Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Ilgin

Agosto 1101

I capi crociati

Guglièlmo IX duca d'Aquitania e conte d'Alvernia e di Poitiers

Figlio (1071-1126 o 1127) di Guglielmo VIII e di Ildegarda di Borgogna, successe al padre a poco più di quindici anni (1086). Dieci anni dopo, profittando dell'assenza di Raimondo conte di Tolosa, partito per la prima crociata, s'impadronì prima del suo titolo e poi del suo stato, usurpazione che durò poco tempo per la resistenza opposta dal figlio di Raimondo, Bertrando, e dai suoi alleati (1100). Partì allora con un suo esercito per la Terra Santa, ma perse tutti i suoi uomini e dovette rifugiarsi ad Antiochia. Tornato dopo varie vicende in patria, nel 1114 s'impadronì ancora una volta della contea di Tolosa, che conservò fino al 1120. Combatté inoltre contro i Mori in Spagna e contro i Tedeschi ai confini della Champagne. Guglielmo fu anche trovatore di notevole valore, e fra i più antichi, in lingua provenzale. Padrone d'una tecnica esperta e raffinata, mostra nelle undici liriche a noi pervenute (alcune d'argomento salace, accanto ad altre di tono sentimentale) una notevole freschezza d'ispirazione unita a una considerevole disciplina artistica.


Guèlfo IV (ted. Welf) duca di Baviera

Figlio (m. 1101) del margravio Alberto Azzo II d'Este e di Cunizza sorella di Guelfo III, fu partigiano dell'imperatore Enrico IV, che gli conferì (1070) il ducato di Baviera. Successivamente accordò il proprio appoggio al figlio ribelle dell'imperatore, Corrado, ma poi si riconciliò con Enrico (1096). Morì forse nell'isola di Cipro, di ritorno dalla prima crociata.

La genesi

Era ancora per via un terzo esercito di pellegrini condotto da Guglielmo di Pontieri, nel quale militavano il conte del Vermandese, il vescovo di Chiaromonte, Guelfo Quarto duca di Baviera e la contessa Ida margravia d'Austria. Giunti a Costantinopoli, gli Allemanni e gli Aquitani non sapevano ancor nulla di quanto avessero a sostenere nell'Asia Minore, poiché (dicono le vecchie croniche) tanto era facile il ritornare da quei paesi che dal regno de' morti; e nondimeno sinistramente presentivano, onde parte di loro stimando la Romania quasi baratro sepolcrale ove i popoli d'Occidente perdevansi, volevano andare in Palestina per la via del mare; opponevansi altri a questo disegno, mostrando i pericoli a che si esponevano per le vendette e per le tradigioni di Alessio, e quelli delle fortune di mare. In questo doloroso fluttuare di pareri (dice Eccardo) vedevasi il padre separarsi dal figliuolo, il fratello dal fratello, l'amico dall'amico, nella quale separazione in che ognuno studiava la preservazione di sua vita, aveavi più amarezza e dispiacenza che nella morte istessa; di modo che quelli che preferivano la via di mare e quelli che volevano passare per la Romania, mutando spesse fiate proposito, o ricompravano i cavalli venduti o lasciando le provigioni terrestri s'accontavano co' nocchieri, e in ogni modo non rimovevano il duro fato che gli aspettava. Tale è' il ristretto della relazione d'un pellegrino partito d'Occidente con i Crociati teutonici, ed egli medesimo, dopo lunga esitazione, prescelse la via del mare, per la quale senza pericoli, giunse con molti altri pellegrini al porto di Jaffa , proietto dalla divina clemenza. Guglielmo di Pontieri e i suoi compagni traversarono lo stretto di San Giorgio, e giunsero a Nicomedia a tempo delle messi, con una, piuttostoché esercito, carovana di uomini, donne, fanciulli e vecchi di qualunque stato e condizione: con la qual moltitudine, inoltraronsi per l'Asia Minore tenendo la medesima strada già fatta dai primi crociati. Il corpo di Guglielmo da Pontieri, cammin facendo, prèse le città di Filomelio e di Salamiè; discese quindi verso Eraclea, per trovarvi (dice Alberto Aquense) certo fiume molto desiderato, il quale non seppero scoprire i compagni del conte di Niversa e che veramente scorre in non grande distanza da Eraclea.

La battaglia

Quando l'esercito era già propinquo al cercato fiume e moltoi prostrato dall'eccessivo caldo, se gli fèciono incontro, i Turchi, sopra le due ripe disposti in ordine di battaglia, si appiccò fiera zuffa, furono vinti i Cristiani e presero la fuga; molta fu la strage di loro. Il vescovo di Chiaromonte in Alvergna, il duca di Baviera, il conte di Pontieri, quasi soli ebbero la buona ventura di salvarsi pigliando la montagna e per certe gore ignorate. Il duca del Vermandese trafitto da due freccie mori' a Tarso e fu nella chiesa di San Paolo sepolto. La margravia di Austria e molte illustri dame disparvero nel tumulto della pugna e della fuga, vocirandosi da alcuni che fosse morta calpestata dalla cavalleria, e da altri, che fosse, stata presa dai Turchi, e condotta nel Corasano; paese (dice Alberto Aquense) diviso dalla terra da paludi e grandissime montagne e nel quale i prigionieri Cristiani, tenevasi chiusi in istalle come armenti.

Le conseguenze

Così vennero meno tre grandi eserciti, simili ad altrettante nazioni, tutti dal medesimo fato distrutti, dalla medesima imprevidenza de' capi, dalla medesima indisciplinatezza de' soldati, e offertisi quasi da per sé stessi al ferro sterminatore de' Turchi. Vero è che nella prima crociata v'ebbero pure inforfunii e non piccoli, ma non senza gloria, mentre per lo contrario i nuovi crociati inonorati perivano: né le imbelli frotte che gli seguitavano ebbero poca parte alla loro ruina; né piccola cagione ne furono le illusioni nate in Occidente dopo le vittorie de' primi Crociati; volendo tutti partire immaginandosi che in Asia non fossero rimasti più né Turchi né Saraceni, e che bastasse porsi in cammino per giungere senza ostacolo a Gerusalemme.

Gli storici coetanei ci affermano con molta gravità che in questa disgraziata spedizione quattrocentomila pellegrini escirono da questo mondo caduco per vivere eternamente nel seno di Dio; e non numerano quelli caduti nella schiavitù de' Turchi; de'quali possiamo argomentare la sterminata moltitudine, considerando soltanto alle donne, che partironsi in numero quasi infinito e niuna ne ritornò in seno di sua famiglia. De' Crociati fuggiti alla strage, parte ripararono a Costantinopoli, parte ad Antiochia. In seguito vedrannosi le misere reliquie di questa Crociata giungere a Gerusalemme ove alcuni principi a cui pareva essere stati miracolosamente salvati dai ferri turcheschi, persero la libertà o la vita combattendo cogli Egizi. Morì il duca di Baviera e fu nell'isola di Cipro sepolto; Arpino di Bruggia a cui successe di ritornare in Francia, rendessi monaco aduni. Guglielmo di Pontieri pose in canzoni i disastri della crociata facendone solazzo al suo dolore, e spessefiate (dice Orderico Vitale) cantava nelle corti que'suoi versi di piacevole e quasi ironica malinconia: dotato di quel morale temperamento a cui sono soggetto di riso e di trastullo anco le umane calamità.



Tratto da:
"Storia delle crociate" scritta da Giuseppe Francesco Michaud, Volume 1, Firenze 1842