Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Akroinon

740

I comandanti bizantini

Leone III Isaurico Imperatore d'Oriente (n. Germanicea in Commagene 675 ca.-m. 741).

Stratego d'Oriente, detto Isaurico da Teofane, ritenuto siriaco da altri scrittori, fu acclamato imperatore (717) in sostituzione di Teodosio III. Con la grande vittoria conseguita (717-718) sugli arabi che, passati in Europa, avevano attaccato Costantinopoli per mare e per terra, Leone fiaccò definitivamente lo slancio aggressivo dei musulmani. Riportando la guerra in Asia, respinse gli arabi sino all'Eufrate, sconfiggendoli ad Akroinos (740). In un vasto piano di riforma volto a svecchiare lo Stato e consolidare l'autorità imperiale vanno inquadrati i due decreti del 726 e del 730, che proibivano il culto delle immagini sacre, suscitando la lunga contesa iconoclastica. Oltre ai decreti pubblicò anche un nuovo codice, detto Ecloga, a modifica della legislazione giustinianea, e generalizzò il sistema dei temi. Gli successe il figlio Costantino V.


Costantino V, Copronimo, imperatore d'oriente.

Nato nel dicembre 718, incoronato e associato al trono nel marzo 720, seguì le vie tracciate dal padre, Leone III Isaurico, tanto nella politica estera quanto in quella interna. Irreducibile avversario del culto delle immagini, gl'iconoduli gli furono avversi sin dai primi giorni del regno e nel 741 favorirono la rivolta di Artavasde, il quale riuscì a farsi incoronare imperatore dal patriarca Anastasio. La rivolta però fu domata (novembre 742) e l'atteggiamento degli oppositori non ebbe altro risultato se non quello di rendere più rigida la politica iconoclastica. Costantino non solo mantenne i precedenti decreti, ma da un concilio convocato a Hieria nel 753 e al quale parteciparono 338 vescovi ottenne che fosse proclamato come contrario alla dottrina cristiana il culto delle immagini. Si aprì un periodo di violenta persecuzione: alti prelati e funzionari furono colpiti di pena capitale o esiliati; molti conventi furono o secolarizzati o trasformati in caserme, i beni dei monaci furono confiscati. Gli scrittori iconoduli e le genti timorate si vendicarono del monarca, affibbiandogli i titoli più offensivi, come quelli di "staffiere" e di "copronimo" col quale è passato alla storia. Ma bisogna riconoscere che egli non si ispirò se non al nobile proposito di eliminare dal culto usanze che erano degenerate in una vera idolatria, e di ristabilire nello stato la preminenza del potere civile insidiato dalle usurpazioni del clero.

Le lotte interne non distrassero Costantino dalle guerre contro i nemici esterni. La controffensiva contro gli Arabi era cominciata già sotto Leone III, e Costantino aveva preso parte alla battaglia di Acroinos (739), finita con la vittoria dei Bizantini. Costretto a interrompere le operazioni per la rivolta di Artavasde, egli le riprese nel 745, in un momento molto favorevole, essendo scoppiata nel mondo arabo una guerra civile in seguito all'uccisione del califfo al-Walid II. Sotto la guida dello stesso imperatore i Bizantini sconfissero la flotta musulmana nelle acque di Cipro e per terra occuparono Germanicia, Melitene e Teodosiopoli. Ma la guerra più dura fu quella contro i Bulgari. Dal 755 al 775 Costantino intraprese contro di loro non meno di nove spedizioni e riportò anche splendide vittorie, come quelle di Marcellae (759), di Anchialo (762), di Lithosoria (766). La frontiera dell'Impero fu ricondotta più a nord e rafforzata, e la Tracia e Costantinopoli ebbero per qualche tempo un po' di respiro, ma il pericolo bulgaro non fu eliminato. Un colpo sensibile al prestigio di Bisanzio in Occidente fu la perdita dell'esarcato di Ravenna e del ducato di Roma, passati alle dipendenze del papa: Costantino, impegnato in Oriente, ben poco fece per la difesa di quelle due lontane provincie. Le lunghe e dispendiose guerre non impedirono che Costantino dedicasse somme notevoli a opere di pubblica utilità. Fra queste sono da ricordare: la restaurazione dell'antico acquedotto della capitale, il ripopolamento della stessa capitale e di molti luoghi della Tracia e della Grecia dopo i grandi vuoti lasciati dalla peste del 747, il riscatto di migliaia di prigionieri di guerra. Con tutto ciò egli lasciò l'erario in floridissime condizioni. Morì il 23 settembre 775.

La genesi

In seguito alla disastrosa battaglia di Sebastopolis, i bizantini si andavano indirizzando verso una strategia totalmente difensiva, permettendo agli eserciti musulmani di lanciare regolarmente incursioni nell'Anatolia Bizantina. Le incursioni stavano avendo luogo su una base regolare, presentandosi praticamente ogni estate. Successivamente al 720, vennero lanciate una o due campagne annuali, a volte anche accompagnate da un attacco navale, oppure seguite da una spedizione invernale. Questi tipi di incursioni non erano più volte alla conquista territoriale permanente, ma si trattava piuttosto di incursioni di grande impatto, indirizzate a depredare e devastare le campagne ed attaccare di quando in quando solamente roccafortie o sistemi difensivi di maggiore importanza. Progressivamente, queste incursioni divennero sempre più importanti e furono condotte da alcuni dei leader più prominenti del Califfato, inoltre, durante queste spedizioni, del 738 e 739, gli arabi raccolsero una serie di imprtanti successi inclusa la cattura della città di Ancyra. Per l'anno 740, il Califfo Hisham assemblò la più grande spedizione del suo regno, mettendolo sotto il suo ibn di Sulayman di figlio Hisham. Questo esercito era il più grande, numericamente parlando di tutti quelli delle recenti decadi: consisteva di tre diverse divisioni che andavano ad assommare un totale di 90,000 uomini in armi. Una delle 3 divisioni, forte di 20,000 unita' era sotto i comandi di Abdallah al-Battal ed al-Malik l'ibn Shu'aib; fu questa divisione a dover affrontare, ad Akroinon, i bizantini.

La battaglia

Leone, che pancor prima di essere un grande imperatore era stato un grande generale, condusse personalmente il suo esercito in battaglia. Suo figlio, e futuro imperatore, Costantino V era là, alla testa delle forze bizantine, a fianco di suo padre. A tutt'oggi, i dettagli della battaglia non sono conosciuti, ma sappiamo per certo che l'Imperatore si assicurò una vittoria schiacciante sul nemico: entrambe i comandanti arabi persero la vita nello scontro, così come gran parte del loro esercito. Sopravissero, allo scontro di Akroinon approssimativamente 6,800 guerrieri arabi i quali furono in grado di resistere per un certo lasso di tempo ed organizzarsi per una ritirata ordinata.

Le conseguenze

La vittoria a Akroinon fu un successo importante per i Bizantini, in quanto fu la prima vittoria in larga scala ottenuta in una battaglia in campo aperto contro gli Arabi. Interpretandola come evidenza del favore divino nei suoi confronti, Leone rafforzò la propria convinzione di continuare nella sua politica iconoclastica adottata alcuni anni prima (726). A breve termine, questo successo aprì la via a incursioni offensive bizantine in territorio arabo: nel 741 i Bizantini attaccarono l'importante base araba di Melitene. Nel 742 e nel 743, tuttavia, gli Umayyadi approfittarono di una guerra civile scoppiata a Bisanzio tra l'Imperatore Costantino V e l'usurpatore Artavasde e sferrarono incursioni in Anatolia senza trovare opposizione, ma le fonti arabe non riportano nessun altro risultato importante.

La sconfitta araba a Akroinon è stata tradizionalmente definita una battaglia "decisiva" e "punto di svolta" nelle guerre arabo-bizantine, in quanto allentò la pressione araba su Bisanzio. Altri studiosi tuttavia, dallo studioso siriano dell'inizio XX secolo E.W. Brooks a studiosi più recenti come Walter Kaegi e Ralph-Johannes Lilie, non concordano con ciò, sostenendo che Akroinon coincise non solo con altri rovesci pesanti subiti dagli Arabi nelle più remote province del Califfato, che esaurì le sue risorse militari sovraestese, ma anche con turbolenze interne dovute alle guerre civili e alla Rivoluzione abbaside. Comunque, gli attacchi arabi contro l'Impero bizantino negli anni 740 furono inefficaci e finirono presto col cessare completamente. Costantino V fu in grado di approfittare del collasso del Califfato Umayyade lanciando una serie di spedizioni in Siria e assicurarsi l'ascesa bizantina sulla frontiera orientale, che durò fino agli anni 770. Nel mondo musulmano, la memoria del comandante arabo sconfitto, Abdallah al-Battal, fu preservata, e divenne uno dei più grandi eroi dei poemi epici arabi e successivamente turchi come Battal Gazi.