da emiliano zapata » 01/08/2014, 15:30
Ritorno su Caporetto.
Il fatto che Cadorna abbia scritto per segnalare l-ipotesi di un ripiegamento [ professionalmente ineccepibile. Un alto comando deve sempre pianificare, prevedendo anche la disgraziata eventualità' di una ritirata. E far conoscere al proprio vertice politico tutte le ipotesi permette anche di evitare di passare per degli sprovveduti.
La X e l-XI battaglia costarono perdite durissime in quanto condotte in attacco, con tattiche obsolete come quelle teorizzate nella famosa Libretta Rossa, che prevedevano attacchi ad ondate, cercando la vittoria nella disponibilità' di forze da gettare avanti, fino a che l-avversario non avrebbe avuto più nulla da opporre, in perfetta tecnica del logoramento. La XII ,Caporetto, ci cost; soprattutto in termini di personale catturato. Come era accaduto durante la controffensiva di Flondar, davanti al massiccio dell-Hermada, poco prima. Anzi in quell-occasione Cadorna si era allarmato per l-alto numero di prigionieri e aveva iniziato ad ipotizzare il cedimento morale delle truppe, non comprendendo ancora che l-alto numero di prigionieri dipendeva anche dal fatto che quelle sue truppe proprio non erano abituate ad essere avvolte, accerchiate o attaccate semplicemente alle spalle. Era sufficiente vedere nemici alle spalle per ritenere che tutto fosse perduto. Leggete i resoconti di Rommel in Fanteria all-attacco. Truppe abituate a lunghi fronti lineari, ad attacchi a massa che dovevano spezzare la linea con la forza bruta, non potevano comprendere che le armi alle proprie spalle potessero appartenere a piccoli reparti infiltratisi in profondità'. I resoconti di Caporetto parlano sovente di grossi reparti annientati perché marciavano senza precauzioni a distanza dalla linea, ritenendosi al sicuro, o lesti ad alzare le mani per la presenza di elementi nemici alle spalle. Per noi, ma anche per francesi, britannici e russi, era inconcepibile che la presenza a tergo di truppe non fosse derivata da un grande sfondamento, eseguito chissà dove, che aveva irrimediabilmente reciso le linee di comunicazione e rifornimento.
I Tedeschi invece avevano oramai concepito l-attacco per infiltrazione, addestrando gli uomini, e soprattutto i quadri ai minimi livelli, ad operare in autonomia, con iniziativa, sfruttando la sorpresa, la rapidità', la stretta e snella cooperazione fra artiglieri e fanti. Sapevano che era sufficiente comparire alle spalle di un reparto per porlo in condizioni di crisi. Rommel nella sua puntata fino a M. Matajur, cattura migliaia di uomini, uccidendone assai pochi.
Cadorna, vero, avrebbe potuto parlare di sciopero militare per mascherare la prodigiosa idea concepita quando avrebbe deciso per il ripiegamento sul Piave, ma non era il caso di distruggere il morale delle truppe, il credito dell-esercito presso la società' civile, l-immagine dell-Italia, solo per arretrare.
Scrisse che si doveva passare sulla difensiva, ma anche questo era logico alla luce del crollo di Russia e Romania, che liberavano truppe austro/ungariche e germaniche dai quei fronti. Non dimentichiamo che si era alla fine del 1917, l-Italia non ce la faceva più a dissanguarsi, e la classe del 99 gli serviva per il 1918 e non voleva immolarla subito.
Fece arretrare gli ospedali, perché allora non fu più attento nel far arretrare anche le artiglierie della II Armata di Capello, che finirono nel sacco in gran copia.
Ritirandosi sul Piave, accorciava la lunghezza del fronte italiano, ma anche quello del nemico, che poteva far affluire forze dai fronti orientali ed aumentare la propria densità'. Non a caso gli Imperial regi tennero bene fino alla fine, quando inizo il collasso interno all-impero.
I meriti di Cadorna furono altri, primo fra tutti aver saputo comunque ripiegare, aver individuato per tempo la linea imperniata su Piave e Grappa, aver salvato una cospicua parte dell-esercito. Seppe modificare i propri schemi mentali ed operativi, dopo tre anni di trincee e staticità', conducendo una manovra in ritirata in campo aperto, ma ricordiamo che disponeva comunque di una superiorità' numerica complessiva.
Per il resto, con buona pace di tutti, Caporetto ritengo fu quello che fu, e nulla ha il potere di nobilitarlo. Ingessati, velleitari, obsoleti, ed al tempo stesso caratterizzati da individualismi perniciosi che permisero che addirittura un C.te di Armata e uno di Corpo d-Armata come Capello e Badoglio, contravvenissero agli ordini del C.te Supremo, adattandoli alle proprie visioni personali. Ci siam dimostrati popolo individualista, incapace della disciplina delle intelligenze, di scaricabarile, nel cercare di gettare la croce sul più debole. Solo Caviglia lo riconobbe pubblicamente per gli uomini della brigata Roma.
Incapaci di pensare, e di produrre un pensiero militare serio, non ci siam resi conto che tedeschi ed austriaci stavano modificando le loro tattiche, a seguito della consapevolezza che disponendo di un numero inferiore di soldati rispetto all-Intesa, dovevano economizzare le perdite. Non a caso se sul fronte occidentale per ogni tedesco sia morto un anglo-francese, mentre sul fronte italiano il rapporto giunse a valori di 1 a 4 a favore degli Imperial regi.
Dovremmo avere l-umiltà' di comprendere che se abbiamo inanellato 1866 Custoza, 1896 Adua, 1917 Caporetto, 1940 Sidi el Barrani, ci deve essere una ragione, che va oltre i materiali meno idonei, lo spirito combattivo delle truppe, le corazze dei carri e le scarpe di cartone.
E non vedo altra causa che il costume, espressamente nazionale, di tirare a campare, di mandare avanti non chi sia preparato, ma chi ha l-appoggio giusto.
Cialdini, bravissimo e feroce nel fermare in Aspromonte Garibaldi, peccato che quando comanda un-armata non riesca in nulla per sostenere l-altro campione, il La Marmora, che appena crede di capire che forse una parte delle sue truppe sta perdendo a Custoza, decide che ha perso la battaglia, se non altro perché il posto porta male.
Baratieri gran garibaldino, prima si arrocca in difesa, potrebbe assistere allo sfaldamento per fame delle orde di Menelik, invece, velleitariamente, avanza nella notte su terreno non conosciuto, e le busca sono0ramente.
Graziani che avanza nel deserto, per occupare un quadrato di sabbia inutile, pur di non essere rimosso, e si fa far a pezzi l-armata.
Forse avremmo dovuto creare i presupposti per poter disporre di grandi comandanti, visto che Garibaldi si era fatto da solo, e dopo Scipione lo stampo era andato evidentemente perduto.
Non parlo a caso di presupposti. Una scuola di grandi comandanti non nasce per caso. Nasce per caso Napoleone, e fa scuola, anche avvalendosi delle condizioni favorite dalla Rivoluzione Francese che rinnova il tessuto sociale e fa emergere nuove teste. Non nascono per caso Guderian, Rommel, von Manstein, Luderdorff, etc.. Non nascono tutti per caso Patton, Gavin, Maxwell-Taylor, Nimitz, McArthur. Non nascono per caso Nelson e il Duca di Wellington. Purtroppo da noi, mi spiace, non fiorisce tale tipo di comandanti.
Il sistema sociale guida la formazione e la selezione dei geni anche nel mondo militare, consente loro di esprimersi, di affinarsi, consegna loro le chiavi per crescere. Rommel non era uno Junker prussiano, ma meritava, e nel piccolo esercito post bellico della Germania di Weimar ebbe posto. In Italia lo avrebbe avuto qualora non avesse potuto avvalersi di famiglia con conoscenze ed aderenze? O semplicemente dei giusti protettori?
Un sistema che incoraggi a pensare, a dir la propria, piuttosto che a cercare di intuire cosa voglia il Capo che venga detto e pensato. Questo sistema fa crescere le persone valide, innovative, creative.
Da noi Douhet fu condannato per avere detto che le cose non andavano. Lo disse forse in modo troppo sfacciato, ma anche il suo propugnare l-arma aerea per un ruolo maggiormente risolutivo fu ignorato, e ascoltato dagli statunitensi. Da noi abbiamo partorito il mostro-Badoglio, modello di trasformismo, inettitudine, capace di vincere solo, disponendo di enorme vantaggio tecnologico, sugli etiopi.
I nostri capi, piuttosto che farsi silurare, vanno verso la sconfitta. Non [ male solo italico quello del politico che frega il vertice militare che non si piega ai suoi voleri. Churchill silurava i suoi generali, come fecero Guglielmo II di Germania e Hitler, ed i Presidenti francesi. Ma almeno i primi tre disponevano di riserve di generali dotati, o comunque avevano uomini politici di caratura. Da noi n[ l-uno, n[ l-latro. Cialdini/La Marmora e/ il frutto di una politica che non riesce o non vuole scegliere a chi dare realmente il comando supremo, Sidi Barrani la determina la pervicacia di Mussolini nel volere un/inutile avanzata a dispetto di tutto, e con Adua abbiamo in cabina di regia un Crispi ondivago, che manda il sostituto di Baratieri in incognito perché vuole l/attacco comunque. In sintesi, politici da operetta, e comandanti supremi coerenti, per un risultato scontato.