Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Merv

2 dicembre 1510

Gli avversari

Ismail I (17 luglio 1487 - 23 maggio 1524)

Shah Isma'il Abu I-Mo'affar bin Shaykh Haydar bin Shaykh Junayd Safawi è stato il capostipite della dinastia safavide con sede a Tabriz nell'Iran nord occidentale, una città di tradizione imperiale.
Ancora in giovane età prende il titolo di Shah, ma poco dopo si proclama capo indiscusso e leader del Kizil Bas, una confraternita militare, dando inizio ad una nuova era che coincide con l'impianto di una nuova fede religiosa, lo sciismo duodecimano, ideologicamente non corrispondente allo sciismo originale.
Shah Isma'il, ispirato da un disegno imperiale, compie campagne militari (1501-1511) che ampliano il suo impero. Sono vittorie eclatanti che aumentano il suo carisma, poiché secondo i suoi seguaci esse sono la dimostrazione della sua natura divina. Di particolare importanza è la conquista dell'Iraq, dove ci sono le tombe di Ali e altre figure importanti dello sciismo. Entrò in contrasto con gli Uzbechi (fortemente sunniti) e gli ottomani (che occupavano ancora un territorio circoscritto all'Anatolia). Il successo ottenuto in campo militare, il carattere di leader forte e le decise convinzioni religiose trova interesse nelle potenze europee dell'epoca, tra cui la Repubblica di Venezia e il Papato di Roma, che a lungo andare potesse essere tratto nella sfera di influenza contro la Turchia ottomana.
Dopo l'avvicendarsi di continue battaglie verificatesi nel secondo decennio del '500 per la conquista dei territori mediorientali oggi riconosciuti come Iraq, Azerbaijan e Turchia, Shah Isma'il I morì alla giovane età di 37 anni, lasciando i suoi domini in mano al figlio Tahmasp I.


Shaybani Khan, Abu al-Fath Muhammad Khan uzbeko di Bukhara (n. 1468 - m. 1510)

Nipote e successore di Abu al-Khayr Khan, continuò l’opera di consolidamento delle tribù uzbeke iniziata dal suo predecessore. Appena salito al trono invase il Mawarannahr e nel 1500 occupò Samarcanda. Fondò sulle rovine timuridi l’ultimo grande impero del Turkestan. Morì nella battaglia di Merv per mano safavide.

La genesi

La battaglia di Merv (o Marv) avvenuta il 2 Dicembre 1510 si è conclusa con una vittoria decisiva per la dinastia safavide che pose fine all'invasione uzbeka di Khorasan. La dinastia safavide riguadagnò così il controllo del Khorasan (regione compresa tra il nord-est dell'attuale Iran, regioni meridionali dell'odierno Turkmenistan e Afghanistan nord-occidentale).
Dopo che gli uzbeki al seguito di Shaybani presero il potere in Transoxiana, intorno al 1495, Muhammad Shaybani Khan vide una possibilità di annettere il territorio dei timuridi di Herat, cosa che alla fine si verificò quando le forze del Khan uzbeko occuparono la stessa città ed i suoi dintorni nel 1507, sfruttando le lotte intestine che coinvolsero Badi al-Zaman, figlio ed erede di Husayn Bayqarah signore di Herat contro suo fratello Muzaffar Husain.
Ma in precedenza, un altro grande condottiero si affacciava nello stesso scacchiere. Lo Shah Ismail iniziò la sua campagna in Azerbaijan nel 1502 riunificandolo del tutto con l'Iran nel 1509. Proprio in quell'anno, Badi al-Zaman, figlio ed erede di Husayn Bayqarah signore di Herat, chiese asilo alla corte di Ismail inducendolo a lanciare una campagna a est.

La battaglia

Shah Ismail raggiunse il Khorasan con grande velocità; Shaybani Khan, vista la rapida ed incontrastata avanzata del nemico, decise così di ritirarsi nella fortezza di Merv per attendere rinforzi dalle tribù uzbeke. L'esercito safavide, una volta valutate le forze nemiche all'interno della fortezza, effettuò una finta ritirata, incoraggiando così gli uzbeki a lasciare il castello per un'inseguimento che in realtà li fece cadere in un'imboscata. L'armata uzbeka venne distrutta dai Kizilbash (discepoli dell'ordine sufi sciita sorti attorno al XV secolo; furono i Kizilbash a portare il loro leader Isma'il al potere, contribuendo così alla fondazione della dinastia safavide; il loro nome, "testa rossa", derivava dal colore del copricapo che indossavano, un cappellino di colore rosso con dodici pieghe, in ricordo dei dodici imam dello Sciismo. Questo copricapo è noto come Taj-e Heydar in persiano, con riferimento al maestro Sufi Heydar: "Taj" in persiano significa "corona"), le truppe dello Shah Ismail, una volta che il nemico era giunto ormai troppo lontano dal castello per poter scampare in qualche modo al massacro.
In partenza, le forze safavidi erano pesantemente in inferiorità numerica nei confronti dell'esercito di Shaybani Khan (pare che gli uzbechi fossero 28.000 mentre lo Shah poteva contare su circa 17.000 guerrieri), ma lo stesso Khan, preso dalla fretta di chiudere subito la contesa con l'avversario, cadde troppo facilmente nella elementare trappola tattica preparatagli da Isma'il, e pagò questo errore con la propria vita, visto che fu catturato e ucciso mentre cercava di sfuggire alla battaglia.
Lo Shah Ismail fece dividere il suo corpo in più parti che vennero inviate in varie aree dell'impero perché fossero esposte alle popolazioni. La tradizione riporta che Isma'il tenne per sé il cranio del nemico, ricoperto in oro, e trasformato in un calice. Il controllo safavide del Khorasan cominciava così, e insieme con esso la conversione di molti degli abitanti della regione alla confessione dello Shah Ismail: lo Sciismo.

Le conseguenze

Con l'insediamento dello Shah Isma'il iniziò una prospera fase per la regione: in questo periodo venne restaurata una grande diga (la Sultan Band) sul fiume Murgab, e l'insediamento crebbe nell'area irrigata che prese il nome di Bairam Ali, nome con cui è nominata in alcuni testi del diciannovesimo secolo.
Merv rimase in mani persiane fino al 1787 quando venne catturata dall'emiro di Bukhara. Sette anni dopo i Bukharani rasero al suolo la città, ruppero la diga, e trasformarono l'antica bellezza in una landa desolata. L'intera popolazione dei territori circostanti, circa 100.000 persone, venne deportata in vari momenti nell'oasi di Bukhara. Dal momento che tutti loro parlavano lo Shi'as, resistettero all'assimilazione da parte dei Sunni. Questi Marvis sono sopravvissuti fino ad oggi, sono stati chiamati "Irani/Iraniani" nel censimento sovietico degli anni ottanta, e sono presenti nelle città di Samarcanda, Bukhara e nell'area compresa tra i fiumi Amu Darya e Syr Darya.