Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Aleppo

23 dicembre 962

Gli avversari

Niceforo II Foca, imperatore d'Oriente

Apparteneva alla nobile famiglia cappadoce dei Foca che era fra le più illustri e potenti dell'aristocrazia bizantina e che aveva dato all'impero generali di grande valore. Seguendo la tradizione della famiglia, entrò giovanissimo nell'esercito (era nato intorno al 912) elevandosi rapidamente ai più alti gradi. Nel 960 fu posto a capo di una spedizione contro gli Arabi di Creta, dove riportò una strepitosa vittoria espugnando Chandax (Candia) e conquistando l'isola (961). Nominato magister militum e generalissimo degli eserciti d'Asia, invase poi la Cilicia spingendosi nella Siria fino ad Aleppo, la splendida capitale degli Hamdanidi che egli riuscì a occupare. In questo tempo (marzo 963) moriva Romano II, lasciando la corona ai suoi due figli Basilio II e Costantino VIII, ancora in tenera età, la reggenza alla moglie Teofano, e la direzione del governo al ministro Giuseppe Bringas. Fra questo e Niceforo scoppiò subito un conflitto. Bringas, uomo energico e ambiziosissimo, intendeva governare da padrone e aveva in animo di soppiantare la reggente; Niceforo che allora per le sue imprese godeva di una grande popolarità, sollecitato segretamente da Teofano, si schierò dalla parte di questa. Venuto in Costantinopoli, per volere della sovrana ebbe per la seconda volta gli onori del trionfo, ma, all'indomani della cerimonia, egli si vide minacciato nella vita e dovette, per sfuggire alle insidie tesegli da Bringas, rifugiarsi nella chiesa di S. Sofia e chiedere la protezione del patriarca Poliuto. Per iniziativa di questo fu convocato il senato, il quale, d'accordo con la reggente, confermò Niceforo nel suo comando. Poté egli così ritornare al suo quartiere generale in Cesarea di Cappadocia, e qui, avendo Bringas tentato di suscitargli contro i suoi stessi generali, per consiglio di questi, a lui del tutto devoti, si decise a risolvere con la forza la situazione. Proclamato imperatore dall'esercito il 3 luglio 963, egli mosse verso la capitale. Quando qui si sparse la notizia del suo arrivo a Crisopoli, scoppiò una rivoluzione popolare contro Bringas che fu costretto a fuggire. Il 16 agosto Niceforo entrava in Costantinopoli e, previa una sua dichiarazione di voler rispettare i diritti dei legittimi sovrani, veniva dal patriarca consacrato coimperatore e tutore dei giovani principi, e pochi mesi dopo (20 settembre 963) sposava l'imperatrice vedova, Teofano.

Il pensiero dominante di tutta l'azione di governo di Niceforo fu la guerra contro i nemici dell'impero per la restaurazione degli antichi confini romani. Tutto egli subordinò a questo fine e mentre da un lato gravava la mano sul clero e sul popolo inasprendo le imposte, dell'altro curava l'esercito riordinandolo nella sua struttura, migliorando gli stipendi e l'equipaggiamento dei soldati, facendo larga concessione di terre demaniali ai veterani, accordando privilegi ai grandi latifondisti dalle cui file provenivano i migliori generali. Il suo culto per l'esercito arrivò al punto da pretendere che la chiesa proclamasse martiri i soldati caduti in guerra contro gl'infedeli; pretesa che la chiesa respinse. Ma non furono mal poste le cure per l'esercito. I sei anni del regno di Niceforo registrano una serie ininterrotta di vittorie, delle quali molte spettano personalmente a Niceforo Nel 964 egli si portò in Cilicia. Occupata Adana, cinse d'assedio le forti città di Mamistra (Mopsuestia) e Tarso mentre alcuni distaccamenti si spingevano ai confini della Siria occupando Anabarza. Interrotte nell'inverno, le operazioni furono riprese l'anno seguente e finirono con l'espugnazione delle città assediate. Nello stesso tempo la flotta imperiale, comandata dal patrizio Niceta Chalcutzes, conquistava l'isola di Cipro. Nell'autunno del 966 Niceforo apparve di nuovo nella Siria settentrionale dove, dato il guasto ai territori di Amida e Dara, occupata Ierapoli, venne ad assediare Antiochia. Avendo la città opposto una vivace resistenza, Niceforo tolse l'assedio e rientrà in Costantinopoli. Nel 967 fu occupato nella guerra coi Bulgari, ma nel 968 ritornò in Oriente. La campagna si svolse nella Siria che l'esercito bizantino percorse intieramente devastando Emesa, Tripoli, Biblo, Laodicea e stringendo d'assedio Aleppo e Antiochia. Questa cadde in potere dei Bizantini il 28 ottobre 969: ma Niceforo non era presente essendo rientrato in Costantinopoli qualche mese avanti. La guerra d'Oriente non distrasse l'attenzione di Niceforo dagli affari d'Occidente e se qui non riportò così splendidi successi come in Asia, pure furono tutelati gl'interessi dell'impero. Contro i Bulgari egli riuscì ad attirare il principe di Kiev, Svjatoslav, col quale conchiuse un'alleanza. I Bulgari furono vinti, ma i Bizantini per allora non trassero molti vantaggi, essendosi il principe russo insediato in Bulgaria come in terra propria: ma la riscossa dell'impero in questo settore si era iniziata e doveva svilupparsi fino al completo trionfo sotto i due immediati successori di Niceforo. Nei riguardi dell'Italia, agl'inizi del suo regno, Niceforo tentò di riprendere l'offensiva contro gli Arabi di Sicilia, inviando un esercito di 40.000 uomini. Ma i Bizantini furono sconfitti per terra a Rametta e per mare a Reggio e da allora l'azione di Niceforo si restrinse alla difesa dei possessi della penisola che erano insidiati da Ottone I, il quale, incoronato imperatore a Roma nel 962, a più riprese tentò di assoggettare l'Italia meridionale. Contro i domini bizantini intraprese una prima spedizione agl'inizi del 968 mentre erano avviate trattative con la corte bizantina per un accordo. Fallita la spedizione, Ottone inviò a Costantinopoli il vescovo di Cremona Liutprando per riprendere i negoziati e proporre il matrimonio del proprio figlio Ottone II con la principessa Teofano, figlia di Romano II; ma Niceforo irritato contro il re germanico per l'opera bellica che svolgeva nell'Italia meridionale e per il suo intervento negli affari di Roma, respinse la domanda e trattò in malo modo Liutprando, il quale poi degli affronti ricevuti si vendicò descrivendo con foschi colori e disprezzo la personalità di Niceforo e la corte bizantina nella relazione della sua legazione. Nello stesso tempo Niceforo spedì in Italia nuove forze per fronteggiare l'attacco tedesco. Nell'autunno del 968 Ottone invade la Puglia e l'anno seguente la Calabria; ma senza tangibili vantaggi. I suoi sforzi alla fine s'infrangono dinanzi a Bovino, dove essendosi lui ritirato durante l'assedio, lasciando il comando a Pandolfo principe di Capua, i Bizantini riportano un clamoroso successo facendo prigioniero lo stesso Pandolfo. Ciò avvenne poco prima della morte di Niceforo.

La posizione di lui a Costantinopoli, nonostante i successi della sua politica, negli ultimi anni si era fatta molto difficile. La pressione fiscale, il contrasto col clero, una grave crisi economica, conseguenza della guerra e della politica finanziaria del sovrano, che deprezzò la moneta alterando la lega dell'oro mentre ne triplicava il valore nominale, lo resero più che impopolare, odioso al popolo. Di ciò si ebbero indubbi segni in alcune dimostrazioni. In una di queste si arrivò a lanciare sassi contro il sovrano. Ad aggravare le cose si aggiunse l'odio concepito contro di lui dall'imperatrice. Questa non l'aveva mai amato. Al matrimonio si era piegata per calcolo, non per sentimento. Tra lei e Niceforo troppe differenze c'erano di età, di abitudini, di mentalità perché la convivenza fosse possibile senza urti e contrasti. Ma certo l'odio fu acuito e alimentato in lei dalla passione che ebbe a concepire per Giovanni Zimisce, uno dei più brillanti e valorosi generali dell'impero. E questa passione la spinse al delitto. Con la sua partecipazione fu ordita una congiura militare contro l'imperatore. Della congiura Niceforo ebbe avviso da delatori anonimi; ma non riuscì a scoprir nulla di concreto e nella notte fra il 10 e l'11 dicembre 969 egli fu dai cospiratori, a capo dei quali era Giovanni Zimisce, penetrati col favore di Teofano nel suo appartamento del Bucoleon, barbaramente assassinato.


Sayf al-Dawla al-Hamdani Emiro arabo (n. 916-m. Aleppo 967), fondatore del ramo siriano della dinastia sciita degli Hamdanidi.

Presa la Siria settentrionale (948, conquista di Damasco) agli Ikhshididi, vi regnò fino alla morte, con capitale Aleppo. Sotto il suo regno, l'emirato combatté numerose guerre contro i bizantini e acquisì una notevole importanza culturale, divenendo un centro di incontro per poeti, letterati e sapienti, come al-Mutanabbi e al-Farabi.

La genesi

Aleppo è una delle più antiche città esistenti, di probabile origine ittita: se ne ha notizia in documenti assiri, babilonesi ed egiziani fin dal II millennio a.C., quale centro di uno stato e sede di una divinità locale, Ramman. L'Antico Testamento probabilmente la ricorda col nome di Aram Soba. Sotto i Seleucidi Aleppo apparteneva alla Provincia Calcidica. Conquistata da Cosroe I nel 540, fu bruciata per non aver potuto pagare il grave tributo impostole; seguì un periodo di decadenza. Gli Arabi, al comando di Khalid ibn al-Walid, presero Aleppo nel 637 (16 dell'ègira). La sua popolazione era allora prevalentemente siriana con forte immigrazione araba; un suo sobborgo era interamente popolato da beduini della tribù di Tanukh (cristiani). I conquistatori incontrarono poca resistenza: una parte della popolazione araba si convertì subito all'Islam, i rimanenti soltanto sotto il Califfo Abd al-Malik (685-705). I cristiani conservarono cinque chiese, tre delle quali furono trasformate in moschee durante le Crociate. Nelle lotte fra gli Ommayadi e gli Abbasidi, Aleppo parteggiò per questi ultimi. Nell'872 Ahmed ibn Tulun, governatore dell'Egitto, tolse la Siria al califfo Abbaside al-Mutamid; i suoi successori tennero Aleppo fino all'899, quando la città tornò ai Califfi. Nel 937 la Siria passò sotto il dominio di un altro governatore dell'Egitto, Muhammad al-Ikhshid; Aleppo ebbe per governatore il capo della tribù di Kilab, e molti Kilabiti vi si stabilirono. Nel 945 Saif ad-Dawlah, fratello del signore di Mossul, della famiglia araba degli Hamdanidi, conquistò Aleppo, e vi fondò una dinastia vassalla degli Abbasidi, semi-indipendente di fatto, che durò fino al 1015 e sostenne vittoriose lotte contro l'impero bizantino. In questo periodo Aleppo fu la città più importante della Siria settentrionale, anche come centro di cultura; la corte di Saif ad-Dawlah accolse il poeta al-Mutanabbi e il filosofo al-Farabi.

A guardare con interesse alla Siria vi fu Niceforo II Foca, nominato magister militum e generalissimo degli eserciti d'Asia nel 961, dopo aver condotto una campagna di successo per ristabilire il dominio bizantino sull'isola di Creta. Creta era stata saccheggiata dalle orde saracene già nel 828 e vide nascere nei suoi confini un emirato musulmano. Le forze di Niceforo posero sotto assedio l'isola, strategicamente importante, sapendo che la sua ricattura avrebbe rafforzato l'influenza bizantina nel Mediterraneo orientale. Dopo aver atteso a lungo, gli eserciti bizantini invasero la capitale dell'isola, Chandax (odierna Heraklion), e con essa ristabilirono il dominio bizantino in ultima analisi, praticamente in tutta l'isola dando ancora maggiore credito alla reputazione di Niceforo come leader militare temibile e spietato. Quasi subito dopo le sue gesta eroiche in Creta, Niceforo fu designato ai confini orientali di Bisanzio, al comando di un esercito vasto e ben attrezzato. Venne incaricato di riconquistare la città in Asia minore e di ridurre l'influenza araba nella regione. Così, Niceforo prese alcune città-stato in Cilicia prima di marciare in Siria, dove condusse i suoi eserciti in una serie di successi. Ma la vittoria più grande lo attendeva ancora, nel mese di dicembre, ad Aleppo, caduta nelle mani di arabi nel 937.

La battaglia

Niceforo padrone della campagna si pose in possesso del palazzo che era fuori d'Aleppo, ed in cui trovò trecento otri pieni di denaro, quattordicimila muli, ed un ammasso prodigioso di armi. Attaccò quindi immediatamente Aleppo, ed essendo stato respinto dagli assediati, si ritirò sopra una montagna vicina. Frattanto, insorta contesa fra gli abitanti e la guarnigione, che aveva fatto qualche bottino, s'infiammarono gli animi, e si venne alle mani. I soldati che custodivano le mura, abbandonarono il loro posto per accorrere in aiuto dei loro compagni; ed i Greci essendosene avveduti, tornarono indietro, gettarono a terra le porte, passarono tutti a fil di spada, presero più di diecimila fanciulli dell'uno e dell'altro sesso, fecero un immenso bottino, e non avendo bestie da soma bastanti per trasportare il tutto, bruciarono il resto. Essendo stata resa Aleppo in tre giorni, Niceforo assediò ila cittadella, assai forte e ben difesa, e nell'ottavo giorno avendo saputo che Ali emiro di Damasco si era unito con Nagiai e si portava a soccorrerla alla testa d'una considerabile armata, si ritirò, conducendo con esso un gran numero di cristiani liberati dalla schiavitù. In questa marcia egli attraversò il territorio di Aleppo ,senza fare alcun male, ordinando agli abitanti dei villaggi di seminare di coltivare le loro terre, e aggiungendo che nell'anno seguente sarebbe tornato a mietere. Quindi, con una forza, nei numeri e nella qualità, enormemente superiore a quella araba, Niceforo fu in grado di spazzare letteralmente via ogni resistenza in città, lasciando che i resti dell'esercito del nemico si rannicchiasse nella cittadella. Secondo il racconto di uno storico, nel bottino risulto' trovata anche la presunta tunica di San Giovanni Battista. Tra gli ufficiali di alto rango al servizio di Niceforo vi era anche suo nipote Giovanni Zimisce (imperatore anche lui, più tardi). Al termine del saccheggio, l'esercito Bizantino prese possesso di 390,000 dinar d'argento, 2,000 cammelli, e 1,400 muli. La disarmante vittoria di Niceforo ad Aleppo gli valse il nomignolo di: "Pallida Morte dei saraceni".

Le conseguenze

Solo un anno dopo la cattura di Aleppo, la reputazione di Niceforo Foca aumentò ancora di più quando divenne imperatore dell'Impero bizantino. Romano II morì improvvisamente nel 963, forse vittima di un complotto organizzato dalla moglie Teofano, ed anche se egli aveva stabilito che i figli avessero dovuto occupare il trono, un vuoto di potere fu lasciato fino a quando lo stesso Niceforo fece la sua mossa. Corteggio' con successo Teofano, e godendo del supporto dell'esercito fu in grado di manovrare da una posizione di potere considerevole. Fu incoronato imperatore nell'agosto del 963, insieme a Teofano, che divenne la sua regina. Bisanzio continuò a fiorire militarmente sotto il regno di Niceforo, ma la sua leadership era destinata a essere di breve durata. Nel 969, cadde vittima di un complotto architettato probabilmente proprio da sua moglie e sua amante, Teofane, in favore del nipote, Giovanni Zimisce.



Bibliografia:
"Un empereur byzantin au Xe siècle, Nicéphore Phocas", Schlumberger, Parigi 1890; nuova ed. 1923
"Storia degli imperatori romani da Augusto sino a Costantino Paleologo", dei Signori Lebeau e Crevier, Napoli, Stamperia e Cartiere del Fibreno, 1848