Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Arelate

459

Il condottiero romano

MAGGIORIANO (Iulius Valerius Maiorianus)

Imperatore nella parte occidentale dell'Impero dal 457 al 461. Nacque intorno al 405 (secondo lo Stein nel 415 circa) da un'antica famiglia romana: il suo nonno Maggioriano era stato magister militum sotto Teodosio in Pannonia; il padre era stato amico e amministratore del generale Ezio: Maggioriano stesso fu educato alla scuola di Ezio e prese parte ad azioni militari in Gallia. In seguito venne a Roma e fu nominato comes domesticorum (comandante della guardia imperiale) dall'imperatore Valentiniano III; conservò la stessa carica sotto Petronio Massimo e sotto Avito e strinse amicizia con Ricimero, che fu per 15 anni arbitro dell'Occidente. Alla morte di Avito (456) seguì un periodo d'interregno, durante il quale la parte occidentale, almeno nominalmente, fu riunita all'Oriente: in questo breve periodo Maggioriano fu nominato dall'imperatore Leone I magister militum. Il i° aprile 457 Maggioriano, presso Ravenna, fu acclamato imperatore dall'esercito e più tardi riconosciuto dal senato. Dotato di qualità politiche e militari non comuni, egli tentò subito di rialzare le tristissime condizioni dell'Impero d'Occidente. Concesse una temporanea esenzione dalle imposte a tutti i sudditi: procedette poi a una riforma generale del sistema tributario per evitare i gravi abusi che si erano verificati; ripristinò l'ufficio dei defensores civitatis. Cercò con altre leggi di restaurare la pubblica moralità e di incoraggiare i matrimonî, proibendo fra l'altro alle nubili e alle vedove senza figli di ritirarsi nei conventi prima di aver compiuto il 40° anno di età. Si volse poi a tentare il rafforzamento dell'autorita imperiale nelle provincie occidentali. Dopo aver respinto dalle coste dell'Italia meridionale un'incursione di predoni vandali, passava nel 459 in Gallia dove da 66 anni non si era più visto un imperatore legittimo. Difendeva con successo Arles contro i Visigoti e concludeva col loro re Teodorico II un trattato più che decoroso per i Romani. L'aspirazione maggiore di Maggioriano era peraltro quella di abbattere i Vandali; a questa campagna si preparava fino dalla sua assunzione al trono. Dalla Gallia passò in Spagna e si avviò a Carthago Nova dove era riunita una flotta di 300 navi. Ma Genserico, aiutato da un tradimento, poté in parte distruggere questa flotta e concludere una pace vantaggiosa. Ricimero era rimasto inattivo in Italia e, quando Maggioriano dalla Gallia tornò in Italia, lo fece imprigionare presso Tortona e uccidere (2-7 agosto 461).

La genesi

Continuazione della Storia degl'imperatori romani, Le Beau, Trad. Marco Fassadoni, Vol. 21, Siena 1778

Dopo la morte di Valentiniano II, nello spazio di 66 anni, la Gallia , ora invasa da' tiranni, ed ora devastata da Barbari, non aveva veduto il suo Imperatore. Majoriano andò primieramente a Lione, che soffriva ancora delle funeste conseguenze della sua ribellione. Sidonio affezionato alla memoria di suo genero Avito, e considerando Majoriano come suo personale nemico, aveva avuto parte nella ribellione. Aveva ottenuto il suo perdono insieme con gli altri abitanti. All'arrivo dell'Imperatore pronunciò il Panegirico in versi, che ancora ci resta, e nel quale esalta con pomposi elogj le azioni del Principe, e il disegno da lui formato di liberar l'Affrica. Poco mancò, che una sorprendente rivoluzione non restituisse a' Romani tutta la parte Settentrionale della Gallia, che le conquiste de' Francesi avevano loro levata. Dopo la morte di Ezio, Meroveo per dilatare i suoi Stati aveva passata la Somma, e col favore delle turbolenze dell'Impero aveva conquistato in tre anni tutto il paese fino alla Senna. Essendo morto in quest'anno, ebbe per successore fuo figliuolo Childerico, il quale tosto sul principio del suo regno si rese odioso colle sue sfrenate dissolutezze. Essendosi i suoi sudditi ribellati, questo giovane Principe fu costretto a fuggirsene in Turingia. L'elezione, che fecero i Francesi per occupare il suo luogo sarebbe incredibile, se non fosse attestata da tutti gl'Istorici. Quantunque la Nazione fosse risolutissima di conservare le fue conquiste, e di mantenere la sua indipendenza, diede tuttavia la Corona ad Egidio, di cui stimava il valore, e la giustizia. Egidio per l'addietro nemico, allora Re de' Francesi, ebbe tanta capacità, ed accortezza, che riunì due Dignità, le queli parevano insieme distruggersi indipendente dall'Impero come Re, ed obbediente agl'Imperatori come Generale de' loro eserciti fino alla sua ribellione contro Severo. Quello che accresce il paradosso, e la stranezza di questo fatto si è che per lo spazio di quali otto anni, che durò un cosi singolare accoppiamento, Egidio padrone tutto ad una volta della Nazione Francese, e delle truppe Romane della Gallia, non tentò o di togliere tutta affatto la Gallia a' Romani per accrescere la sua potenza, o di restituir loro le conquiste de' Francesi; lo che avrebbe potuto procurare a lui medesimo la Corona Imperiale. Noi non siamo tanto informati delle circostanze, e de' fatti particolari di que' tempi, che possiamo dire quale di queste due cose sarebbe stata più facile, e qual ragione potesse impedire ad Egidio l'intraprenderla.

Io credo tuttavia, che gli sarebbe stato più agevole spogliare i Romani, che i Francesi. La potenza di questi ultimi era recente e nuova, ma ancora più verde è più vigorosa. Inoltre è da credersi, che il Consiglio della Nazione tenesse gli occhi sopra Egidio; che particolarmente Viomado, uomo potente, e segreto amico del Re fuggitivo vegliasse attentamente sopra le sue azioni, per non lasciar perire ed annientare un regno, che sperava di restituire un giorno a Childerico. Majoriano non soggiornò lungo tempo a Lione. Dopo aver dati i suoi ordini per restituire a questa città l'antico suo lustro, andò a passare l'anno appresso nella Città di Arles, dove aveva ordinato che si radunaffe il rimanente delle truppe, che doveva condurre in Affrica. Stavasi allestendo una flotta ne' porti di Aquileja, di Ravenna, e di Miseno. Doveva esser composta di trecento Vascelli.

La battaglia

Continuazione della Storia degl'imperatori romani, Le Beau, Trad. Marco Fassadoni, Vol. 21, Siena 1778

Frattanto Teodorico avendo richiamato dalla Spagna il Generale Cirila, era da principio risoluto di continuare la guerra, Una battaglia, in cui fu sconfitto, gli fece cangiar pensiero.

Le conseguenze

Continuazione della Storia degl'imperatori romani, Le Beau, Trad. Marco Fassadoni, Vol. 21, Siena 1778

Dopo la sconfitta, Teodorico si distaccò dall'Alleanza di Genserico per contraerne una nuova con Majoriano, che lo obbligava anche di soccorrere lo stesso contro i Vandali.