Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Taormina

1 agosto 902

L'ammiraglio bizantino

Eustathios Argyros fu un ammiraglio bizantino sotto l'imperatore Leone VI il Saggio (886-912).

Appare per la prima volta durante lo scoppio della guerra con la Bulgaria nell'894, sotto il comando generale di Niceforo Foca l'anziano. A quel tempo, era già patrikios e comandante della flotta imperiale (droungarios tou ploimou), e fu inviato sul Danubio per traghettare attraverso lo steso fiume, i magiari alleati e mettere pressione alla Bulgaria su un nuovo fronte; la strategia funzionò, e lo zar Simeone chiese la pace. Non appena i bizantini si ritirarono per i negoziati, tuttavia, Simeone respinse i magiari e rinnovò la guerra con Bisanzio.

Nel 902, l'imperatore Leone VI il Saggio lo aveva inviato al comando di una flotta per aiutare Taormina, assediata dagli arabi. La città cadde il 1° agosto 902 e al suo ritorno a Costantinopoli, Eustathios insieme al comandante della guarnigione della città, Costantino Karamallos, furono accusati dal comandante Michael Charaktos di estrema negligenza e persino tradimento. Entrambi stavano per affrontare l'esecuzione, ma vennero salvati dall'intervento del patriarca Nicholas Mystikos. Eustathios fu confinato nel monastero di Stoudios.

Evidentmente, il fallimento di Eustathios non intaccò il suo valore navale, perché solo due anni dopo, nel 904, riappare come comandante della flotta. Gli fu nuovamente affidato il compito di affrontare la flotta saracena di Leone di Tripoli, ma esitò a ingaggiarlo in battaglia e permise persino ai Saraceni di entrare nell'Ellesponto, a breve distanza dalla capitale bizantina. Leone lo sostituì con Imerio, ma anche lui non fu in grado di opporsi efficacemente ai Saraceni, che andarono a saccheggiare la seconda città dell'Impero, Tessalonica.

La genesi

Dopo la caduta di Siracusa nell'878, la presenza bizantina in Sicilia era stata limitata al terzo nord-orientale dell'isola (la "Val Demone"). All'indomani della loro cattura di Siracusa, gli Aghlabidi lanciarono ripetute incursioni negli anni ottanta del secolo IX, ma fecero pochi progressi. Dall'890 in poi, le incursioni cessarono, principalmente a causa dello scoppio di liti interne tra i musulmani di Sicilia, che sfociarono addirittura in una guerra civile completa tra le fazioni araba e berbera dell'esercito aghlabide nell'898. Nonstante ciò, la principale roccaforte rimasta in mano bizantina, la città di Taormina e dei suoi dintorni, rimasero uno dei principali obiettivi degli attacchi Aghlabidi durante questo periodo, essendo essa stessa attaccata nell'879/80, 881/82, 883, 885 e 889.

La guerra civile in Sicilia provocò l'invio di Abu'l-Abbas Abdallah, figlio dell'emiro Aghlabide Ibrahim II, come governatore dell'isola nel 900. Dopo il fallimento dei negoziati, Abu'l-Abbas Abdallah marciò su Palermo, che catturò il 18 Settembre 900. Un gran numero di ribelli fuggì dalla città ai Bizantini a Taormina, alcuni raggiunsero anche la stessa Costantinopoli. I bizantini cercarono di trarre vantaggio dalla rivolta, e iniziarono a radunare forze a Messina e Reggio, mentre una flotta era inviata da Costantinopoli sotto un certo Michele. Abu'l-Abbas, però, non si trattenne e non appena represse la ribellione, marciò contro i Bizantini, devastando i dintorni di Taormina e lanciando un infruttuoso assedio a Catania prima di tornare durante l'inverno a Palermo. Nella primavera successiva, riprese il suo attacco e assalì Demona. Per interrompere i preparativi bizantini, le sue forze attraversarono poi la terraferma italiana, saccheggiando Reggio di Calabria. Per aumentare il suo successo, al suo ritorno in Sicilia, Abu'l-Abbas sconfisse una flotta bizantina e catturò trenta navi.

All'inizio del 902, l'emiro Ibrahim II fu costretto ad abdicare dai suoi sudditi, visto l'intervento del califfo abbaside al-Mu'tadid. Abu'l-Abbas fu nominato suo successore e lasciò la Sicilia per Ifriqiya, lasciando il suo esercito sotto il comando dei suoi due figli. Ibrahim, a sua volta, decise di fare un pellegrinaggio armato, prendendo il mantello della Guerra Santa, con l'obiettivo di andare alla Mecca dopo aver conquistato le fortezze bizantine in Italia. Indossando l'abito semplice di un asceta, andò a Sousse, dove dichiarò le sue intenzioni e iniziò a raccogliere volontari che si unissero a lui. Ibrahim ed i suoi seguaci arrivarono a Trapani l'8 luglio 902, e immediatamente puntarono gli occhi su Taormina, l'ultima grande roccaforte bizantina dell'isola. I bizantini vi avevano radunato forze significative, comandate dai drungarios della flotta Eustathios, da un certo Michael Charaktos (apparentemente lo stesso del comandante navale che arrivò nel 901, e ora strategos della Calabria ), e dal comandante di Taormina, il patrikios Constantine Karamallos, probabilmente anche strategos della Sicilia.

La battaglia

Piuttosto che aspettare di essere assediati, i comandanti bizantini guidarono le loro forze per incontrare i musulmani in un combattimento in campo aperto. Secondo le fonti musulmane, la battaglia che seguì fu ferocemente contestata, ed i bizantini stavano iniziando a prendere il sopravvento, quando Ibrahim ordinò la recitazione di una frase della sura al-Hajj del Corano. Chiedendo aiuto a Dio, entrò di persona nella mischia, dopodiché i bizantini furono sconfitti con pesanti perdite. La maggior parte delle truppe bizantine rimanenti si ritirarono nella fortezza (l'attuale Castello di Mola) oppure si imbarcarono sulle loro navi.

Ibrahim pose immediatamente l'assedio alla città, che si arrese il 1 ° agosto. La guarnigione rimanente, così come molte delle donne e dei bambini, furono massacrati e il resto venduto come schiavo. Il vescovo locale, Prokopios, venne portato davanti a Ibrahim, che gli chiese di convertirsi all'Islam. Quando il vescovo rifiutò, fu torturato e decapitato; il suo cadavere e quello di altri prigionieri giustiziati furono bruciati. Poco dopo, messaggeri informarono l'imperatore Leone VI degli attacchi arabi, il quale, secondo una fonte araba, pianse la caduta rifiutandosi di indossare la sua corona per sette giorni. La notizia diffuse anche il panico, poiché iniziò a circolare la voce che Ibrahim intendeva marciare su Costantinopoli stessa. I comandanti bizantini riuscirono a fuggire dalla città e tornare a Costantinopoli, ma Michael Charaktos accusò Eustathios e Constantine Karamallos di tradimento. I due uomini furono condannati a morte, ma l'intercessione del patriarca Nicholas Mystikos ha commutato la loro condanna all'esilio a vita in un monastero.

Le fonti bizantine contemporanee e successive (come il Patriarca Nicholas Mystikos e seguaci di Hamartolos) restano esplicite nell'attribuire la perdita di Taormina a negligenza: secondo quest'ultima la flotta non sarebbe stata inviata ad aiutare la città perché impegnata a trasportare materiale per la costruzione di due chiese fondate dall'imperatore a Costantinopoli.

Le conseguenze

Ibrahim capitalizzò al massimo il suo successo inviando gruppi per dei raid contro varie roccaforti nelle vicinanze, costringendole alla capitolazione, alla distruzione, o al pagamento di tributi. In questo modo, Demona, Rometta e Aci furono catturate o costrette a rendere omaggio in segno di sottomissione. La gente del posto fu costretta a convertirsi all'Islam, oppure, dove avevano lasciato i forti e fuggiti verso le montagne, i muri furono abbattuti e i pozzi bloccati con pietre per renderli inabitabili.

Infaticabile, Ibrahim attraversò la terraferma all'inizio di settembre, dove le città fino a Napoli iniziarono a prepararsi a resistere ai suoi attacchi. Alla fine, la sua avanzata si fermò all'assedio di Cosenza, dove Ibrahim stesso morì di dissenteria il 23 ottobre. Fortunatamente per gli Aghlabidi, i cosentini, ignari di ciò, offrirono le condizioni di resa. Ciò permise al nipote di Ibrahim, Ziyadat Allah, di terminare la campagna militare con un successo simbolico e di tornare in Sicilia carico di bottino.

Sebbene poche roccaforti nel nord-est rimasero invase e in mano ai cristiani, la caduta di Taormina segnò la fine effettiva della Sicilia bizantina e il consolidamento del controllo musulmano sull'isola. Fu solo nela seconda metà del 900 che le ultime enclavi bizantine, inclusa Taormina, tornata sotto il controllo bizantino, sarebbero state finalmente catturate dal califfato fatimide.