Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Assedio di Hsiang-Yang (Xiangyang)

1268-1273

Il Khan Mongolo

Qubilay (ital. Cubilài o Cublài, anche Kubilài o Kublài)

Gran khan dei Mongoli e imperatore della Cina (n. 1215 - m. 1294), nipote di Genghiz khan. Incaricato (1251) da suo fratello Mangu, gran khan, di amministrare le province mongole della Cina settentrionale, Qubilay prese parte alla guerra contro i Song che regnavano nella Cina meridionale. Alla morte di Mangu (1259), l'unità dell'impero sembrò messa in pericolo dai vari pretendenti al khanato supremo, ma Qubilay, respinti tali tentativi, rimase capo incontrastato dell'impero; spostò la capitale da Karakorum a Pechino (1264) e fondò la dinastia Yuan. Tra il 1276 e il 1279 completò la conquista della Cina, dopo di che inviò, con scarsa fortuna, spedizioni militari nei paesi dell'Asia meridionale e contro il Giappone. Alla sua corte soggiornò a lungo Marco Polo. Eclettico e tollerante in fatto di religione, subì l'influenza della civiltà cinese.

La genesi

La dinastia cinese dominante al momento dell'avvento della potenza mongolica in Asia era quella Song, la quale regnò sulla Cina dal 960 al 1279. La sua fondazione riportò l'unità politica in Cina che si era persa con la caduta della Dinastia Tang nel 907. Gli anni compresi in questo intervallo sono noti come il periodo delle Cinque dinastie e dieci regni. Essa è stata il primo governo nella storia del mondo ad emettere a livello nazionale banconote o vera carta moneta e il primo governo cinese a stabilire una marina militare permanente. Questa dinastia vide anche il primo utilizzo noto della polvere da sparo, così come la prima rilevazione del nord tramite una bussola. Nel 1127, terminò la prima fase della dinastia Song, detta anche dinastia dei Son Settentrionali, i quali dovettero cedere le terre del nord ai Mongoli Jurcin e concentrarono la loro autorità sulla più ricca Cina del sud, istituendo una nuova capitale a Hang-chou, alla foce del fiume Yangtze. La dinastia meridionale Song finì per rappresentare per la Cina qualcosa di simile all'Età dell'Oro, con l'apporto di immense ricchezze attraverso l'espansione delle vie commerciali, che portarono anche un nuovo tipo di riso dall'Annam che permise notevoli progressi nell'agricoltura. Purtroppo per loro però, i Song non erano dotati di un esercito abbastanza forte e aggressivo come quelli delle dinastie precedenti. Quando le truppe di Temucin conquistarono Pechino, nel 1215, Gengis Khan venne riconosciuto sovrano della regione del nord; quindi, egli mosse guerra al popolo Hsia, verso occidente, sconfiggendolo nel 1227, l'anno della sua morte. Suo figlio Ogòdài proseguì nell'assoggettamento dei territori settentrionali ribelli. Nel tentativo di sottomettere definitivamente gli Jurcin, Tolai, nipote di Ogòdài, ottenne di poter passare liberamente attraverso le terre dei Song per completare un ampio movimento accerchiante che portò, alla fine, all'annientamento di quel popolo. In cambio della collaborazione offerta, i Song chiesero la restituzione di una parte dei territori perduti nel nord; quando i Mongoli rifiutarono, i Song presero con la forza la provincia di Honan, dando inizio a una guerra che durò 35 anni. La maggior parte delle operazioni militari contro i Song venne diretta da Mangu e Qubilay, nipoti di Ogòdài, che ottennero entrambi qualche successo tra il 1250 e il 1260, anche se l'invasione da loro messa in atto subì una battuta d'arresto a causa di problemi di politica interna. Una volta resa sicura la propria posizione, quest'ultimo tornò a occuparsi della guerra contro la dinastia meridionale Song. L'uomo che Qubilay mise a capo dell'invasione era un disertore Song, Liu Cheng; la sua fu una mossa saggia, poiché quest'ultimo non solo sapeva bene quali fossero le principali città che i Mongoli avrebbero dovuto conquistare, ma era anche esperto di guerra navale, un settore strategico che, un popolo della steppa come quello dei Mongoli non conosceva. Tale competenza, insieme al gran numero di truppe mongole terrestri, si dimostrò una combinazione vincente. La fortezza chiave su cui si concentrò Qubilay fu quella di Hsiang-yang, sul fiume Han; questa città, con quella quasi altrettanto forte di Fan-cheng, direttamente al di là del fiume, sorvegliava la principale via d'accesso alla valle dello Yangtze, che i Mongoli avevano bisogno di controllare per raggiungere la capitale Song a Hang-chou.

La battaglia

La citta' di Hsiang-yang era pronta all'arrivo dei Mongoli: il comandante della guarnigione, Lu Wen-huan, aveva una fortezza ben munita da difendere, provviste per un anno e la possibilità di comunicare attraverso una serie di ponti con Fan-cheng, al di là dell'Han; tutto ciò rendeva difficile conquistare la sua città. Qubilay inviò Liu Cheng con 60.000 veterani, che, nel marzo 1268, cominciarono il blocco di Hsiang-yang. I Mongoli avevano costruito il loro impero asiatico con l'uso di imponenti forze di cavalleria, del tutto inutili per assediare una città. Fin dai tempi di Gengis, tuttavia, erano stati pronti ad adottare le tecniche delle popolazioni sottomesse e, quindi, non erano nuovi a questo tipo di operazione militare. Essi innalzarono rapidamente 16 chilometri di linee fortificate intorno alla città, ma dovettero anche approntare una flotta per impedire qualsiasi aiuto per via fluviale: iniziarono a fortificare le città di Po-ho-k'ou e Lu-men Shan, a valle di Hsiang-yang, allo scopo di colpire un'eventuale flotta di liberazione proveniente dallo Yangtze. Comunque, gli aiuti alla citta' assediata continuavano a giungere da Fan-cheng, e in ottobre Qubilay ordinò a un'altra armata, al comando di A-chu, di circondare quest'ultima città. Il suo arrivo creò il panico a Hsiang-yang: il 6 dicembre, le forze Song tentarono una sortita, ma i risultati furono disastrasi e i difensori non lasciarono più la fortezza. Eppure, anche con Fan-cheng circondata, e quindi non in grado di inviare rinforzi, non sempre l'assedio si dimostrò efficace, e cosi', il tempo passava senza che nessuno dei due schieramenti sembrasse intenzionato a cedere. Nel febbraio 1269, Qubilay mandò un emissario perché lo informasse sui progressi dell'assedio e suggerisse provvedimenti per migliorare la situazione: il risultato furono altri 20.000 uomini per rafforzare le fortificazioni lungo il fiume. Nell'agosto 1269, da parte Song vi fu un tentativo di inviare rifornimenti con 3000 imbarcazioni, che vennero facilmente respinte. Nell'aprile 1270, Liu Cheng e A-chu chiesero altri 70.000 uomini e 5000 navi; Qubilay inviò i nuovi rinforzi per l'assedio proprio quando Chia Ssu-tao decideva, nell'ottobre 1270, di fare un ulteriore massiccio tentativo di mandare rifornimenti, che anche questa volta fallì. L'unico, piccolo successo ottenuto dalle forze di liberazione Song ebbe luogo nel settembre del 1272: due flotte, una da guerra e l'altra con i rifornimenti, discesero un affluente dell'Han; mentre le navi da guerra impegnavano quelle mongole, parecchie navi da trasporto con 3000 uomini a bordo superarono la zona della battaglia e raggiunsero Hsiang-yang. Esse rifornirono la città di alcuni generi di prima necessità, tra cui il sale, dopo di che cercarono di tornare indietro superando l'accerchiamento. Sembra che un equipaggio passasse ai Mongoli, avvertendoli del tentativo, e i 3000 finirono in una trappola che li annientò. Dopo questo incidente, le linee intorno alla città furono ulteriormente rafforzate. Il cambiamento decisivo nella situazione ebbe origine molto lontano dalla Cina. Sempre più frustrato dall'assenza di progressi, Qubilay ascoltò il suggerimento di uno dei suoi consiglieri, Arigh Khaya, e inviò un messaggio al nipote Abakha, che governava i possedimenti mongoli in Persia.

Alla fine del 1272, giunsero due ingegneri persiani, Ismail e Ala al-Din, esperti nella costruzione e nell'impiego di macchine d'assedio: dopo aver esaminato la situazione, i due diressero la realizzazione di un mangano e una catapulta. Le macchine lancia-pietre vennero impiegate nel marzo del 1273 contro Fan-cheng, provocando in pochi giorni danni sufficienti a permettere un attacco vittorioso contro la città. «La battaglia infuriò di strada in strada, di casa in casa, e, quando non vi fu più alcuna possibilità di continuare a combattere, gli ufficiali, piuttosto che arrendersi, si uccisero, imitati dai loro uomini. In effetti, i Mongoli avevano conquistato Fanching, ma tutto quello che ottennero fu una città di rovine e di ceneri» (Boulger, The History of China, cit., p. 338). Quando Fan-cheng cadde, Lu Wen-huan capì che la sua città non avrebbe potuto sopravvivere a un attacco simile. Dopo qualche lancio preliminare di pietre, i Mongoli offrirono condizioni generose; Lu Wen-huan le accettò, insieme all'offerta di servire nell'esercito di Qubilay.

Le conseguenze

Anche se la caduta di Hsiang-yang non annientò la dinastia Song, le sorti della guerra mongola si volsero contro di essa. Infatti, con l'accesso dal fiume Han allo Yangtze ormai libero, l'esercito mongolo aveva la strada aperta verso Hang-chou, la capitale. Qubilay Khan aveva già proclamato la fine della dinastia Song nel 1271, durante l'assedio di Hsiang-yang, annunciando la fondazione della dinastia Yuan, nonostante l'ultimo pretendente al trono Song fosse sopravvissuto fino alla battaglia di Yamen del 1279. Anche se ebbe durata relativamente breve, il governo di Qubilay non fu privo di aspetti positivi. Rendendosi conto della superiorità dell'amministrazione cinese rispetto a quella tradizionale mongola, fece sì che il suo popolo si adattasse al sistema del Paese sottomesso: l'efficiente servizio civile istituito dai Song rimase inalterato e le vie commerciali da loro usate furono riaperte. Merito della dinastia di Qubilay fu permettere il flusso ininterrotto della cultura e della burocrazia cinese, dando vita a un impero omogeneo più grande di quanto non fosse mai stato in precedenza. Dopo la morte di Qubilay, avvenuta nel 1294, i suoi successori governarono in maniera inefficiente e si combatterono a vicenda: il malcontento che ne seguì provocò una rivolta che, nel 1368, portò alla cacciata dei Mongoli verso occidente, oltre la Grande Muraglia, e alla fondazione della dinastia Ming. Tuttavia, il territorio che Qubilay aveva lasciato, dopo averlo ulteriormente esteso, avrebbe in gran parte costituito la Cina attuale.