiraglio Togo fece rotta verso Chemulpo, mentre la 3a Squadra composta di unità antiquate incrociava nello Stretto di Corea per controllare gli eventuali movimenti russi tra Chemulpo e Vladivostok. La protezione dei trasporti che navigavano verso Chemulpo fu affidata agli incrociatori della 4a Divisione, comandata dall'Ammiraglio Uriu, e rinforzata dall'incrociatore corazzato Asama e da due squadriglie di cacciatorpediniere. Questa squadra catturò tre mercantili russi diretti a Chemulpo, due dei quali carichi di munizioni.

La battaglia

Nel porto coreano di Chemulpo, erano all'ancora, fra le varie navi da guerra e mercantili esteri, due navi russe l'incrociatore protetto Varjag e la cannoniera Korejetz, distaccati da Port Arthur. Il tentativo della cannoniera di raggiungere Port Arthur fallì per intervento dei giapponesi che la costrinsero a rientrare nel porto coreano. All'imbrunire dell'8 febbraio i giapponesi iniziarono gli sbarchi delle truppe della 1a Armata su un tratto di costa a sud del 38° parallelo. All'alba del giorno successivo, sbarcata l'intera 12a Divisione di fanteria, l'Ammiraglio Uryu Sotokichi, comandante di una divisione navale giapponese composta da 6 incrociatori e 3 torpediniere, al largo di Chemulpo informò la navi da guerra straniere dell'inizio delle ostilità ed inviò un ultimatum ai russi presenti nella rada. Le due unità russe uscirono al largo e furono accolte dal preciso fuoco giapponese prima ancora che i loro pezzi da 152 mm fossero a portata di tiro. Nel combattimento i giapponesi misero a segno l'11% dei colpi sparati contro nessun centro dei loro avversari. Le navi russe, danneggiate in modo gravissimo, rientrarono in porto e si auto-affondarono.

Le conseguenze

La battaglia fu una vittoria militare giapponese. Le perdite russe a bordo della Varyag furono pesanti, i feriti più gravi furono curati nell'ospedale della Croce Rossa di Chemulpo. Gli equipaggi russi, eccetto i feriti gravi, tornarono in Russia a bordo di navi neutrali e furono trattati come eroi. La Varyag venne successivamente recuperata dai giapponesi e reimmessa in servizio con il nome di Soya (dal nome del promontorio più meridionale di Hokkaido), fino alla suarestituzione il 22 marzo 1916 in virtù dell'alleanza russo-giapponese durante la prima guerra mondiale. Sempre l'8 febbraio la flotta russa di base a Port Arthur si trovava ancorata in mare aperto non potendo rientrare dopo un'esercitazione a causa della bassa marea. L'Ammiraglio Stark non aveva ottenuto da Aleksajev l'autorizzazione a mettere le navi in stato di allarme, quindi le corazzate, un incrociatore corazzato, 5 incrociatori protetti e 25 cacciatorpediniere si trovavano all'esterno del perimetro difensivo del porto con le luci accese per il carbonamento. Mentre Aleksejev chiedeva istruzioni a Pietroburgo, un piroscafo giapponese lasciava indisturbato la rada con gli ultimi sudditi nipponici. A bordo di questa imbarcazione si trovava anche un informatore della Marina giapponese che prese accurata nota della situazione del naviglio alla fonda facendone rapporto all'Ammiraglio Togo.



Bibliografia:
"La guerra nell'Estremo Oriente 1904-1905", L. Dal Verme, Roma 1906
"La guerra russo-giapponese", V. Carpi, Torino 1906-07
"La guerra ruso japonesa", M. J. Lagos, Buenos Aires 1905
"The Russo-Japonese War", fully illustrated, W. Jikemura, Tokyo 1905
"Due late-comers a confronto: la Guerra Russo-Giapponese del 1905", Andrea Portunato, 2009