Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Bassano

8 settembre 1796

Gli avversari

Andrea Massèna, duca di Rivoli, principe di Essling (Nizza 1758 - Parigi 1817)

Maresciallo di Francia. Contribuì a cacciare gli Austro-Sardi dalla contea di Nizza e fu subito promosso gen. di brigata e di divisione (1793); fece le campagne delle Alpi (1794-95) e fu poi agli ordini di Bonaparte nella campagna d'Italia del 1796-97, trionfando a Rivoli (genn. 1797); abile e fortunato, fu soprannominato Il prediletto della vittoria. Nel 1798 fu inviato come assistente del comandante francese a Roma, ma venne rimosso dall'incarico per l'ammutinamento delle sue truppe; nel 1799 batté a Zurigo gli alleati; l'anno dopo difese valorosamente Genova contro gli Austriaci. Insignito del titolo di maresciallo (1804), partecipò alle campagne del 1805-07 e del 1809, distinguendosi a Wagram e a Essling, dove diresse con maestria e valore il passaggio del Danubio contro forze nemiche in vantaggio per numero e posizione. In Portogallo batté più volte gli Anglo-Portoghesi (1810), ma infine si vide costretto ad abbandonare il paese (1811). Nel 1814 aderì ai Borboni e fu governatore di Parigi alla Restaurazione.


Dagobert-Siegmund conte von. Wurmser (Strasburgo 1724 - Vienna 1797)

Come generale servì nell'esercito francese (1745-47), quindi in quello austriaco. Prese parte all'assedio di Magonza (1793), combatté sul Reno, e si impadronì delle linee difensive di Wissenburg. Alla testa dell'armata dell'alto Reno (1795) prese Mannheim. Poi (1797), inviato in Italia, fu battuto da Bonaparte a Castiglione e a Rovereto e costretto a chiudersi a Mantova. Dopo alcuni fortunati tentativi di sortita, Wurmser rimase sconfitto ad Arcole, Rivoli e alla Favorita. Nominato feldmaresciallo, si ritirò a Vienna; nei suoi ultimi anni ebbe il comando militare dell'Ungheria.

Campagna del 1796-97

L'annata campale del 1795 era stata nefasta per le armi francesi: gli eserciti del Reno (Pichegru) e di Sambra e Mosa (Jourdan) avevano dovuto abbandonare la linea del Reno e l'esercito d'Italia (Schérer) non aveva saputo profittare della vittoria del Masséna a Loano. Bonaparte, benemerito del direttorio dopo l'implacabile e fortunata repressione del moto parigino del vendemmiaio, tenuto in pregio dai due più influenti membri dell'Esecutivo (il Carnot, particolarmente incaricato di seguire gli affari della guerra, e il Barras, capo spirituale del direttorio) ottiene il comando dell'esercito d'Italia. Il giovane generalissimo, che ha promesso immediata offensiva e sicura vittoria, lascia Parigi (dopo soli tre giorni dalle sue nozze con Giuseppina) per raggiungere l'esercito d'Italia (marzo 1796). I documenti contabili danno presenti poco meno di 100.000 uomini, ma i combattenti non raggiungono forse i 40.000, di cui circa 4000 di cavalleria. Scarsa la disciplina (compromessa anche dall'insufficienza dei rifornimenti logistici); le bocche da fuoco per la maggior parte immobilizzate dalla mancanza di animali da traino.

Queste forze organizzate in 6 divisioni di fanteria e 2 di cavalleria, sono sparpagliate dalla riviera di Savona-Voltri per Ormea, fino alla testata di Val Vesubia, con altre poche forze a sinistra sulle Alpi, dall'Argentera al Cenisio. Di contro sono l'esercito sardo (M. Colli) e quello austriaco (Beaulieu), il primo dei quali gravita fra Ceva e Mondovì con la sinistra alla Bormida occidentale, e il secondo è estesamente dislocato fra Acqui, Alessandria e Tortona. Mentre il Beaulieu progetta, e inizia un'offensiva che deve avere la sua prima manifestazione contro l'occupazione francese tra i monti e il mare nella regione del Colle di Cadibona, il generale Bonaparte dà inizio alla sua manovra che mira a sfondare lo schieramento nemico nel punto di congiunzione dei due avversari, dove sarà logicamente minima la compattezza della resistenza e dove un successo determinerà una divergenza d'interessi: dovendo il Colli tendere naturalmente alla protezione di Torino e il Beaulieu alla protezione della Lombardia e di Milano. Gli elementi tecnici e quelli psicologico-politici convergono per determinare questa concezione. L'esecuzione fulminea rivelerà le doti eccellenti del capitano. Dal 10 al 14 aprile l'obiettivo è raggiunto (combattimenti vittoriosi di Montenotte, Dego, Cosseria, Millesimo). Colli si ritira, ordinatamente, su Mondovì (mantenendosi aggressivo specie con la cavalleria) e poi su Torino. A Cherasco (27 aprile) è firmato l'armistizio separato franco-sardo. Beaulieu rimasto solo ripiega il grosso in direzione di Alessandria, poi passa il Po a Valenza. Bonaparte inizia la seconda fase della campagna. Astuto manovratore, invece d'inseguire direttamente gli Austriaci, egli corre rapido lungo la destra del Po, per Stradella fino a Piacenza e passa quivi il fiume per prevenire gli Austriaci sull'Adda. Intanto Beaulieu, saputa la mossa francese, accelera la marcia e Bonaparte riesce a cogliere e battere al ponte di Lodi soltanto una retroguardia austriaca (10 maggio). I Francesi restano, comunque, padroni di tutta la Lombardia esattamente trenta giorni dopo l'iniziata offensiva in Liguria. L'occupazione di Milano, il riordinamento delle divisioni assai provate, la necessità di reprimere con rigorosa fermezza la guerriglia cosiddetta dei "barbetti" e alcune ribellioni scoppiate a tergo delle milizie francesi (specie a Pavia) non ritardano l'ulteriore avanzata contro gli Austriaci, riparati nel quadrilatero delle fortezze venete. Il contatto è ripreso a fine maggio. Con una puntata energica a Borghetto e Valeggio, la linea del Mincio è superata, poi è raggiunto l'Adige. Le truppe austriache ripiegano nel Trentino, mentre Bonaparte assedia Mantova, di dove accorre, con parte delle forze, nell'Emilia, nella Romagna e nella Garfagnana, compiendovi opera più politica che militare per sedare le rivolte eccitate dai retrivi. Intanto Vienna prepara la riscossa, affidata al maresciallo Wurmser, che scende dal Trentino alla testa di 50.000 uomini, con la massa maggiore a oriente del Garda, e con una colonna secondaria per il Bresciano. Bonaparte torna immediatamente a nord del Po, opera il concentramento di tutte le forze a sud del Garda nella regione di Lonato; e per aumentare la massa di manovra leva audacemente l'assedio a Mantova, limitandosi a osservarne da Marcaria (Sérurier) il presidio, che resterà paralizzato da quegli eventi inopinati. Con le forze raccolte Bonaparte intende attaccare prima la colonna austriaca che opera nel Bresciano (Quasdanovic) poi il grosso (agli ordini dello stesso Wurmser) sulla linea del Mincio. A Lonato (3 agosto) sbaraglia il Quasdanovic, le cui soldatesche sono parte prese, parte uccise o disperse; e due giorni dopo, a Castiglione, mette fuori causa il Wurmser che intanto ha passato il Mincio nella speranza di giungere in tempo a collegarsi col Quasdanovic. Bonaparte rioccupa la regione fra Mincio e Adige e cinge nuovamente Mantova d'assedio. Vengono ora al generale in capo suggerimenti dal direttorio perché si scosti da Mantova e attacchi il Wurmser riparato nel Trentino, e quindi prosegua per il Brennero a fare massa col Moreau in Baviera. Bonaparte, invece, considera una puntata su Trento, soltanto come premessa (sicurezza del fianco sinistro) a un'ulteriore offensiva per il Friuli, da condurre al momento opportuno, meta ultima Vienna. Ma intanto il Wurmser, ricevuti rinforzi, inizia una nuova offensiva da Trento per la Valsugana, col grosso delle forze imperiali, poche rimanendo a guardia del Trentino. Il Bonaparte è già in marcia su Trento dal Bresciano e dal Veronese e ha già cacciato gli Austriaci da Mori, da Ala e da Rovereto, quando apprende la mossa del principale corpo nemico per Bassano. Decide allora di cacciarsi alle sue calcagna per la Valsugana a marce forzate (100 km. in due giorni), raggiunge e attacca di sorpresa a Primolano la retroguardia del Wurmser. mentre ai suoi corpi staccati nel piano ordina di manovrare in modo da accerchiare il nemico.

La battaglia

«Gli Imperiali s'accamparono a Bassano, e nel mattino dell'otto settembre Bonaparte s'avviò alla lor volta».

«Massena costeggiò la Brenta alla destra, Augerean alla sinistra, ed investirono la città con prodigioso ardire e sorprendente celerità, si fattamente, che nel mentre il primo da una parte, il secondo dall'altra di quella entrava, per cui Wurmser restò meravigliato di quel loro repentino attacco e dello scompiglio dei battaglioni austriaci, ai quali era stato imposto di proteggere ed assicurare la ritirata del quartier generale». I soldati francesi attaccarono alla baionetta la posizione di resistenza che gli austriaci difesero accanitamente; i combattimenti furono aspri e prolungati; il generale Massena guidò personalmente l'assalto dei suoi uomini mostrando la consueta energia. Nonostante la disperata difesa gli austriaci vennero progressivmanete sbaragliati dai continui attacchi francesi e furono costretti a ripiegare in disordine verso Bassano mentre la 4ª demi-brigade di linea, guidata energicamente del colonnello Jean Lannes che rimase ferito negli scontri, conquistava d'assalto il ponte e proseguiva verso la città. Dopo una rapida avanzata di alcuni chilometri i soldati francesi alle ore 15.00 dell'8 settembre entrarono a Bassano senza molte difficoltà e si impadronirono di 32 cannoni, otto bandiere, due equipaggi da ponte e duecento vetture del traino; le truppe francesi, stanche e prive di regolare vettovagliamento da giorni, poterono saccheggiare l'abbondante bottino raccolto nella città; 6.000 soldati austriaci furono catturati e i resti dell'esercito del feldmaresciallo von Wurmser si ritirarono in disordine. Con la conquista di Bassano il generale Bonaparte aveva completato con pieno successo, grazie alla sua aggressività e all'infaticabile energia mostrata dalle truppe, l'audace manovra alle spalle del nemico.

Le conseguenze

«In mezzo però a quella rapida vittoria de' Repubblicani, il generale austriaco si diede a raccogliere affrettatamente quanti poté de' suoi soldati, e si ripiegò su Verona, sempre inseguito da' nemici; ma non poté entrare in quella città perché Kilmaine la difendeva, valorosa mente e gagliardamente respinse ogni assalto degli Austriaci. Vedendo troppo difficile l'entrare nella medesima, e sapendo a tergo altri Francesi, volse il pensiero il vecchio maresciallo a passar l'Adige a Legnago, di presidio provveduto, per indirizzarsi poscia verso Mantova».