Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Assedio di Alessandria

641

Gli avversari

Ciro di Alessandria (... - 641 circa) Patriarca melchita della sede episcopale egiziana di Alessandria.

Nel 620 era vescovo di Fasi, in Colchide, quando l'imperatore bizantino Eraclio, nel corso della campagna di Persia del 626, lo consultò circa un piano per riportare i monofisisti (un'eresia cristologica) d'Egitto in seno alla Chiesa cattolica e sostenere l'impero. Il progetto, suggerito da Sergio I (patriarca di Costantinopoli), consisteva nel confessare la fede di Calcedonia sulle due nature del Cristo, annullandola contemporaneamente con l'ammissione di un volontà teandrica, hen telèma kai mia energeia. Ciro in un primo momento esitò, ma fu rassicurato da Sergio sul fatto che la formula non era contraria né ai Padri della Chiesa né alla fede calcedone, ed era destinata a riscuotere grandi risultati. Ne divenne quindi sostenitore e, in cambio, fu nominato nel 630 da Eraclio a capo della sede episcopale vacante di Alessandria. Una volta diventato patriarca, Ciro si dedicò con ogni forza a sostenere l'unione desiderata. Durante un sinodo tenuto ad Alessandria, propose quello che è noto come plèrophoria o "Satisfactio", un accordo in nove punti, il settimo dei quali è una coraggiosa affermazione dell'eresia monotelita. I Monofisisti (Teodosiani o Severiani) si unirono all'accordo ma sottolinearono il fatto che dovessero essere i calcedoni a cambiare, e non loro. L'unione fu abilmente ottenuta, convincendo Papa Onorio I al Monotelismo. Ciro partecipò ad un altro sinodo a Cipro sotto Arkadios II, in cui fu moderatore e permise ai monotelisti di sottoporre il proprio caso all'imperatore. Quando Ciro ricevette dall'imperatore la risposta sul Monotelismo, l'Ekthesis, Ciro la firmò nel 637. Questo compromesso si dimostrò inefficace, e presto fu screditato venendo definito enôsis hydrobaphès. Quando un generale del califfo Umar il Grande, Amr ibn al-As, noto ai bizantini come Amru, minacciò la prefettura dell'Egitto, Ciro fu nominato prefetto e posto a capo della guerra. Alcuni accordi umilianti che fece in nome della pace fecero infuriare il suo superiore, tanto che fu richiamato e duramente accusato di connivenza con il califfato dei Rashidun. Fu presto rimesso al suo posto, con l'incarico di impedire l'assedio di Alessandria, ma non poté opporsi alla caduta della grande città nel 640. Morì poco dopo.


Amr Ibn al-As

Capitano e uomo di stato arabo del primo periodo dell'età musulmana. Nato alla Mecca e ostile dapprima all'Islam, si convertì nell'8 ègira (629-30 d. C.), quando Maometto aveva già assodato la propria potenza, ma non si era ancora impadronito della Mecca; accostandosi al futuro trionfatore proprio alla vigilia della vittoria, Amr mostrò di possedere fin da allora quel sicuro intuito del momento propizio che non gli venne mai meno neppure in seguito e gli valse la fama del "più astuto tra gli Arabi" (dahiyat al-Arab), se non pur quella di uomo fornito di scrupoli morali e religiosi. Prese parte, sotto i califfi Abu Bekr e Omar, alla conquista della Palestina, e di li mosse, a quanto pare più di proprio impulso che per ordine ricevutone, a quella dell'Egitto, che tolse ai Bizantini con fulminea rapidità (19-21 ègira = 640-42), donando al nascente impero islamico una delle sue più ricche provincie. Rimasto in Egitto come governatore, fu deposto da Othman; si tenne tuttavia estraneo al movimento di ribellione contro questo califfo e alla uccisione di lui; dopo questa, destreggiandosi abilmente nella lotta tra Muawiyah e Ali, mercanteggiò il proprio appoggio al primo, cui riconquistò l'Egitto, togliendolo ai partigiani di Ali, e ottenendo in compenso di riaverne il governo senza controllo da parte del potere centrale (37 ègira = 657-8). Di lì, durante i primi anni del califfato di Muawiyah, riprese la graduale conquista dell'Africa settentrionale, già iniziata durante il suo primo governo e che doveva più tardi esser condotta a termine dai suoi successori. Morì, secondo le testimonianze più attendibili, nel 43 ègira (663-4). Amr ibn al-As è una tra le figure più caratteristiche di quei Meccani di straordinario talento militare e politico che il fermento dell'espansione islamica mise in evidenza, portandoli di colpo dall'oscurità della vita araba alla parte di attori della storia mondiale. La tradizione pietistica musulmana dà di lui un giudizio severo, pur rammentando che in punto di morte egli si mostrò sinceramente religioso; i cristiani di Palestina e di Egitto, che lo conobbero conquistatore e governatore, ne lodarono la moderazione, la tolleranza, l'equità. Pura leggenda è quella che gli attribuisce l'incendio della biblioteca di Alessandria. Un suo figlio, aAbd Allah, quasi a contrasto con la mondanità del padre, è celebrato come uno dei più devoti asceti della seconda generazione musulmana.

La genesi

Nell'anno 639, l'Egitto era ancora parte integrante dell'Impero bizantino, grazie anche all'intervento dell'Imperatore d'Oriente, Eraclio, il quale fu in grado di sottrarre lo stesso egitto agli invasori persiani che ne avenao preso il controllo con Cosroe II (616-629). Ma l'Egitto cristiano "riconquistato" da Eraclio, era tutt'altro che un luogo facile da gestire: tensioni religiose tra monofisiti e duofisiti dividevano il paese, allora totalmente cristiano, fino a portare Eraclio a perseguitare i Copti che considerava erroneamente monofisiti, espellendone il loro patriarca. Mentre in Egitto, quindi la situazione era tutt'altro che rosea, un esercito di circa 4.000 Arabi, condotti da Amr ibn al-As, venne spedito dal Califfo Umar per diffondere l'Islam nella terra degli antichi faraoni. Gli Arabi giunsero in Egitto dalla Palestina nel Dicembre 639 e avanzarono rapidamente fino a raggiungere il delta del Nilo. Le guarnigioni imperiali si ritirarono nelle città fortificate dove resistettero con successo per un anno o più. Ma gli Arabi chiesero rinforzi e altri 5.000 soldati arabi arrivarono in Egitto nel 640. Gli arabi, rinforzatisi, sconfissero i Bizantini nella Battaglia di Eliopoli. Amr si diresse poi in direzione di Alessandria, in cui il comando della difesa era affidato al Patriarca Ciro.

La battaglia

Sebbene i bizantini erano incapaci di schierare in campo una forza effettivamente importante dal punto di vista numerico, le difese di Alessandria erano assai solide con muraglie potenti che potevano reggere ad assedi potenti e prolungati, in particolare quest'ultima ipotesi, poteva essere ben gestita vista la presenza del porto che presentava la possibilità di un "rapido" collegamento con Costantinopoli per viveri ed eventuali rinforzi. 'Amr comprese che l'espugnazione di Alessandria non sarebbe stata un compito agevole. I Bizantini, pronti ad opporre una decisa resistenza ai Musulmani, montarono catapulte sulle mura della città, e queste macchine d'assedio bersagliarono di massi i Musulmani, causando considerevoli perdite all'esercito nemico. Ciò spinse 'Amr ad ordinare che i suoi uomini indietreggiassero in modo da uscire fuori dalla gittata delle catapulte. A questa scelta seguì una fase di mosse inconcludenti: quando i Musulmani provavano ad avvicinarsi alla città, erano costretti a indietreggiare dai massi scagliati dalle catapulte, mentre, quando i Bizantini compivano sortite fuori le mure, erano sistematicamente vinti e costretti a indietreggiare dai Musulmani. Nel frattempo, l'imperatore Eraclio era riuscito a raccogliere un grande esercito a Costantinopoli che intendeva condurre personalmente verso Alessandria, per liberarla dall'assedio stesso. Ma, proprio mentre organizzava questa sepdizione, morì, e l'aiuto imperiale non pervenne mai alla città. Questo fatto demoralizzò completamente i bizantini assediati. L'assedio arabo, intanto, proseguì e alla fine, nel settembre del 641, la città fu catturata dai musulmani. Migliaia di soldati Bizantini furono uccisi o presi prigionieri mentre altri riuscirono a fuggire a Costantinopoli su navi che erano già pronte nel porto della città. La facilità con cui l'Egitto venne conquistato dagli Arabi viene spesso attribuita dagli storici al tradimento del Patriarca di Alessandria, e all'incompetenza dei generali dell'esercito bizantino. Ciro, che aveva perseguitato i locali Cristiani Coptici, e che era stato uno degli artefici del monotelismo, fu accusato in seguito di essersi segretamente convertito all'Islam.

Le conseguenze

La perdita permanente dell'Egitto lasciò l'Impero bizantino privo di un'insostituibile fonte di cibo e denaro. La perdita dell'Egitto e della Siria, seguita più tardi dalla invasione dell'Esarcato d'Africa significò inoltre che il Mediterraneo, per così tanto tempo un "lago romano", era ora conteso tra due potenze: il Califfato dei Rashidun e l'Impero bizantino. L'Impero bizantino, malgrado le pesanti perdite subite, riuscì a conservare l'Anatolia, mentre le possenti mura di Costantinopoli (e il fuoco greco) lo avrebbero salvato, nonostante ben due assedi da parte degli Arabi della città (nel 674-678 e nel 717-718), dal fato dell'Impero sasanide. Nel 645 Alessandria fu riconquistata dai Bizantini, ma fu ripresa da 'Amr nel 646. Da allora non fu più compiuto nessun tentativo serio da parte dei Bizantini di riconquistare l'Egitto.

Alessandria musulmana

Secondo l'iperbolico racconto di storici arabi, Alessandria, nel momento della conquista (642), era ancora una città splendida per edifici, assai popolosa e ricchissima: gli abitanti sarebbero stati 600.000 senza contare le donne ed i fanciulli, i teatri 400, i pubblici bagni 4000. Indubbiamente cifre e colorito sono molto esagerati; nondimeno offrono una prova della floridezza relativa della città anche nell'età bizantina, malgrado le numerose cause di decadenza, quali l'amministrazione dei dominatori, le crisi economiche dell'Impero, i tumulti e le sommosse incessanti, le guerre civili fra pagani ed ebrei, fra ebrei e cristiani e fra le varie sette di cristiani. In verità l'Egitto era rimasto una preziosa provincia per gl'imperatori di Costantinopoli che ne traevano merci varie e soprattutto grandi provviste di grano. E tutto doveva transitare per Alessandria. Il famoso Editto XIII di Giustiniano ne parla come d'una grande città e dimostra quanto essa fosse importante nella prima metà del sec. VI. Ma anche nel secolo successivo poteva essere annoverata fra le principali stazioni del commercio mondiale. Al momento della conquista araba non si ha ricordo di spogliazioni o distruzioni violente, e si deve considerare come leggenda il volontario, sistematico incendio della celebre biblioteca, i cui volumi avrebbero servito ad alimentare per quattro mesi i quattromila bagni della città. Il trasferimento della capitale dell'Egitto presso la fortezza romana di Babylon (poco a Sud dell'attuale Cairo), nel luogo (al-Fustat) dove Amr ibn al-As aveva collocato la sua tenda prima di iniziare la marcia verso il Nord alla conquista della metropoli (troppo lontana e di troppo precarie comunicazioni con Medina), la nuova orientazione commerciale dei conquistatori e vari avvenimenti militari di età successive non tardarono a diminuire l'importanza demografica ed economica e la bellezza edilizia dell'antica capitale.