Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Assedio di Ippona

430-431

Il condottiero romano

BONIFACIO (Bonifatius)

Generale romano, al servizio degli imperatori Onorio e Valentiniano III. Ci sono ignoti l'anno e il luogo della sua nascita; lo troviamo ricordato per la prima volta nel 414, quando difese Marsiglia dai Goti, ferendo di propria mano il loro re Ataulfo, successore di Alarico. Nel 422 combatté contro i Vandali in Spagna; passò poi in Africa, dimostrando il suo valore contro i Mauri e acquistando grande potenza in quella provincia. Colà conobbe S. Agostino, allora vescovo d'Ippona, e si dimostrò fervente cristiano ortodosso, tanto che pensò perfino di farsi monaco; più tardi invece sposò in seconde nozze un'ariana e da un prete ariano fece battezzare la sua figliola. Aiutò, anche con denaro, Placidia, sorellastra di Onorio, quando essa fu mandata in esilio e, morto Onorio, sostenne di nuovo la causa di lei e del suo piccolo figlio Valentiniano contro l'usurpatore Giovanni; ebbe allora il titolo di Comes Domesticorum (425). Ma la semindipendenza che egli si era procurata in Africa gli suscitò i sospetti della corte di Ravenna e nel 427 fu invitato a lasciare quella provincia e a tornare in Italia. In seguito al suo rifiuto, gli furono mandati contro successivamente due eserciti. Il primo non concluse nulla per le gelosie dei tre comandanti. Di fronte al secondo, comandato dal Goto Sigisvulto, Bonifacio corse ai ripari, persuadendo il famoso Genserico, re dei Vandali, a passare con tutto il suo popolo dalla Spagna in Africa (429). Placidia iniziò allora trattative di pace con Bonifacio; questi si sottomise e tentò, ma invano, di arginare l'invasione dei Vandali: per quanto aiutato da un esercito venuto da Costantinopoli con Aspare, fu sconfitto per due volte e poi richiamato in Italia. Ivi Placidia lo nominò patricius e magister militum e lo inviò a combattere contro il potentissimo Ezio. La guerra civile fra i due generali si concluse con una battaglia presso Rimini: Bonifacio riuscì vittorioso, ma due mesi dopo morì in seguito a una ferita riportata in combattimento (432). Soldato valoroso, abile politico, oscurò la sua gloria con l'invito rivolto ai Vandali, i quali peraltro sarebbero stati, prima o poi, ugualmente attratti dalla fertile provincia d'Africa.

La genesi

Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, Edward Gibbon, Firenze, 1863

Genserico sbarcò in Affrica nel 429 con 50,000 uomini: il numero de' quali fu tosto accresciuto dai Mori, che i Romani aveano scacciato dalle natie contrade, e dai Donatisti, che i Cattolici avean perseguitato con crudele severità. Gli amici di Bonifazio che tuttavia credevano poter scusare la condotta criminosa di lui con qualche onorevole motivo, sollecitarono, nell'assenza di Ezio, una pubblica conferenza col conte di Affrica: e Dario, ufficiale di alto merito, fu destinato a questa importante ambasceria. Nel loro primo congresso a Cartagine, le immaginarie provocazioni vennero a vicenda spiegate, le lettere contradittorie di Ezio prodotte e confrontate, e la fraude agevolmente scoperta. Placidia e Bonifazio lamentarono il loro fatale errore, e il conte ebbe bastante magnanimità per confidare nel perdono della sua sovrana o per esporre la sua testa al futuro sdegno di lei. Fervido e sincero fu il suo pentimento; ma tosto gli fu chiaro che non era in suo potere restaurar l'edifizio, che avea scosso da' suoi fondamenti. Cartagine e le guarnigioni romane tornarono col loro generale sotto la sudditanza di Valentiniano, ma il rimanente dell' Affrica restò tuttavia diviso da guerre e fazioni; e l'inesorabile re de' Vandali, disdegnando ogni proposta di accordo, duramente ricusò di abbandonare il possesso della sua preda. La banda de veterani che marciava sotto lo stendardo di Bonifazio e le sue leve di truppe provinciali raccolte in fretta furono disfatte con perdite considerevoli; i barbari vittoriosi posero a ferro é a fuoco le indifese contrade : e Cartagine, Cirta e Ippona Regia furono le sole città, che, a quanto sembra, rimasero illese nella generale devastazione. Bonifazio si ritrasse in Ippona Regia, ove fu immediatamente assediato da un nemico, che lo considerava come il vero baluardo dell'Affrica.

La battaglia

Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, Edward Gibbon, Firenze, 1863

Le fatiche militari e le ansiose riflessioni di Bonifazio furono alleviate dall'edificante conversare con sant'Agostino suo amico; fino a che quel vescovo, lume e sostegno della chiesa cattolica, non venne dolcemente liberato, nel terzo mese dell'assedio e nell'anno 76 di sua età, dalle presenti ed imminenti calamità della sua patria (A. D. 430). Ma per l'abilità di Bonifazio, e forse per la ignoranza de Vandali, l'assedio di Ippona fu protratto circa quattordici mesi; il mare era continuamente aperto; e quando per le irregolari rapine restò esausta l'adiacente campagna, gli assedianti stessi furono costretti dalla fame ad abbandonare la loro impresa.

Le conseguenze

Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, Edward Gibbon, Firenze, 1863

L'importanza e il pericolo dell'Affrica furono profondamente avvertiti dalla reggente dell'Impero Occidentale. Placidia implorò l'assistenza del suo alleato di Oriente, alla lotta e agli eserciti italiani accrebbe forza Aspar, il quale fece vela da Costantinopoli con poderose legioni. Allorchè le armi dei due imperi furono unite sotto il comando di Bonifazio, egli marciò arditamente contro i Vandali, e la perdita di una seconda battaglia irreparabilmente decise la sorte dell'Affrica. Si imbarco con una precipitazione da disperato e al popolo di Ippona con le sue famiglie e co' suoi effetti fu concesso di occupare il posto lasciato vacante da'soldati, la massima parte de' quali furono uccisi o fatti prigioni dai Vandali. Il conte, la cui fatale credulità avea offeso le forze vitali della repubblica, dovè entrare nel palazzo di Ravenna con una qualche perplessità, ma tosto fu rassicurato dai sorrisi di Placidia. Bonifazio accettò con gratitudine il grado di patrizio e l'ufficio di mastro generale delle armate romane. La scoperta della sua frode, il malcontento dell'imperatrice, e i distinti favori accordati al suo rivale, inasprirono l'animo altiero e perfido di Ezio. In gran fretta ritornò dalla Gallia in Italia con una scorta, o meglio con un'armata di barbari; e tale era la debolezza del governo, che i due generali decisero le loro private contese in una sanguinosa battaglia. Bonifazio vinse, ma ricevette dalla lancia del suo avversasario una ferita mortale, che lo trasse a morte in pochi giorni (A. D. 432). La giustizia di Placidia proclamò Ezio ribelle, ed egli si ritrasse in Pannonia nelle tende de' suoi fedeli Unni. La repubblica rimase priva, per le reciproche loro discordie, de servigi dei due suoi più illustri campioni.