Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Helgoland

28 Agosto 1914

Gli avversari

Franz von Hipper

Ammiraglio tedesco, nato a Weilheim (Baviera) il 13 settembre 1863. Promosso sottotenente di vascello nel 1884, percorse l'intera carriera e, contrammiraglio nel 1911, ebbe il comando delle forze navali d'esplorazione e delle siluranti. Vice-ammiraglio nel 1915, comandò le navi tedesche alla battaglia del Dogger Bank; ammiraglio nel 1918, tenne il comando in capo delle forze navali d'esplorazione, indi delle forze d'alto mare. Come conseguenza della sua partecipazione alla battaglia dello Jutland, gli fu conferita la medaglia al merito di guerra e il titolo nobiliare. Fu collocato a riposo il 13 dicembre 1918.


Sir Roger John Brownlow Keyes

Ammiraglio inglese (Forte Tundiani, Panjab, 1872 - Buckingham 1945). Partecipò alla prima guerra mondiale distinguendosi in molte occasioni: nelle acque di Helgoland (1914), nelle operazioni ai Dardanelli (1915), ma specialmente nell'azione di Zeebrugge e di Ostenda (1918). Nel 1925 divenne comandante in capo della flotta britannica nel Mediterraneo, e nel 1930 della Home Fleet. Fu deputato nel partito conservatore (1934-43).


David Beatty

Uno tra i più noti ammiragli della marina inglese, nato a Borodale (Irlanda) il 17 gennaio 1871; entrò in marina a 13 anni, fu ufficiale nel 1889, tenente di vascello nel 1893. Nel 1897, durante la guerra nel Sudan, imbarcato su una cannoniera del Nilo per cooperare con l'esercito, agli ordini del Kitchener, dimostrò molto ardimento e perizia, e così pure si distinse nelle operazioni sul Nilo del 1898. Anche in Cina, nella campagna contro i Boxers del 1900, egli diede prove di ardimento, segnalandosi nella difesa di Tien-tsin, e in seguito, nominato comandante della brigata navale inglese che venne inviata in aiuto della spedizione Seymour, contribuì alla liberazione di quella città. Per tutti i segnalati servigi compiuti, fu nominato capitano di vascello nel 1900, a soli 29 anni. Promosso nel 1910 contrammiraglio, venne nel 1912 chiamato quale segretario navale del primo lord all'ammiragliato (Churchill). Nel 1914, promosso vice-ammiraglio, fu nominato comandante degl'incrociatori della grande flotta. Partecipò allo scontro di Helgoland del 28 agosto 1914; il 24 gennaio 1915, al comando delle forze navali inglesi al Dogger Bank, concorse all'affondamento del Blucher. Il 31 maggio 1916, quale comandante della flotta degl'incrociatori, partecipò alla battaglia del Jutland e nel novembre dello stesso anno ebbe il comando della Grand Fleet, col grado di ammiraglio. Una grande notorietà gli derivò a causa delle aspre polemiche scatenatesi in Inghilterra, dopo la fine della guerra, pro e contro l'opera sua. Dal 1919 al 1927 il Beatty, creato conte, fu primo lord dell'ammiragliato.

Le navi da battaglia nella prima guerra mondiale

La Prima Guerra Mondiale ha visto come protagonista sul mare la "nave da battaglia" nella sua versione classica della corazzata monocalibro e nella versione più sofisticata dell'incrociatore da battaglia, quest'ultimo costoso esemplare di una grande nave particolarmente veloce. Le corazzate monocalibro o dreadnought, dal nome della prima unità impostata, erano il prodotto di una tecnologia navale all'avanguardia con apparati motore a vapore basati sul binomio caldaie ad alta pressione e turbine, armamento principale di grossi calibri di grande portata ed adeguata protezione realizzata attraverso corazze di cospicuo spessore e resistenza. Il loro costo era molto elevato e quindi solo le Grandi Potenze poterono investire gran parte dei loro bilanci nella costruzione di questi colossi del mare, la cui gestione richiedeva inoltre equipaggi numerosi e specializzati. Gli investimenti in questo tipo di unità erano da considerarsi non solo militari, ma anche "politici", in quanto una Marina di corazzate era un importante deterrente per qualsiasi avversario ed un importante mezzo di pressione internazionale. Un Paese senza corazzate non poteva iscriversi tra le potenze mondiali e quindi si vide che non solo le due grandi nazioni marittime dell'800, Gran Bretagna e Francia, ma anche i nuovi stati arrivati più recentemente nell'arengo internazionale, quali la Germania, l'Italia, gli Stati Uniti ed il Giappone, si dotarono di unità similari per garantirsi quel ruolo politico, che la loro politica estera e coloniale richiedeva. La Russia zarista, umiliata nella guerra con l'Impero Nipponico, cercò anch'essa di entrare nel club delle marine maggiori realizzando unità di questo tipo. La corazzata monocalibro classica era una grande nave di un dislocamento tra le 20.000 e le 30.000 tonnellate, dotata di almeno quattro torri binate di cannoni del calibro superiore ai 280 mm, con velocità massima attorno ai 20/22 nodi e protetta da una cintura corazzata di spessore pari o superiore al calibro dei suoi pezzi. Per combattere le siluranti della cosiddetta poussière navale furono tutte dotate di un armamento secondario di medi calibri ad alto volume di tiro, posti in ridotti protetti. Alcune unità furono anche dotate di tubi lanciasiluri subacquei con l'idea di impiegarli per finire un grosso avversario fortemente danneggiato dall'artiglieria. L'apparato propulsivo, come già indicato, si basava su turbine a vapore alimentate da grandi caldaie, queste turbine facevano girare due o più eliche con potenze mediamente attorno ai 30.000 hp per poter raggiungere le velocità di combattimento. Questi apparati motori erano alimentati sia a carbone sia a nafta con soluzioni abbastanza diverse tra le varie marine in relazione al grado di tecnologia raggiunto dai vari paesi costruttori. Solamente gli Inglesi, i Tedeschi ed i Giapponesi costruirono anche gli "incrociatori da battaglia", che di fatto null'altro erano che corazzate più veloci (oltre 27 nodi) con una protezione minore, ma cannoni dello stesso calibro delle altre grandi unità. Il loro compito era quello di distruggere gli incrociatori nemici anche in teatri operativi lontani e svolgere il compito dell'esplorazione ravvicinata per le grandi Squadre da Battaglia. Risultarono unità molto costose e, in considerazione della loro minor protezione, decisamente più fragili al tiro avversario.

La genesi

Nonostante la dipendenza dell'industria tedesca dall'importazione di materie prime e quella dell'agricoltura dalle importazioni di foraggio, la Marina imperiale non fu impiegata per proteggere il commercio tedesco, perché vincolata dalla teoria del Kaiser della "flotta in essere" e dalla certezza della Germania di una vittoria preventiva a terra. Tirpitz era furioso per il rifiuto del Kaiser di utilizzare immediatamente la sua superba marina , giacché, come affermò, "La nostra migliore occasione per ottenere un successo in battaglia era nelle prime due o tre settimane successive alla dichiarazione di guerra". Dopo la guerra, l'ammiraglio Jellicoe confermò: "Il nemico ha avuto sicuramente la sua migliore opportunità nei primi mesi della guerra, poiché allora esisteva molta più parità di potenza che in qualsiasi altro periodo successivo". Nel 1930, nelle sue conversazioni con Wolf, figlio del Grand'ammiraglio, Churchill confermò l'opinione di Jellicoe in maniera più dettagliata. In realtà in mare si svolsero solo due battaglie tra Gran Bretagna e Germania: la battaglia di Helgoland (o della Baia) del 28 agosto 1814 - quasi accidentale - e la battaglia dello Jutland (o dello Skagerrak) alla fine del maggio 1916 - ancora oggi la più grande battaglia navale di tutti i tempi.

La battaglia

Inizialmente l'incrociatore leggero tedesco Mainz incontrò diversi cacciatorpedinieri inglesi. Undici di questi spararono siluri, senza mai centrare il bersaglio, mentre il Mainz aveva una mira migliore. Ma quando gli incrociatori leggeri di Goodenough si diressero verso sud a pieno ritmo e aprirono il fuoco a 6.000 iarde, il Mainz "fuggì saggiamente come un cervo". Ma nella manovra di sterzata, il Mainz fu colpito alla batteria e nella parte centrale. Si trattò di una battaglia impari: il Mainz finì sotto il fuoco di quindici cannoni da 6 pollici a cui poteva rispondere solo con i suoi due cannoni da 4,1 pollici. L'incrociatore leggero tedesco, colpito almeno due volte, scomparve nella nebbia cercando di fuggire. Ma non ci riuscì. Fuggendo verso sud a 25 nodi con Goodenough alle calcagna, all'improvviso il Mainz si trovò a puntare direttamente contro la prua dell'Arethusa e dei cacciatorpedinieri Harwich. Tyrwhitt ordinò che venti cacciatorpedinieri britannici attaccassero il Mainz con i loro siluri. Il Mainz lottò disperatamente e il suo fuoco fu notevolmente accurato...il Mainz incassava colpi e li assestava allo stesso tempo: il Laurel venne colpito tre volte e fu messo fuori uso; il successivo cacciatorpediniere Liberty fu colpito sul ponte e il suo capitano rimase ucciso. Il Laertes, il quarto cacciatorpediniere della linea, venne colpito su tutti e quattro i lati da un'unica salva tedesca e si bloccò. Furono sparati trentatre siluri inglesi il timone del Mainz era rimasto bloccato a dritta, la nave era in fiamme, il motore di sinistra era distrutto e l'imbarcazione si stava lentamente girando in direzione degli incrociatori di Goodenough in arrivo. Ma il peggio doveva ancora venire. Improvvisamente un siluro sparato del cacciatorpediniere britannico Lydiard colpì la nave. Le luci di emergenza si spensero. Il Mainz era una massa di fiamme gialle e fumo. Uno dei suoi cannoni sparava ancora spasmodicamente, ma nel giro di dieci minuti si trasformò in un relitto fiammeggiante che affondava a prua. "Il Mainz è stato incredibilmente coraggioso ed estremamente galante - scrisse un ufficiale britannico - ma la sua sezione maestra era un inferno di fiamme. Un cannone davanti e uno a poppa ancora sparavano sbuffi di rabbia e sfida come un gatto selvatico che impazzisce perché ferito". Un marinaio tedesco superstite aggiunse dettagli cupi: "Il ponte superiore era un caos di rovine, fuoco, caldo torrido e cadaveri e tutto era striato di verde e giallo, residui degli esplosivi che producono gas soffocanti". Alle 12:20 il capitano ordinò "Affondate la nave. Afferrate i giubbotti di salvataggio". Poi uscì dalla torretta e fu immediatamente colpito a morte da uno scoppio di munizioni. Alle 12:25 Goodenough annunciò il "Cessate il fuoco" e alle 12:50 ordinò che l'incrociatore leggero Liverpool calasse le scialuppe di salvataggio per mettere in salvo gli uomini che nuotavano nell'acqua. A questo punto arrivò il commodoro Keyes con il Lurcher e il Firedrake. Vedendo il Mainz con i suoi ponti in fiamme pieni di feriti incapaci di muoversi, si affiancò con il Lurcher, le lastre di acciaio delle due navi che si sfioravano con il movimento del mare. Grazie a questa manovra, Keyes riuscì a evacuare e salvare 220 ??uomini. Uno di loro si rifiutò. "Un giovane ufficiale tedesco 'che era stato molto attivo nel dirigere il trasporto dei feriti' ora stava ritto e immobile sul ponte della sua nave maledetta. Keyes gli urlò che aveva fatto un ottimo lavoro che non c'era più niente che potesse fare sul Mainz, così gli tese la mano per aiutarlo a salire a bordo del Lurcher. Ma lui 'si tirò su impettito, salutò e disse grazie, no'. Pochi minuti dopo il Mainz si rovesciò, giacendo su un fianco per dieci minuti, poi si capovolse e affondò. Fortunatamente il giovane ufficiale che aveva rifiutato l'aiuto di Keyes fu trovato in acqua e salvato".

Quell'ufficiale era Wolf Tirpitz, figlio del Grand'ammiraglio. Il suo comportamento e la sua avventura a bordo del Mainz meritano una spiegazione, che mi ha dato lui stesso negli anni Sessanta. A quel tempo aveva problemi di artrite, ma era affascinante come sempre grazie alla sua altezza e i brillanti occhi azzurro scuro. Mi raccontò di essersi rifiutato di abbandonare il Mainz perché voleva rispettare la tradizione degli ufficiali tedeschi che vanno a fondo con la loro nave. In realtà la sua determinazione aveva spinto alcuni giovani ufficiali ancora in vita, che avevano cercato inutilmente di convincerlo ad abbandonare la nave prima che affondasse, a rimanere a bordo con lui. Morirono tutti tranne mio prozio Wolf, in quanto si trovò avvolto da una bolla d'aria fuoriuscita dalla stiva della nave che stava affondando. Siccome aveva potuto continuare a respirare normalmente ad atmosfera zero e che la bolla d'aria si muoveva verso l'alto, Wolf pensò di essere morto, si sentiva come in un sogno e si dava dei pizzicotti per controllare se riusciva ancora a sentire il suo corpo, fino a quando la bolla scoppiò una volta raggiunta la superficie del mare e Wolf si trovò completamente bagnato. I marinai britannici lo tirarono fuori dall'acqua e lo portarono su una delle loro navi dove si presero cura di lui. Il retroammiraglio David Beatty apparentemente osservò tutta questa dimostrazione di coraggio. Quando scoprì che Wolf era il figlio del Grand'ammiraglio, informò Churchill che chiese subito di incontrarlo e inviò un telegramma a suo padre dicendogli che suo figlio stava bene e sarebbe tornato a casa dopo la guerra. Un gesto davvero signorile. Questo episodio rappresentò l'inizio di un'amicizia e Wolf si recò diverse volte a Chartwell, la residenza di campagna dei Churchill.

Le conseguenze

La battaglia venne considerata una chiara vittoria britannica. La Germania perse tre incrociatori leggeri, il Mainz, il Koln e l'Ariadne, e il cacciatorpediniere V-187; l'incrociatore leggero Frauenlob venne gravemente danneggiato. Anche gli incrociatori leggeri Strassburg e Stettin furono danneggiati. Le vittime tedesche furono 1 242, di cui 712 i morti, incluso l'ammiraglio Maass, e 336 prigionieri. La Royal Navy non perse alcuna nave ma 35 uomini morirono e 40 rimasero feriti. Il risultato più significativo della battaglia fu l'effetto delle decisioni del Kaiser, la sua successiva decisione fu di trattenere la flotta per evitare rischiose perdite lasciò Tirpitz di stucco e diede inizio a una lotta tra il Grand'ammiraglio e il sovrano con ripetute richieste di dimissioni.



Bibliografia:
"Castles of Steel: Britain, Germany and the winning of the Great War at sea", Robert Massie, Johnathan Cape, part of Random House, 2004
"The life and letters of David Earl Beatty", Rear Admiral W.S. Chalmers, London: Hodder and Stoughton, 1951
"Contemporary report of Battle of Heligoland Bite", The Times (40619), 29 August 1914, p. 8
"Guerra di Superficie navale tra Inghilterra e Germania", Corrado Pirzio Biroli