Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Jengland

22 agosto 851

Il comandante franco

CARLO II Imperatore, detto il Calvo.

Nacque a Francoforte sul Meno il 13 giugno 833 dalle seconde nozze dell'imperatore Ludovico il Pio con Giuditta, figlia del conte Guelfo di Baviera. Per accontentare Giuditta, l'imperatore nell'829 rimaneggiò la spartizione degli stati tra i figli della prima moglie Ermengarda, Lotario e Ludovico, già concordata nell'817. In tal modo si determinarono i terribili contrasti fra Ludovico il Pio e i figli, che durarono sino alla morte dell'imperatore (840). Carlo si accordò allora con Ludovico detto il Germanico contro il primogenito Lotario imperatore; e insieme con lui lo vinse nell'841 a Fontanet, oggi Fontenay-en-Puisaye; e nell'842 si accordarono nuovamente a Strasburgo. Nell'843 i tre fratelli stipularono il trattato di Verdun dal quale la precedente unità dell'Europa occidentale uscì rotta in tre regni: di essi la Francia, ad ovest della linea Schelda-Mosa, Saône, Rodano, spettò a Carlo. Gl'interessi contrastanti dei tre sovrani furono più forti di alcuni interessi comuni, sicché i dissidî furono continui. All'interno Carlo, oltre che contro i Bretoni e contro i Normanni, dovette lottare contro gli Aquitani, sobillati dal re tedesco, e contro i Grandi, che avevano il loro alleato oltre Reno. Pure, si provò a unificare i dominî carolingi. Disputò a Ludovico il Germanico il possesso del regno di Lotario, dopo che questi fu morto (869); e il trattato di Meerssen (870) fissò alla linea Mosa-Ourthe-Mosella-Saône-Lago di Ginevra il confine tra Francia e Germania. Morto nell'875 Ludovico II, che era succeduto al padre Lotario nel regno d'Italia e nella dignità imperiale, Carlo s'affrettò a discendere in Italia (877). Il papa Giovanni VIII aveva bisogno di un difensore contro i Saraceni; e voleva il ritorno all'unità nell'Occidente cristiano per opera del Carolingio francese, che egli, così per la tradizionale politica del papato, come in considerazione delle sue qualità personali, preferì a quello tedesco. Carlo ebbe le due corone, l'imperiale a Roma (25 dicembre 875) e la reale a Pavia (31 gennaio 876). Fallì invece nel tentativo di conquistare la Germania alla morte di Ludovico il Germanico, perché fu sconfitto ad Andernach (876). Nell'877, a richiesta di Giovanni VIII, Carlo discese una seconda volta in Italia. Prima di partire dalla Francia, all'aristocrazia del suo regno aveva dovuto fare concessioni in materia di ereditarietà di feudi col capitolare di Quierzy - (o Kierzy) sur-Oise, riuscendo però ad assicurare la successione al primogenito Ludovico il Balbo. Carlo era appena giunto nella valle padana, dove, a Vercelli, s'incontrò con Giovanni VIII, quando fu costretto a riprendere la via del ritorno: era infatti sceso in Italia e marciava contro di lui Carlomanno di Baviera, uno dei figli di Ludovico il Germanico: e in Francia era imminente una ribellione di capi dell'aristocrazia col favore del re tedesco. Ma nella Savoia, a Brides-les-Bains, Carlo che si era ammalato, morì il 6 ottobre 877. Principe migliore della sua fama, Carlo il Calvo fu intelligente e colto, e cercò d'impedire la rovina del potere monarchico e dell'Impero carolingio; ma le nuove forze in pieno svolgimento non potevano più essere arrestate.

La genesi

Dopo aver rispettato la pace conclusa con Carlo il Calvo nell'846, Nominoë, capo dei Bretoni, riprese le offensive nell'849. Il suo obiettivo, in questa campagna, sembrava essere la totale indipendenza del suo regno, come testimonia la sua deposizione dei vescovi in ??carica - fedeli a Landran II, arcivescovo metropolita di Tours - con l'accusa di simonia e la loro sostituzione con altre figure a lui più gradite (ad esempio: Gislard nominato vescovo a Nantes, poi a Guérande e Courantgwen a Vannes).
Nel 850, quindi, Carlo il Calvo radunò un esercito per difendere l'integrità di Neustria; ma il confronto non ebbe mai luogo e così il re si accontentò di rafforzare le contee di Neustria confinanti con la Bretagna. L'anno successivo però (851), i presidi lasciati da Carlo l'anno precedente a Rennes e Nantes dovvettero arrendersi all'improvviso attacco di Nominoë, che spinse le sue devastazioni profondamente ad est (fino a Le Mans). Volendo approfittare del momento favorevole, spingendosi verso ulteriori nuove conquiste, Nominoë decise di avanzare su Chartres, ma muore improvvisamente mentre cavalca, vicino a Vendôme. Così Erispoë, suo figlio, assunse il comando dell'esercito bretone e continua l'offensivò in compagnia di Lamberto, un franco espropriato della contea di Nantes proprio da Carlo il Calvo.
Di fronte alla crescente minaccia bretone, Carlo concluse un accordo di mutuo soccorso con i suoi fratelli, ottenendo un contingente di Sassoni da Ludovico il Germanico per affrontare subito i nemici.

La battaglia

Il Chronicon Aquitanicum indica la data della battaglia e specifica che essa si svolge dopo la morte di Nominoë.
Il primo giorno, il re dispose le sue truppe su due linee: dietro i franchi e davanti i mercenari sassoni atti a spezzare la carica della cavalleria bretone, di cui si riconosce la grande mobilità e la tenacia. Secondo la storia di Réginon de Prüm, nei primi momenti dello scontro, sotto il tiro dei giavellotti bretoni, i Sassoni si ritirarono dietro la linea franca. I franchi, vengono così colti alla sprovvista dalla tattica del nemico, che invece di ingaggiarli combattimenti ravvicinati, attaccano dalla distanza il pesante esercito franco, un po' come i popoli nomadi dell'Asia centrale, solo con archi e freccie al posto dei giavellotti dei bretoni. A questo tiro, vennero alternate cariche furiose, improvvise e finte ritirate che invitavano i franchi all'inseguimento. Una volta visti i franchi lanciati disordinatamente all'inseguimento, i Bretoni che sapevano ben maneggiare il giavellotto sia davanti che dietro di loro si raggruppavano per accerchiare e massacrare i nemici.
Dopo due giorni di combattimenti, le perdite in uomini e cavalcature sono catastrofiche tra i franchi, mentre furono minime tra i Bretoni. Così, preso dalla paura, il re fuggì col favore della notte, abbandonando tutto il suo bagaglio. Quando all'alba venne notata la sua scomparsa, il panico prese i soldati che pensarono solo a salvare le proprie vite. Al terzo giorno di combattimento la disfatta dei franchi era ormai totale e i Bretoni non tardarono ad accorgersene precipitandosi nell'accampamento, impadronendosi di tesori e armi e massacrando quanti più fuggiaschi poterono. Nella confusione, furono uccisi importanti dignitari come il conte Vivien de Tours e il conte palatino Hilmerad.

Le conseguenze

Alla fine di questa battaglia, i rapporti tra Franchi e Bretoni vennero ridefiniti. Carlo il Calvo accetta di incontrare Erispoe ad Angers, una città situata ai margini dell'avanzata bretone. Secondo l'accordo che venne stipulato, Carlo il Calvo riconobbe Erispoë come re di Bretagna e si impegnò a non contestare mai che i paesi di Rennes, Nantes e Retz rimanessero terra bretone. In cambio, Erispoë si accontentò di restituire la sede episcopale al vescovo Actard. L'accordo di Angers delimita i confini del futuro Ducato di Bretagna, e segna anche una svolta nei rapporti tra regno dei franchi occidentali e Bretagna stessa. La pace di Angers si infranse pochi anni dopo sotto Salomone di Bretagna che tornò in guerra nell'863 contro Carlo il Calvo.