Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Narbona

436

Il condottiero romano

Litorio (... - 439)

Comes rei militaris in Gallia tra 435 e 437, nel 437 marciò attraverso l'Alvernia per raggiungere Narbona, che era assediata dai Visigoti, e per portare agli abitanti delle provviste. Durante il trasferimento, alcuni Unni sfuggirono al suo controllo e saccheggiarono l'Alvernia, fino a quando non furono fermati dal prefetto del pretorio delle Gallie Avito. Nel 439 fu Magister militum per Gallias, sempre agli ordini di Ezio che sperava di superare. Nonostante i Visigoti gli inviarono molte offerte di pace, Litorio certo della superiorità delle truppe unne al suo servizio, decise di affrontarli nei pressi di Tolosa(439), ma fu sconfitto, ferito e catturato, per poi essere messo a morte poco dopo.

La genesi

Continuazione della Storia degl'imperatori romani, o sia Storia del Basso Impero, Marco Fassadoni, Siena, 1778

In tempo di questa guerra de' Borgognoni, i Visigoti attaccavano la Provincia Narbonese(436). La pace conchiusa dieci anni addietro con Teodorico non aveva fatto perdere a questo Principe il desiderio di dilatare i suoi Stati fino al Rodano. Egli aveva già violato più volte il Trattato con atti di ostilità. Quest'anno 436 venne ad un' aperta rottura: dopo essersi impadronito di Teodosio molte piazze, pose l'assedio dinanzi a Narbona. La città, sprovveduta di munizioni non soffriva meno dalla carestia, e dalla pestilenza, che dagli attacchi dell'inimico. Litorio, che aveva poc'anzi soggiogati gli Armorici, ebbe ordine di correre in soccorso di Narbona. Condusse colà speditamente la Cavalleria degli Unni, della quale Pagi ad erasi servito nella sua spedizione. Questi Barba. Baron; ri avvezzi alle ruberie; e alle rapine non face- di S. Mario vano alcuna distinzione nè di amici, nè di ne-d'Arles mici. Traversando l'Avernia la posero a sacco colla ferocia , ch'era loro naturale. Avito, di già famoso pel suo valore, erasi ritirato a Clermont sua patria dopo la vittoria riportata da Ezio fopra i Borgognoni, nella quale egli aveva avuto gran parte . Intese che uno de' suoi schiavi era tato ucciso poc'anzi da un Cavaliere barbaro. Prende tosto le sue armi, sale a cavallo, ed essendosi fatto un passaggio a gran fendenti di spada per mezzo allo squadrone degli Unni, va a cercar l'omicida che gli era stato indicato. Poteva ucciderlo sul fatto, avendolo colto all'improviso; ma per far rispettare a quei Barbari il Romano valore, gli ordinò che si mettesse in difesa, e prendesse carriera. Ognuno si tira in disparte per vederli combattere. Al primo assalto Avito trafigge il Barbaro da parte a parte, e lo stende morto per terra. Si unisce dipoi a Litorio, e marcia seco lui verso Narbona.

La battaglia

Continuazione della Storia degl'imperatori romani, o sia Storia del Basso Impero, Marco Fassadoni, Siena, 1778

I Cavalieri portando in groppa due staja di frumento per ciascheduno affaltarono gli affediatori con tanta furia, che penetrarono nella città, e fecero in essa ritornare l'abbondanza.

Le conseguenze

Continuazione della Storia degl'imperatori romani, o sia Storia del Basso Impero, Marco Fassadoni, Siena, 1778

Avito era stimato da Teodorico, il quale aveva tentato di trarlo al suo servizio. Dopo aver ristorata la Piazza usci per conferire col Re de' Visigoti, che indufre a ritirarsi piuttosto che persistere in un assedio, da cui non poteva ridondargli che disonore, e vergogna.